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UNESCO: intervengono i nostri lettori 02/11/2011

Gentile Redazione, Vi allego copia di una mia email inviata al direttore de La Stampa.
Cordiali saluti
Daniele Coppin

Egregio Direttore Calabresi, nell’articolo di Lucia Annunziata, pubblicato dalla Stampa in data odierna a proposito dell’ingresso della Palestina all’UNESCO, intitolato “Ma il vero scontro avverrà all’ONU”, ci si chiede, ironicamente: “cosa dovrebbero fare i palestinesi, a parte svanire quietamente tra le nuvole, come in «Miracolo a Milano»”.
La risposta è semplice: riconoscere lo Stato di Israele ed il suo carattere ebraico, così come implicitamente previsto dalla risoluzione 181 dell’ONU del 29 novembre 1947 che sanciva la spartizione di ciò che restava della Palestina - dopo la creazione, sul 78 % dell’originario Mandato britannico derivante dall’accordo Sykes-Piqot, del regno di Transagiordania - in uno Stato arabo ed in uno ebraico.
Al contrario, da alcuni anni, i Palestinesi ed il mondo arabo, con la complicità dell’UNESCO, sono impegnati in quello che l’archeologo Dan Bahat ha dichiarato essere un negazionismo peggiore di quello della Shoah, tutto teso a confutare l’originaria presenza ebraica nella regione (ben prima di quella araba e musulmana), nella consapevolezza dell’importanza che il legame del popolo ebraico con quella terra riveste per l’esistenza stessa di Israele.
Anni fa, Arafat proclamò che il Monte del Tempio non era mai stato la sede del tempio di Erode, distrutto dai Romani nel 70 d.C. e la cui esistenza è testimoniata dagli stessi vincitori di allora, con scritti e monete presenti nei vari musei mondiali.
A meno che non si voglia sostenere che Tito, Vespasiano ed Adriano fossero legati a qualche fantomatico complotto sionista ante litteram. L’ironia, che potrebbe sembrare inopportuna, in realtà viene indirettamente alimentata da alcune decisioni dell’UNESCO, quale quella di dichiarare, su proposta raba, che la tomba dei patriarchi (del popolo ebraico) Abramo Isacco e Giacobbe, la tomba di Rachele (moglie di Giacobbe o Israele che dir si voglia), dove le donne ebree pregano per la loro fertilità, e quella di Giuseppe, come siti “palestinesi”.
Sempre l’UNESCO escluse Israele da una conferenza su Gerusalemme, la città di David, città ebraica per eccellenza, citata innumerevoli volte nella Torah e nessuna nel Corano. Ma il ridicolo l’UNESCO l’ha toccato con il suo rapporto sulla scienza del 2010 che, alla pagina 117, riportava nell'elenco degli studiosi musulmani del medioevo, Mosè Maimonide (1136-1204), noto anche come Rambam, filosofo, rabbino e medico ebreo, conosciuto nel mondo arabo come Moussa Ibn Maïmoun al-Kourtoubi al-Yehudi (Moshe, figlio di Maïmon ebreo di Cordoba). Al filosofo si deve tra l’altro, il Commento alla Mishna e, in ogni caso è innegabile la sua ebraicità.
Eppure l’UNESCO lo indicava come uno studioso musulmano riportandone solo la prima parte del suo nome arabo, vale a dire Moussa Ibn Maïmoun. Praticamente, un vero e proprio “pacco” culturale ai danni dell’ebraismo e della cultura mondiale.
Ecco perché, al di là delle varie motivazioni politiche, l’ammissione della Palestina all’UNESCO prima di un accordo tra Israeliani e Palestinesi, rappresenta di fatto una nuova arma per delegittimare Israele nel profondo delle tradizioni ebraiche.
Duole constatare che alla Sig. Annunziata, cui non difettano intelligenza e sensibilità politica e culturale, siano sfuggiti questi fatti che provano l’atteggiamento da parte degli Arabi e dei Palestinesi in particolare di disconoscere lo Stato di Israele, anche attraverso il negazionismo della storia e della cultura del popolo ebraico.
Distinti saluti
Daniele Coppin

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 copia di lettera inviata alla Stampa

Gentile signora Annunziata,
nell'articolo pubblicato martedì con la sua firma lei scrive: "E¹ vero che uno Stato palestinese dovrebbe nascere da una negoziazione con Israele, come sostiene Washington. Ma se i negoziati da decenni non vanno da nessuna parte, cosa debbono fare i palestinesi, che, fra i due popoli, ricordiamolo, sono quelli che lo Stato non ce l¹hanno?".
Mi permetta di osservare che lei non ha ricordato che i palestinesi chiesero ed ottennero, per venire ai negoziati, la sospensione di tutte le costruzioni in Giudea e Samaria; ma poi, dopo oltre nove mesi di totale blocco delle costruzioni, chiesero un prolungamento dello stesso. Non sarebbe stato corretto, al contrario, venire subito al tavolo delle trattative una volta ottenuto quanto richiesto?
Questa, vorrà convenire con me, è la pura realtà dei fatti, e dovrebbe essere sempre ricordata ai lettori, non necessariamente memori di tutto. E' l'unico modo per fare una informazione che sia completa ed imparziale.
Distinti saluti
Emanuel Segre Amar

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Dato che l'Unesco si occupa di cultura vada da subito a controllare quello che viene scritto sui libri di testo delle scuole palestinesi di ogni ordine e grado a proposito degli Ebrei.

Roberto Razza

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 Cari amici, pur non essendo Ebreo, desidero esprimere tutta la mia solidarietà al popolo di Israele che è sul punto di essere coinvolto nello scenario tragico che si sta preparando. Mi rattrista che l'Italia, mia nazione, non abbia avuto il coraggio di opporsi al riconoscimento della Palestina all'interno dell'Unesco. Comunque, credo fermamente che Dio non abbandonerà Israele e che manterrà la sua promessa di liberarlo in modo definitivo. Non ho molta forza per aiutarvi, ma prego il Dio di Abramo, d'Isacco e di Giacobbe che vi sostenga. Prometto che pregherò, senza stancarmi, per il popolo che mi ha trasmesso la conoscenza delle sacre Scritture.
Luigi Dettori

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Incendieranno anche la tomba di Giuseppe ? 

Cioè mi facciano capire questi stra-pagati signori da noi finanziati ... ora luoghi da sempre santi per l'Ebraismo sarebbero patrimonio Arabo dell'umanità, situati in uno stato inesistente che poggia le sue basi sul terrore, col sacro nome trasformato dall'ebraico all'arabo? Che pagliacciata .. fa pure ridere, per non piangere! Si spera che quello che si fa chiamare popolo palestino (ma per favore) ora non si permetta più di incendiare la Tomba di Giuseppe a Nablus come ha già fatto tempo fa!

Uno stato lo può ottenere solo chi se lo merita. Il treno gli arabi di Palestina l'hanno perso nel 1948. Finchè baseranno i loro programmi sul terrorismo e sul negazionismo, il loro stato non lo meriteranno.

Cordialmente
Mauri Ferrari

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Stiamo ancora a meravigliarci di queste organizzazioni parassite nate solo per soddisfare le loro deleterie burocrazie. Educazione e scienza al servizio del terrorismo e dei paesi non democratici, ecco le cose alle quali sono preposte. Ma alcuni Stati del mondo occidentale hanno deciso di suicidarsi per viltà, viltà che ammantano con il desiderio di essere in pace con tutti. Contro i vili abbiamo una sola arma: il grande disprezzo. Un'altra cosa possiamo, anzi dobbiamo  fare: non dimenticare.
Monitor

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