Riportiamo dal SOLE 24 ORE di oggi, 28/10/2011, a pag. 23, l'articolo di Karima Moual dal titolo "Così in Occidente nasce il nuovo Islam politico".
Karima Moual
Karima Moual scrive, riguardo alle elezioni in Tunisia e alle votazioni fatte dalle comunità islamiche all'estero : " (...) una piccola istantanea di quello che è diventato la comunità musulmana in Occidente: una comunità orgogliosa. Orgogliosa della sua cultura identitaria e soprattutto della sua islamicità. (...)È senz'altro un movimento di Destra demoislamica che avanza. Ha una coscienza islamica molto forte, ma anche un sentimento democratico".
Karima Moual scrive 'destra demoislamica', una definizione incomprensibile. Non è credibile associare il termine 'democrazia' a partiti islamisti come Ennahda in Tunisia.
Moual descrive un islam moderato e democratico, qualcosa di inesistente. Finora, nei Paesi dell'inverno islamista, si è registrata solo l'ascesa dei fondamentalisti islamici. Dei moderati, nemmeno l'ombra.
Ecco l'articolo:
È la comunità islamica, spiega il rapporto Caritas, la più numerosa (dopo i cristiani) tra gli immigrati in Italia. Una comunità che partecipa spesso anche alla vita dei Paesi d'origine. E proprio il prevalere nella nostra penisola, nelle ultime elezioni tunisine, del partito islamico permette di evidenziare un fenomeno importante su questa comunità e non solo. Ci dice una cosa: che il vero islam politico prenderà forma e si rafforzerà dall'Occidente.
Le comunità tunisine all'estero hanno dato un sostegno importante al partito filo islamico Ennahda. Dalla Francia, innanzitutto, dove risiede la più grande comunità tunisina all'estero (500mila persone secondo le stime): qui gli islamisti sono stati di gran lunga il primo partito aggiudicandosi 4 seggi su 10. Ma anche l'Italia non è stata da meno con 2 seggi.
Ciò la dice lunga sulla comunità islamica in Occidente e non meno su come sono andate le politiche d'integrazione verso questa comunità religiosa. La riscoperta delle origini – come insegna soprattutto l'esperienza francese – è un fenomeno complesso che ha avuto modo di elaborarsi scontrandosi con la società occidentale ospitante da almeno due decenni. Tuttavia una più forte tendenza in questo senso, evidenziata anche dall'affermarsi di un'attivismo associativo che è in qualche l'inizio di un cammino politico, ha una data ben precisa: l'11 settembre.
Da quel momento la comunità islamica in Occidente ha vissuto lo shock di essere identificata come il nemico in casa, con la conseguente rottura e disintegrazione del contesto sociale in cui viveva. Dallo shock si è poi passati per reazione e per difesa alla ricerca e all'approfondimento di quello che è l'Islam: una sorta di conforto identitario. La terza e ultima fase è stata quella dell'autorganizzazione politica. Che poi si è manifestata con chiarezza in queste elezioni tunisine.
Ma è proprio nella seconda fase, la più cruciale, che s'infiltra e trova linfa un l'Islam politico nuovo. Un Islam contemporaneo e cosmopolita che ha come modello la Turchia di Erdogan, passata dal vecchio e detestato impero ottomano al laicismo di Ataturk, per approdare a un Islam politico moderno, capace di dialogare e competere con l'Occidente. Tuttavia anche se il modello è un Islam "moderato", si nutre, dall'esterno, di ideologie tradizionaliste se non fondamentaliste (ex Fratelli musulmani, salafismo) e solo in una seconda fase viene rivisitato in una chiave più soft. Per cui non stupisce che attragga anche i più giovani. Non stupisce che questa religione non abbia subito il declino di relegarsi ai soli "vecchi".
Prendendo come spunto l'ultima ricerca sulle seconde generazioni di musulmani in Italia – realizzata dalla Makno di Mario Abis e dall'associazione Genemaghrebina – c'è un ulteriore conferma: si rileva quanto questi giovani siano lontani dalla politica italiana ma vicini all'associazionismo islamico. Osama el Seghir, eletto in Tunisia dall'Italia in quota Ennahda, era il presidente dell'Associazione Giovani Musulmani in Italia.
Il voto islamico dall'estero, dunque, non è altro che una piccola istantanea di quello che è diventato la comunità musulmana in Occidente: una comunità orgogliosa. Orgogliosa della sua cultura identitaria e soprattutto della sua islamicità. È un Islam nuovo, con cui dovremo confrontarci in Occidente e da Occidente verso i paesi arabi. È senz'altro un movimento di Destra demoislamica che avanza. Ha una coscienza islamica molto forte, ma anche un sentimento democratico che bisogna saper comprendere e magari aiutare a crescere. Il rischio, invece, sarebbe se nel caos si lasciasse spazio ai movimenti islamici più fondamentalisti.
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