Devo segnalarvi, in negativo, l'articolo apparso a pagina 13 del Fatto Quotidiano di oggi 26 ottobre così intitolato "In Palestina la famiglia dei detenuti incrociati" con sovratitolo esplicativo del tono del senso della pubblicazione "I paradossi post-shalit". Famiglia di Samir Tariq Essawi, in Gerusalemme Est, uno dei 1027 detenuti per crimini, non prigionieri di guerra, liberati per poter ottenere il ritorno di Shalit.
Un racconto strappalacrime, dove lui ammette di non essere mai stato picchiato durante otto anni di detenzione , mentre la sorella "reclusa" ai domiciliari amministrativi (tipo una nostra misura di sicurezza), mostra alla giornalista i segni di un presunto maltrattamento, asserendo che il livido che le mostra è la conseguenza di quello e che le impediscono perfino di andare dal medico.
Attenzione! Poi, la giornalista, stranamente, provocatoriamente e in modo del tutto irrispettoso della privacy, chiede a Shireen se le hanno impedito di farlo venire a casa, il medico. A quel punto Shireen risponde che no,non glielo hanno impedito questo, ma forse non vuole essere curata (da un livido?) perchè così si ricorderà di ciò che le hanno fatto (anche se non dice esplicitamente chi). Si capisce che in tende covare rabbia a lungo per la terribile ingiustizia fattale di cui potrebbe scordarsi (miracolosamente direi) se un qualsiasi parente femmina zelante le spalmasse una cremina sul lividone. Potere dei farmaci sionisti.
Insomma un pezzo, un articolo col quale farsi bocciare dall'ultimo dei pubblicisti di provincia, ma sufficiente a spargere un po di veleno su quegli aguzzini dei suoi carcerieri che sono, guarda caso israeliani e tengono detenuti dei poveri innocenti come i minorenni.
Continuerò a comprare il Fatto quotidiano solo perchè voglio poter segnalare questi tipi di articolo. Per me è una scuola migliore di un master in gironalismo. Se ritenete il presente sfogo troppo polemico non ve ne vorrò se non lo pubblicherete.
Grazie comunque.
FIVIZZANI.
Condividiamo le sue critiche al FATTO Quotidiano, si atteggia a giornale indipendente e controcorrente, quando è spesso solo un foglio scandalistico, per non dire del bassissimo livello di molti suoi articoli. In special modo quelli riguardanti Israele e il Medio Oriente.
Che pena vedere poi la firma di Furio Colombo, che si atteggia ancora amico di Israele, mentre collabora a un giornale che su Israele diffonde tale disinforrmazione.
Lo stesso vale per il vice direttore Travaglio, un tempo anche lui amico di Israele, quando collaborava con Montanelli. Ma le carriere, si sa, non si fanno se si si è amici di Israele.
Continui ad inviarci i suoi commenti, siamo noi a ringraziarla.
Un saluto cordiale,
IC redazione