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Informazione Corretta Rassegna Stampa
02.11.2011 Medio Oriente: quale futuro?
analisi di Federico Steinhaus

Testata: Informazione Corretta
Data: 02 novembre 2011
Pagina: 1
Autore: Federico Steinhaus
Titolo: «Medio Oriente: quale futuro?»

Medio Oriente: quale futuro?
di Federico Steinhaus


Federico Steinhaus

Siamo bombardati da un’infinità di notizie e di analisi, che in questi mesi ci hanno fornito un quadro contraddittorio e nell’insieme non incoraggiante della situazione che si prospetta nel Vicino e Medio Oriente.

In primo piano troviamo sempre la Libia, la Siria e l’Egitto.

In Libia, conclusa la guerra civile con il bestiale linciaggio di Gheddafi, ora i vincitori si ammazzano fra di loro e si vendicano sanguinosamente delle sofferenze loro inflitte nel passato; un Gerbi, con la sua coraggiosa iniziativa, ci dimostra che l’antisemitismo è tutt’altro che sparito con Gheddafi ed il caos che regna in Libia fa temere che anche in futuro la violenza chiami altra violenza.

Assad minaccia l’occidente perché è consapevole della propria debolezza dinanzi al dilagare delle dimostrazioni, mina i confini con Turchia e Giordania per impedire l’ingresso in Siria di armi e munizioni per gli oppositori del regime, ma fonti militari israeliane suggeriscono che questa iniziativa ha anche lo scopo di scoraggiare non impossibili interventi militari dei paesi arabi, preoccupati per la spaccatura che indebolisce uno dei pochi capisaldi rimasti a difenderli dal pericolo sciita; intanto, comunque, la Siria continua a tentare di dotarsi di armi nucleari come dimostrano le foto dei siti diffuse dal governo americano.

In Egitto assistiamo a nuove violenze e repressioni in vista delle elezioni, che come già avvenuto in Tunisia premieranno le correnti dell’Islam militante, che sono le  più organizzate e più capillarmente diffuse sul territorio. Israele ha tratto profitto dall’attuale disponibilità del governo provvisorio a mediare con i palestinesi, nella convinzione che in futuro ciò non sarà più possibile. E intanto nasce, in Egitto, perfino un partito nazista che proclama la superiorità della “razza egiziana” ma, bontà sua, dice di non voler sterminare gli ebrei (http://www.memritv.org/clip/en/3131.htm.)

Non basta. Secondo Debka, la Russia ha fornito all’Iran sistemi estremamente avanzati di disturbo dei segnali radar e della guida elettronica dei missili, che hanno un raggio d’azione di 150 km. E la rivista Inspire, edita in lingua inglese da Al Qaeda, esalta l’attentato dell’11 settembre nel suo decimo anniversario come una tappa significativa di una lunga guerra ancora in atto (http://www.memri.org/report/en/0/0/0/0/0/0/5681.htm).

Rimane da esaminare, last not least, il rapporto di Israele con l’Autorità Palestinese. La decisione dell’UNESCO di accogliere la Palestina al pari degli altri stati membri ha giustamente inorgoglito i dirigenti e la popolazione, aprendo anche la porta ai finanziamenti per la tutela di molti siti legati alla Bibbia ed alle tre  religioni monoteiste. Ma ha anche aperto la porta ad altri analoghi riconoscimenti in organismi legati all’ONU. Si verificherà dunque la singolare situazione di uno      stato-non-stato accettato dalle agenzie dell’ONU ma non dall’ONU, e l’equivoco non gioverà ad alcuno. I ruoli dell’OLP e dell’Autorità Palestinese, lo status dei profughi, le profonde divisioni politiche fra la Cisgiordania e Gaza saranno altrettanti focolai di inquietudine e forse di violenze all’interno della già disastrata identità palestinese. Per Israele sarebbe più utile avere di fronte un avversario consapevole, unito e forte, perché l’intrinseca debolezza delle componenti “moderate” dell’OLP potrebbe spingerle a decisioni avventate. Lo scambio di prigionieri per riavere Shalit ha rafforzato invece la parte estrema e violenta, che ora percepisce Israele come debole e vulnerabile.

In sostanza, al di là di una visione parcellizzata di ogni stato e di ogni avvenimento, è l’insieme così composito a fornire l’impressione di un terremoto che ha già sconvolto la regione ma non ha ancora cessato di produrre i suoi effetti. Scosse di assestamento, anche violente, ci sono e ci saranno per molto tempo a venire, estendendo il loro raggio d’azione – ma non è detto che alla fine ci saranno solo rovine: la speranza non ci deve abbandonare.


http://www.informazionecorretta.it/main.php?sez=90

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