Riportiamo dal GIORNALE di oggi, 28/10/2011, a pag. 12, il commento di Fiamma Nirenstein dal titolo "La storia di Ariel è solo da rivalutare ", l'articolo di Luciano Gulli dal titolo " Il figlio svela i segreti di Sharon. E la biografia diventa un caso".
Ecco i due articoli:
Fiamma Nirenstein - " La storia di Ariel è solo da rivalutare "
Fiamma Nirenstein
Il migliore augurio che si può fare alla nuova biografia di Ariel Sharon, ad opera di uno dei suoi figli, Gilad, è che essa ristabilisca almeno una parte della verità su Sharon. Perch´ questo significherebbe ristabilire la verità su Israele, la cui intera storia di difesa e di utopia Arik incarnava perfettamente, significherebbe togliergli quella cappa di delegittimazione che si è accanita in maniera parossistica sulla sua figura come sul suo Paese.
È impossibile dimenticare la famosa vignetta che nel 2003 vinse la gara di Londra mostrando, à la Goya, uno Sharon che nudo divora, inzaccherandosi di sangue, teste di bambini palestinesi. Non fu mai perdonato a Sharon il semplice principio che la difesa di Israele fosse un indiscutibile dovere. Non gli fu mai perdonato anche di non essere di sinistra quanto è richiesto dal gusto corrente. Il libro di Gilad può aprire qualche nuova conoscenza: per esempio non sembra peregrina l'idea che Sharon abbia favorito una fronda di Abu Mazen contro Arafat, o almeno abbia sentito con favore dell'incontro di Abu Mazen con Shimon Peres. N´ sembra fuori luogo l'idea che abbia cercato di evitare la commissione su Sabra e Chatila, presago del fatto che la strage sarebbe diventata il parametro di un giudizio sballato contro di lui. Sharon non aveva istinti aggressivi contro i palestinesi, e si impegnò per «due stati per due popoli» con la road map del 2003. Era un grande amico di Rabin, come Rabin era un eroe civile ma anche militare, come lui non avrebbe mai accettato di dividere Gerusalemme, ma disse alla cronista in un'intervista nel novembre 2003: «Io solo posso fare la pace, e la farò». La sua ispirazione nasce da bambino in un villaggio comunitario Kfar Malal, dove giunsero da Brest Litovsk i suoi genitori negli anni '20, nella fame e nel lavoro disperato, ma nella più felice fedeltà all'ideale. Dalla guerra del '48 in avanti, quando ha fondato l'unità 101, il primo corpo speciale, lungo tutte le guerre che combatteva in prima linea, quando ha guidato nel Sinai il battaglione che nel '73 ha salvato Israele creando, ferito alla testa, un passaggio sulla riva occidentale del Canale di Suez, Sharon è stato un comandante umanista e amato dai suoi uomini. Ha reinventato la lotta contro il terrorismo quando Israele boccheggiava negli anni dell'Intifada. Ha fatto lo sgombero di Gaza e fondato Kadima. La cronista ha testimoniato in quegli anni lo strazio di un uomo attaccato dalla parte del Paese che gli era più cara, i disperati coloni di Gaza strappati dalle loro case, ma che non ha esitato a agire per quello che credeva il bene di Israele. Nel libro si parla della sua personale antipatia verso Netanyahu. È del tutto realistico che Arik abbia detto parole dure a Bibi che si opponeva al suo disegno per Gaza. Ma forse lo scontro non ha più senso oggi. Dicono di Arik anche che se sapesse che da Gaza da lui sgomberata sono piovuti solo missili e terrore, agirebbe subito per fermare lo scempio.
www.fiammanirenstein.com
Luciano Gulli - " Il figlio svela i segreti di Sharon. E la biografia diventa un caso"
Gilad Sharon e la copertina della biografia del padre
Chi parlava più di Ariel Sharon, l'ex generale, l'ex primo ministro israeliano abbattuto da un ictus il 4 gennaio di 5 anni fa? Ma è ancora vivo? ci si domandava ogni tanto per poi controllare i vuoti di memoria negli immensi armadi di Wikipedia. Be', il vecchio combattente, 83 anni, la bestia nera di Yasser Arafat e di tutte le fazioni armate palestinesi nate con L'Olp o dopo l'Olp, è ancora vivo. Anche se ridotto a una vita vegetativa.
A riportare il suo nome e la sua figura di leader alla ribalta ha pensato uno dei suoi figli, Gilad, che sul padre ha scritto (o meglio: ha completato) un libro-biografia («Sharon, la vita di un leader») che fa discutere ancor prima di sbarcare in libreria. Un libro boomerang, in qualche modo, giacch´ potrebbe finire per rendere un cattivo servizio al padre, attirandogli nuovamente le ire dei coloni. Racconta Gilad Sharon di aver confrontato i fatti e le indiscrezioni in cui si è imbattuto attingendo direttamente alla fonte. Ovvero intervistando i maggiori leader politici coi quali il padre ebbe a che fare, a partire dall'ex presidente degli Stati Uniti George Bush fino a Tony Blair, ex primo ministro britannico. Fra questi c'è anche lo stenogramma di un incontro segreto, collocabile intorno all'anno Duemila, fra Shimon Peres, allora ministro degli Esteri israeliano e Abu Mazen, che sarebbe diventato presidente dell'Autorità Nazionale Palestinese pochissimi giorni dopo l'ictus del suo acerrimo nemico Sharon. «Se si sapesse di questo incontro, sarei un uomo morto» confidò allora Abu Mazen a Peres. Quanto alla stima che Abu Mazen aveva del vecchio leader dell'Olp, Yasser Arafat, essa è testimoniata da una frase, attribuita all'attuale presidente dell'Anp secondo il quale «Arafat non è una persona realistica».
Stando alla ricostruzione di Gilad, Peres informò Sharon di aver discusso con Abu Mazen della estromissione politica di Arafat. Ma è sulla decisione di Sharon di sgomberare gli insediamenti ebraici dalla striscia di Gaza, nell'estate del 2005,che più sono destinate a rinfocolarsi le polemiche in Israele. Gilad Sharon afferma di essere stato lui stesso, già nell'ottobre 2003, a convincere il padre che non poteva esserci un futuro di pace e di stabilità per gli ottomila coloni circondati nella Striscia di Gaza da un milione e mezzo di palestinesi ostili. Di qui l'accusa, rivolta da un giornale della destra estrema a Sharon di essere stato «un populista flaccido» e non «uno statista alla Ben Gurion, come invece amava presentarsi».
Quanto all'attuale primo ministro Netanyahu, ce n'è anche per lui: «Eri e sei rimasto un bugiardo», disse Sharon, furibondo per non essere stato nominato ministro delle Finanze - era il 1997 - in quello che Gilad definisce l'incontro privato più breve della storia di un premier israeliano. Un capitolo del libro fa anche riferimento alle stragi compiute dai falangisti libanesi (1982) nei campi profughi palestinesi di Sabra e Shatila in una Beirut allora presidiata in forze dall'esercito israeliano al comando di Sharon. Secondo Gilad, suo padre si oppose alla costituzione della Commissione ufficiale di inchiesta sulle stragi (che lo avrebbe messo sotto inchiesta) accusando l'allora premier Menachem Begin di «aver consegnato un ebreo» ai suoi nemici.
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