Riprendiamo da FORMICHE.net, la video-intervista di Roberto Arditti a Fiamma Nirenstein dal titolo: "A che punto siamo in Medio Oriente. Intervista a Fiamma Nirenstein".
(Video a cura di Giorgio Pavoncello)
Intervista a tutto campo a Fiamma Nirenstein di Roberto Arditti, a partire dal suo ultimo libro: "La guerra antisemita contro l'Occidente". Le radici dell'antisemitismo e perché l'aggressione contro il popolo ebraico in Israele è un attacco a tutto campo contro la civiltà occidentale. E una sconfitta di Israele segnerebbe anche la nostra fine.
Egitto, islam ' moderato' quello dei Fratelli Musulmani ? Commento di Cecilia Zecchinelli
Testata: Corriere della Sera Data: 27 ottobre 2011 Pagina: 44 Autore: Cecilia Zecchinelli Titolo: «Islam moderato e democrazia, in Egitto la scommessa più difficile»
Riportiamo dal CORRIERE della SERA di oggi, 27/10/2011, a pag. 44, l'articolo di Cecilia Zecchinelli dal titolo " Islam moderato e democrazia, in Egitto la scommessa più difficile ".
Fratelli Musulmani
La travolgente vittoria di Ennahda in Tunisia ha creato un allarme diffuso: il più laico ed «europeo» dei Paesi arabi ha riscoperto le sue radici musulmane, deludendo (in Occidente e non solo) chi lo pensava già «come noi». I leader del partito assicurano: democrazia e religione convivranno, gran parte degli analisti internazionali dà loro credito. La Turchia è l'esempio e anche nel Nord del mondo, per altro, Stato e Chiesa non sono davvero divisi. Ma la vera scommessa si gioca in Egitto: tra un mese parte la maratona per eleggere il parlamento, poi il nuovo raìs. E mentre la grande potenza arranca tra semiparalisi economica, tensioni confessionali e dubbi sui generali al potere «pro tempore», la galassia islamica si sta rafforzando. Vari sondaggi indicano le forze ispirate ad Allah al 40-45%, almeno per il parlamento che stilerà la Costituzione. Anche qui molti capi dichiarano: «Guardiamo ad Ankara, non a Teheran», come il candidato islamico alle presidenziali Abu Al Futuh, ex leader della Fratellanza, ci ha detto giorni fa. Ma l'Egitto non è la Tunisia né la Turchia: un passato prossimo di salafismo violento (Sadat ne fu vittima), un presente dove la questione copta è riesplosa, una crisi economica non solo nel turismo come a Tunisi. E 82 milioni di persone che rivendicano diritti finora negati o almeno una vita decente, rompendo la storica «sabr», la pazienza della gente del Nilo. In sintesi, una situazione esplosiva: miseria e frustrazioni aumentano l'attrazione per scelte estreme. Come il ritorno al passato, o il mantenere al potere l'esercito, o soprattutto una forte unione Stato-Islam. Quanto forte? Tra i tanti partiti islamici ci sono equivalenti di Ennahda o dell'Akp turco, almeno a parole. Ma anche il Nur (luce) di Sayyed Al Affany nonostante il nome invoca il divieto di ogni «legge umana», l'imposizione della sola sharia. Nur e gli altri gruppi salafiti non vinceranno, ma in assenza di un grande partito islamico moderato e nella divisione di quelli laici peseranno. Il voto che inizia il 28 novembre è davvero la prova del nove: per l'Egitto e non solo.
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