Gli antisemiti nei compartimenti ferroviari
Cartoline da Eurabia, di Ugo Volli
Cari amici,
abbiamo tutti letto qualcosa del rapporto sull'antisemitismo preparato da un comitato presieduto da Fiamma Nirenstein e approvato all'unanimità dalle commissioni esteri e affari istituzionali della Camera dei deputati.
Se non l'avete letto lotrovate qui:
http://www.informazionecorretta.com/main.phpmediaId=115&sez=120&id=41899.
Vale la pena di tornarci sopra ancora, perché le cifre sono una cosa e le esperienze un'altra. Nel rapporto si diceva che il 40 % degli italiani nutrono più o meno sentimenti antisemiti, e un terzo di questi sono davvero razzisti convinti nei confronti degli ebrei, giovani inclusi.
E' difficile rendersene conto, perché noi selezioniamo le nostre amicizie (ed esse selezionano noi) sulla base di un minimo di tolleranza reciproca, se non proprio di omogeneità.
Avete mai notato, per esempio, come i dati elettorali falsifichino le nostre esperienze e aspettative su come la pensa la gente che conosciamo? Se quelli con cui parliamo fossero un campione rappresentativo, la nostra parte vincerebbe sempre le elezioni, qualunque sia questa parte.
In concreto, questo significa però che se per esempio vi trovate in uno di quei grandi frullatori sociali che sono i mezzi di trasporto pubblico, per ogni scompartimento ferroviario di sei persone ce ne sono due o tre che hanno dei pregiudizi e uno che odia proprio gli ebrei, ne abbia conosciuto o no qualcuno, il suo rapporto con lui sia andato bene o no.
Patologico? Senza dubbio. Ma strano no, niente affatto, è la regola. Così va il mondo.
Prendete per esempio l'Argentina, paese che è stato il rifugio di molti ebrei durante la Shoà, ma anche di molti nazisti, incluso Eichmann, subito dopo.
E' stata pubblicata di recente una ricerca dell'Università di Buones Aires, da cui si vede che lì'82% degli argentini pensa che gli ebrei si occupino solo di fare soldi, il 49% che parlino troppo della Shoà, il 68% che abbiano troppo potere negli affari, il 22 % che gli ebrei abbiano ammazzato Gesù. Un po' peggio che in Italia, direi. (http://www.jpost.com/JewishWorld/JewishFeatures/Article.aspx?id=241051).
E il Belgio? Il pacifico Belgio che ospita i quertieri generali della Nato e dell'Unione Europea, la cui capitale è per metà zona controllata dalla sharia, in cui la polizia non osa entrare?
Il 43% dei belgi pensa che "il nazismo proponeva delle idee interessanti, anche se alcune di esse sono criticabili". Solo il 44% ritiene che vada condannato in blocco. L'86% dei belgi, da una parte e dall'altra, ritiene che l'ideologia nazista è ancora presente e l'86 % dei francofoni e il 32 % dei fiamminghi ritiene che la situazione politica in Belgio non renda impossibile un ritorno del nazismo.
E Hitler? Per il 38% dei belgi era un intellettuale, per il 37% un visionario, per il 17% un incompreso. (http://www.crif.org/?page=articles_display/detail&aid=26566&artyd=10&stinfo=$$stinfo).
Sonoconvinto che risultati del genere emergerebbero in tantissimi altri paesi, se solo si facessero ricerche del genere. Sono questi risultati che spiegano l'odio contro Israele, per esempio, del ministro degli esteri della pacifica Finlandia (http://blogs.jpost.com/content/finnish-fm-%E2%80%9Capartheid-israel%E2%80%9D), per non parlare di Norvegia e Svezia. Insomma è l'antisemitismo a produrre l'antisionismo, non viceversa.
Ugo Volli