Segnali poco confortanti dal nuovo Egitto post-Mubarak Cronaca di Daniele Raineri
Testata: Il Foglio Data: 26 ottobre 2011 Pagina: 1 Autore: Daniele Raineri Titolo: «Pessimi segnali dal Cairo»
Riportiamo dal FOGLIO di oggi, 26/10/2011, in prima pagina, l'articolo di Daniele Raineri dal titolo " Pessimi segnali dal Cairo ".
Daniele Raineri
Il Cairo, dal nostro inviato. L’Egitto governato dal Consiglio militare cammina a piccoli passi verso la dittatura. I soldati sono ancora amati da una parte forse maggioritaria della popolazione, perché sono considerati la sola barriera possibile contro l’anarchia – “Il Cairo è un mostro incontrollabile da 18 milioni di abitanti, che succede se scoppia la violenza? La Libia sarebbe uno scherzo a confronto”, è l’argomento condivisibile dei sostenitori. Ma le cattive notizie si stanno accumulando a comporre un dossier d’accusa che preoccupa dentro e fuori il paese. Ieri il presidente americano, Barack Obama, ha telefonato al capo del Supremo consiglio delle Forze armate, Mohamed Hussein Tantawi, per chiedere che la Legge d’Emergenza sia revocata e che cessino i processi militari contro i civili. Ci sono abusi gravi. Domenica Samira Ibrahim Hossein ha deciso di fare causa all’esercito per avere subito il cosiddetto “test della verginità” a cui è stata costretta dai militari dopo essere stata arrestata il 9 marzo scorso in piazza Tahrir durante una manifestazione assieme ad altre sedici ragazze. “Lo hanno definito un test per controllare se siamo vergini, ma in realtà quel giorno un ufficiale ha tenuto dentro di me la mano per cinque minuti, e non era nemmeno un medico. E’ stato così che ho perso la mia verginità e lo stesso è successo alle altre”, racconta Samira, che dopo il “test” è stata tenuta in cella per quattro giorni. In quei giorni la giunta militare aveva deciso di spazzare via da piazza Tahrir i residui delle grandi proteste che avevano costretto alle dimissioni il presidente Hosni Mubarak un mese prima e che insistevano a presidiare il luogo simbolo della rivoluzione. “Mi sono sentita stuprata”, dice Samira alla giornalista del Global Post che l’ha intervistata dopo la scelta di fare causa. La ragazza non è del Cairo, viene dal sud conservatore, durante le proteste indossava sotto la maglia un completo da bagno perché una volta è stata trascinata dalla polizia per i capelli e le si è scoperta la pancia davanti a tutti. Sostenere un processo per stupro contro i militari e confessare pubblicamente la propria non verginità azzera le chance di trovare un marito. Probabilmente per questo i militari sono stati così brutali e umilianti. Hanno detto alle ragazze che il controllo preventivo era per evitare che dopo i giorni di prigionia arrivassero accuse di stupro – fare violenza alle donne per evitare accuse di stupro: il potere militare egiziano rovescia impunemente ogni logica. Eppure con ogni probabilità il processo andrà a finire male. I gruppi per i diritti umani che rappresenteranno Samira in aula non hanno speranze – “è un caso debole”, dice Ibigan Hassan, un avvocato che lavora pro bono con il centro el Nadim specializzato nella riabilitazione delle vittime di violenze. La Corte, dice Hassan, avrà buon gioco ad archiviare per mancanza di prove. C’è poi il caso pretestuoso del ricatto a Israele. Ieri il governo di Gerusalemme ha approvato uno scambio di prigionieri, venticinque egiziani in cambio di Ilan Grapel, il giovane israeliano accusato di spionaggio – accusa che non reggeva ed è stata trasformata in quella di danneggiamenti e disordini – detenuto al Cairo dallo scorso 12 giugno. “Quello che hanno fatto è semplicemente sequestrare un israeliano con una finta accusa di spionaggio per scambiarlo con i propri”, dice Blake Hounshell, di Foreign Policy. Lo scambio avverrà a Taba, domani, e sembra far parte di un accordo più vasto stretto con gli egiziani nel corso dei complessi negoziati per la liberazione di Gilad Shalit dalle mani di Hamas. La Casa Bianca investe in Egitto, e vede il pericolo della deriva autoritaria. Dal 28 gennaio al 5 settembre i civili processati da tribunali militari che in teoria dovrebbero giudicare soltanto i soldati sono stati quasi dodicimila, e le sentenze ottomila, e fra queste la percentuale di condanne è del 93 per cento. Un blogger copto, Maikel Nabil, è entrato in sciopero della fame, ma questa settimana è stato trasferito in un ospedale psichiatrico. E’ la psichiatria punitiva contro i dissidenti raccontata da Alexandr Podrabinek ai tempi dell’Urss.
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