Riportiamo da SHALOM di ottobre, a pag. 14, l'articolo di Angelo Pezzana dal titolo "Evviva il doppio standard".
Angelo Pezzana, Bibi Netanyahu
Fra i pericoli che Israele si trova a dover affrontare ce n’è uno apparentemente di non facile identificazione, la guerra sotterranea delle parole. Può essere rubricato sotto la definizione generica di ‘doppio standard’, nel senso che a Israele vengono richiesti atti e comportamenti che in genere nessuno si sognerebbe mai di rivolgere ad altri stati. Ne ricordiamo uno, che è stato protagonista negli ultimi mesi, abbondantemente usato da governi, commentatori, pacifisti vari, persino da esperti che sostengono di essere ‘vicini’ a Israele. Scusarsi, se proprio Israele non può ancora essere portata davanti a un tribunale internazionale, almeno si scusi, se si difende invece di lasciarsi sopraffare.
Israele è l’unico paese al mondo al quale l’opinione pubblica internazionale, attraverso i media più diffusi, chiede di scusarsi per qualcosa che non ha commesso, ma subìto, nel senso che dovrebbe essere Israele a doverle ricevere. La Turchia lo scorso anno ha svolto una azione decisiva nell’organizzazione della spedizione della nave Mavi Marmara, diretta a forzare il blocco davanti a Gaza, una azione illegale per il diritto internazionale, in quanto il blocco navale è stato ritenuto totalmente legale. La nave non aveva l’obiettivo, come falsamente sostenuto, di portare cibo agli abitanti della striscia, ma aveva lo scopo dichiarato di voler forzare il blocco. Che poteva fare il governo israeliano ? Fingere che la nave fosse carica di pacifisti, di volenterosi portatori di aiuti umanitari ? Che fosse piena di pacifisti, quando tutti sapevano che erano violenti e armati, con l’obiettivo di riaprire l’ingresso di armi per via mare nella Striscia ? Era ovvio che Israele non l’avrebbe permesso, la Turchia lo sapeva benissimo, anzi, era proprio questa certezza, il fatto che ne sarebbe derivato un scontro, che aveva convinto Erdogan dare il là alla spedizione. I pacifici passeggeri erano armati fino ai denti, e i soldati israeliani, reagendo, non hanno fatto altro che praticare l’uso della legittima difesa. Ma gli adoratori del doppio standard, ignorando il vero significato della spedizione, hanno puntato il dito contro Israele, accusandola di reazione sproporzionata, una affermazione già fatta propria da D’Alema durante dal guerra di Gaza, e da allora diventata di uso comune. Se ci si difende, si reagisce in maniera sproporzionata, se si attaccano i soldati israeliani, con l’intento di ucciderli, se ne può discutere, è questa la narrativa che circonda l’informazione mediorientale. Il capolavoro però viene più tardi, quando la Turchia, seguendo il progetto di una rinascita del fu impero ottomano, si rende conto che l’alleanza con gli ebrei è un ostacolo per arrivare ad essere leader di un mondo musulmano che cambia, che sta sostituendo i propri leader, e che forse si è liberata la casella per un nuovo Nasser. Perché non Erdogan ? L’idea non dispiace ai nostri commentatori, si fa subito strada la possibilità di una richiesta di scuse da parte di Israele per le nove vittime della Mavi Marmara, uccise nel conflitto ‘mors tua vita mea’, voluto però da chi l’aveva previsto, e cercato, fin dall’inizio. Invece di imputare al governo turco la messa in scena, omicida nelle intenzioni e nel risultato, è a Israele che si imputa l’arrroganza, così viene definita, nel non voler pronunciare quella parola, che avrebbe potuto, per incanto, risolvere la crisi fra i due stati. Nessuna analisi delle reali intenzioni di Erdogan, mai un accenno della sua volontà di volersi impadronire dal gas sottomarino di proprietà israelo-cipriota, silenzio sull’occupazione di una parte di Cipro, condannata da tutti gli stati del mondo, ma che non viene quasi mai citata dai media, forse per non disturbare i buoni affari con la Turchia. Che può aggredire (Israele), occupare (Cipro), derubare (Israele/Cipro), bombardare (Curdi), perseguitare (minoranze religiose e etniche), nel silenzio complice della disinformazione internazionale, molto più attenta e affascinata dallo sviluppo dell’economia, cosi allettante per economie occidentali in crisi.
La richiesta si è ripetuta nei confronti dell’Egitto. Dopo l’attacco sulla strada che porta a Eilat, lungo il confine con il Sinai, dove sono stati uccisi civili e militari israeliani, anche qui l’attenzione del mondo si è bloccata sulla reazione di Israele, che insieme ai terroristi ha ucciso anche cinque militari egiziani, che però erano dalla stessa parte di coloro che avevano sparato contro gli israeliani. Che facevano quei soldati egiziani ? non dovevano essere a guardia del confine ? Perché non hanno cercato di fermare i terroristi provenienti da Gaza ? I militari israeliani hanno risposto all’attacco sparando contro gli aggressori, la domanda corretta doveva essere quella di voler sapere che ci facevano i soldati egiziani in mezzo ai terroristi. Ma nessuno l’ha posta, ciò che premeva erano le scuse di Israele. Scuse che nessuno ha preteso poi dall’Egitto quando la folla ha assaltato l’ambasciata israeliana al Cairo, bruciato la bandiera, devastato i locali. Se diplomatici non fossero riusciti a sottrarsi in tempo, sarebbe stati sicuramente linciati. Israele ha ricevuto delle scuse per quanto è accaduto ? Certo che no, e perché mai dovrebbe pretenderle, Israele è forte, invincibile, ce lo ripetono fino alla nausea, ad un punto che persino fra gli amici di Israele, sinceri, ne siamo più che certi, si è fatta strada la convinzione che Israele dovrebbe cedere alle richieste di coloro che vorrebbero mettergli accanto uno Stato senza alcuna attenzione verso la sua sicurezza, che a 6 Km di distanza dall’aeroporto Ben Gurion ci sia uno Stato palestinese pronto a distruggerlo con un missile, passa in secondo piano, Hamas, che da anni si esercita da Gaza, in attesa di poterli lanciare dalla Cisgiordania, diventa un fatto irrilevante. D’altronde qualcuno ha mai chiesto le scuse di Hamas per tutte le migliaia di missili che ha lanciato su Israele da Gaza ? No, il doppio standard lo vieta, le scuse si possono pretendere solo da Israele.