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Il Foglio Rassegna Stampa
27.10.2011 Siria, Bashar al Assad continua la repressione
l'opposizione in sciopero contro la Lega araba che non interviene

Testata: Il Foglio
Data: 27 ottobre 2011
Pagina: 3
Autore: Redazione del Foglio
Titolo: «L’opposizione siriana sciopera contro la Lega araba complice»

Riportiamo dal FOGLIO di oggi, 27/10/2011, a pag. 3, l'articolo dal titolo " L’opposizione siriana sciopera contro la Lega araba complice ".


Bashar al Assad

Roma. Ha avuto successo il primo sciopero generale proclamato dall’opposizione siriana al regime di Bashar el Assad. A Deraa, la città che ha dato inizio alla rivolta nel marzo scorso, mai domata nonostante le centinaia di morti, l’agitazione era già in atto da giorni, ma tutto si è fermato anche nelle province di Hama, Idleb e di Homs e nei quartieri di Qabune e Barzé di Damasco: i filmati su Internet mostrano strade deserte e negozi chiusi. Ci sono stati cortei in molte città, e le forze di sicurezza hanno reagito come d’abitudine: sparando (19 morti).
La novità non riguarda soltanto il successo della forma di lotta popolare, poco usuale nelle rivolte arabe, ma il fatto che fosse indirizzata non soltanto contro il regime, ma anche contro la inerziale complicità dei paesi arabi. Lo sciopero è stato indetto dal Consiglio nazionale siriano (Cns), che riunisce tutte le forze d’opposizione, per protestare contro l’arrivo nella capitale siriana degli inviati della Lega araba incaricati di tentare una mediazione col regime, tanto che a Erbil i manifestanti hanno marciato dietro uno striscione eloquente: “La Russia dà ad Assad protezione, l’Iran gli dà le armi, la Lega gli dà tempo”. Il Cns ha rifiutato nettamente la trattativa proposta da una Lega araba che, a causa dell’opposizione di Algeria, Sudan, Libano e Yemen, aveva rifiutato dieci giorni fa la proposta avanzata dall’Arabia Saudita di riconoscere lo stesso Cns come “governo legittimo” della Siria.
Accolta da una grande manifestazione di lealisti nella piazza degli Omayyadi, la delegazione della Lega araba guidata dal segretario generale Nabil el Arabi avanza al regime baathista tre richieste: “Immediato cessate il fuoco, rilascio dei detenuti e l’inizio di un dialogo politico con le opposizioni”. Queste richieste non avranno seguito, come non lo hanno avuto nei mesi scorsi quando le presentò il ministro degli Esteri turco, Ahmet Davutoglu, il quale ieri ha dichiarato: “Quanto avviene in Siria è disumano”. L’ipotesi di formare una commissione di mediazione, unico risultato dell’incontro di ieri, conferma l’inutilità della missione.
Dopo mesi impegnati in una strategia soltanto militare, che ha fatto più di tremila morti (una ventina al giorno nell’ultima settimana), Assad si troverebbe oggi in gravi difficoltà ad assecondare queste richieste, che apparirebbero come una resa di fronte ai continui attacchi armati da parte di gruppi di soldati disertori. L’impossibilità di controllare le notizie non permette di avere un quadro chiaro, ma se si sommano i 19 soldati di Assad uccisi ieri in un’imboscata, ai sei uccisi in uno scontro a fuoco martedì, alle decine di conflitti armati di cui l’opposizione ha dato notizia, alle cifre ufficiali del ministero della Difesa che parla di “centinaia di militari uccisi dai ribelli”, si ha la netta sensazione che i reparti di disertori siriani comandati da Riad Assad (non parente) stiano creando più di un problema al regime. Assad però continua a stare in piedi, con l’appoggio non soltanto di alawiti e cristiani, ma anche dei sunniti benestanti, pure se è stato costretto a estendere anche ai massimi vertici una politica di controllo feroce.
Secondo il quotidiano arabo Akhbar al Arab, il suo vicepresidente Farouk al Sharaa, più moderato, si è scontrato più volte e duramente con il ministro degli Esteri Walid al Muallim, al punto che quest’ultimo ha ritirato il passaporto diplomatico allo stesso figlio di Sharaa, al vicepremier Abdullah al Dardari e alla sua famiglia, all’ex premier Mustafa Miro, all’ex presidente del Parlamento Abdel Qader Qaddura e a una serie di personaggi di spicco del regime.

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