Israele e il nuovo Medio Oriente sempre più teocratico
di Mordechai Kedar
(da Makor Rishon, traduzione dall’ebraico di Liron Harush, a cura di Angelo Pezzana)
Ha iniziato il popolo tunisino con la cacciata del presidente Zin Alabadin ben Ali, e la fine del suo governo corrotto, dopo avere per trent’anni sfruttato e derubato l’intero paese. Tutti in Tunisia reclamano una vera democrazia, vere elezioni e un governo onesto. Nessuno si era però preoccupato dal movimento islamico Ennahda, il cui leader Rashid Gannouchi prima di tornare in Tunisia era vissuto in esilio a Londra per vent’anni, mentre la Tunisia era governata da un regime tutto sommato laico.
Il risultato delle elezioni di domenica ha visto il partito islamico in testa a tutti gli altri. Non ha avuto la maggioranza, per cui dovrà formare un governo di coalizione, nel quale avrà però una posizione preponderante, che spingerà la Tunisia verso un futuro sempre più islamico.
Per quanto riguarda Egitto, non è ancora chiaro quando si terranno le elezioni. Per anni sono stati repressi movimenti e partiti sia islamici che cristiani, mentre oggi è la politica islamica a prevalere, con iniziative che ricordano le guerre contro atei, ebrei, cristiani, contro chi si convertiva ad altre religioni, come avveniva sin dai tempi di Maometto.
La Turchia, da una decina di anni, è ritornata ad essere islamica. Il parlamento, il governo, la presidenza, e la corte suprema sono governati secondo la legge islamica. La società turca lo diventa sempre di più, con il ritorno del velo per le donne, la barba per gli uomini, mentre le moschee diventano sempre più numerose.
In Libia, il capo del Consiglio rivoluzionario, Mustafa Jalil, ha annunciato che il paese dopo Gheddafi diventerà uno stato islamico, e che la Sharia sarà legge, la poligamia,dopo essere stata proibita dal Colonnello, ritornerà legale, e anche le banche seguiranno le regole economiche islamiche.
In Iran, il governo è da trent’anni nelle mani degli ayatollah, mentre l’Arabia Saudita, dalla sua fondazione, segue la sharia islamica estremista dei Wahabiti.
In Siria, se cadrà il regime alawita, è probabile il ritorno del partito dei fratelli musulmani, e non è escluso che si diveda in due stati, uno dei quali sotto il loro controllo.
Il movimento islamico palestinese Hamas, che ha vinto con due terzi dei voti il controllo dell’ assemblea legislativa nelle elezioni del Gennaio 2006, ha preso il potere a Gaza con una guerra dopo un anno e mezzo, instaurando un regime islamico.
In Marocco sono presenti alcuni partiti islamici, c’è persino un partito legato ad al Qaeda .
In Somalia continua la guerra tra il gruppo islamico “Shabak” (“i giovani”) contro le altre tribù.
In Nigeria la sharia è diventata legge nella parte nord del paese, dove la maggior parte della popolazione è islamica.
Ma l’islamismo è presente anche in Israele: i due partiti del movimento islamico rappresentano la maggior parte dei cittadini arabi-israeliani, esiste persino un centro di al Qaeda a Nazaret, nella mosca Shihab a-din, sotto il controllo del sceicco Nazem Abu-Salim.
Da questa esposizione è evidente che l’islam sta per conquistare il potere che aveva nei tempi antichi, anche in seguito al fatto che tutti gli altri regimi nella regione hanno fallito, come il nazionalismo arabo.
Il futuro non è chiaro, perché le tribù che non si identificano con i gruppi islamici, si oppongono al loro potere politico.
Un esempio è il caso di Amar El Azam, un palestinese che odia fortemente Israele, ma odia ancora di più l’islam. In questi giorni diffonde un testo molto coraggioso:
“Dobbiamo creare l' arabo nuovo! Dopo 1400 anni di storia islamica,pieni di guerre, vorremmo vedere nel XXI secolo un uomo arabo migliore, ma non c’è nessuna novità: parolacce, umiliazione, corruzione, razzismo tribale, fanatismo, stupidità, chiacchiere più grandi dei ragionamenti, odio di sè, un cuore duro, avaro, timoroso, debole, dipendente, soppresso, imbarazzato, passivo, geloso, invidioso, maledetto, bugiardo, ipocrita, sospettoso, vendicativo, esperto di baci ma poi bacia qualunque cosa! Sei tu. Questa persona araba dopo 1400 anni di Islam?!”
Fin qui le parole di Amar El Azam, che non abbiamo cambiato, solo tradotto. Israele è moderno, democratico, aperto e prospero, é lo specchio di una società che sta diventando come quella che vorrebe Amar El Azam.
Oggi , nel mondo musulmano,esiste un’anarchia in cui qualunque fanatico lotta con un altro fanatico per la dimensione di un ricciolo che si lascia intravedere da sotto l’hijab, oppure quanto è lungo l’abito di una donna che esce per strada senza suo marito o almeno un altro parente di sesso maschile. Un uomo chiama il suo oppositore “eretico” solo per ucciderlo, e chi provasse a promuovere una poltica che non coincidesse con quella di coloro che sono più estremisti di lui, diventerebbe subito un bersaglio del Jihad.
I popoli dell’islam non sono riusciti nel passato, e nemmeno oggi, malgrado la loro comune religione, ad essere una società condivisa.
Al contrario, paradossalmente, più l’islamismo si rafforza, più crescono le guerre al suo interno , le lotte tra partiti e tra tribù diverse aumentano.
In Turchia, la guerra contro i curdi si è fatta più intensa nell’ultimo decennio, con l’affermazione dell’islam.
Anche in Iran vi è conflitto con la minoranza curda.
Israele però può tratte profitto dalle guerre interne nei regimi islamici.
E’ come un fiore nel deserto, cresce e si sviluppa pur essendo circondata da vicini caratterizzati da lotte e guerre infinite, tra sette, religioni, tribù e gruppi etnici, che combattono gli uni contro gli altri da migliaia di anni, spesso senza una vera ragione.
Israele, non deve pretendere di essere accettata, quando ci prova, di solito non la cosa non funziona, deve dimostrare invece di essere un modello occidentale di stabilità e tranquillità, buona amministrazione e sviluppo, costruiti su una divisione più giusta delle risorse, educazione e opportunità adeguata nei settori di minoranza: arabi, etiopi, ortodossi, disabili e i cittadini che vivo nelle città in via di sviluppo.
Mordechai Kedar fa parte del Centro Studi sul Medio Oriente e sull’Islam della Università Bar Ilan, Israele. Collabora a Informazione Corretta