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La Stampa Rassegna Stampa
01.11.2011 Unesco: da Israele la cronaca di Aldo Baquis
Non staremo qui con le mani in mano, dice Bibi Netnayahu

Testata: La Stampa
Data: 01 novembre 2011
Pagina: 11
Autore: Aldo Baquis
Titolo: «L'ira di Israele: 'Atto unilaterale, ora non vorranno più trattare'»

La reazione di Israele nell'articolo di Aldo Baquis sulla STAMPA di oggi 01/11/2011, a pag.11, con il titolo "Atto unilaterale, ora non vorranno più trattare":

«Non staremo con le mani in mano»: questa la solenne promessa espressa dal premier israeliano Benyamin Netanyahu alla Knesset nell’apprendere della ammissione della Palestina all’Unesco. Ai suoi occhi si tratta di una ulteriore iniziativa «unilaterale» dell’Anp, dopo la richiesta di piena adesione della Palestina all’Onu.

Per Netanyahu non c’è dubbio che Israele è di fronte a una «infrazione evidente» degli accordi di Oslo, che sancivano che i dissensi fra israeliani e palestinesi sarebbero stati risolti solo sulla base di trattative dirette. Invece, ha lamentato, da anni Israele va chiedendo invano ad Abu Mazen di riallacciare i negoziati. Ma il presidente dell’Anp, secondo il premier, si è sempre tirato indietro e non ha nemmeno raccolto l’ultimo appello in merito giunto dal Quartetto. «Anzi, ha preferito stringere un patto con Hamas».

Ancora più irritato, il ministro degli Esteri Avigdor Lieberman. Già nei giorni scorsi aveva definito Abu Mazen «il maggiore ostacolo alla pace». Ieri, appena appreso del voto all’Unesco, ha suggerito «la rottura di tutti i legami con l’Anp». «Quando riceviamo sputi in faccia - ha spiegato ai parlamentari del suo partito di destra radicale, Israel Beitenu - non possiamo far finta che sia una pioggerella benefica». Oltre tutto, ha avvertito, esiste il pericolo che di umiliazione in umiliazione «Israele venga visto come il “fesso” ( frayer , in yiddish) della regione».

In realtà anche da Ramallah giungono in questi giorni voci allarmanti, ai margini delle riunioni dei vertici di Al Fatah e dell’Olp. In assenza di negoziati e di un orizzonte politico, da più parti viene sollecitato lo «smantellamento» dell’Anp. In una intervista al quotidiano «Haaretz» lo stesso inviato dell’Onu nella Regione, Robert Serry, ha consigliato a Israele di prendere nella massima considerazione il rischio che i dirigenti dell’Anp gettino la spugna «e restituiscano le chiavi ad Israele». In quell’evenienza, secondo Serry, c’è da temere una esplosione di violenza in Cisgiordania. Israele, a suo parere, dovrebbe allora vedersela da solo, non potendo sperare in soccorsi internazionali.

Nel frattempo anche la situazione a Gaza desta notevole allarme. Secondo Lieberman, sarebbe il caso di «abbattere il regime di Hamas» dopo che negli ultimi giorni i miliziani palestinesi hanno sparato decine di razzi sulle città israeliane. Altri, come il ministro della finanze Yuval Steinitz (Likud) si accontenterebbero di una operazione terrestre che consentisse ad Israele di riassumere il controllo sull’Asse Philadelphi (fra Gaza ed Egitto) per far cessare il continuo contrabbando di armi dal Sinai.

Ma nella Regione c’è un nuovo attore: l’Egitto della giunta militare di Tantawi, che in questi giorni ha passato messaggi fra Hamas e Israele per calmare le acque. L’ambasciatore egiziano nei Territori ha detto ai dirigenti palestinesi che l’influenza del Cairo è divenuta tale che Israele non potrebbe più lanciare - anche se volesse - una offensiva terrestre contro Hamas, come l’operazione Piombo Fuso di tre anni fa. Perché l’Egitto, questa la sua sensazione, ha ormai un potere di veto.

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