L'illusione della pace e la realtà del conflitto
a destra, Mahmoud Abbas con Salam Fayyad
C'è un'illusione permanente sul conflitto mediorientale che quasi nessuno discute: essendo Israele la parte più forte, la responsabilità della guerra e della pace è sua. Quest'idea induce i generosi (e non troppo informati) a schierarsi sempre per principio dalla parte dei palestinesi, porta anche a dei buffi (diciamo così) equivoci, come l'ultimo articolo del perennemente illuso A.B.Yehoshua, che sostiene essere stato giusto lo scambio fra Shalit e mille assassini, per via della disparità delle capacità militari fra soldati israeliani e terroristi...
Lasciamo stare queste lepidezze. Il punto è che si suppone che sia possibile uno scambio, cioè che il problema fra Israele e palestinesi sia di trovare una giusta via di mezzo fra pretese limitate: io do un chilometro di terra a te qui, tu ne dai uno a me lì e la finiamo. Ma è davvero così? Per Hamas certamente no, perché nel suo statuto e nelle dichiarazioni dei suoi esponenti si spiega continuamente che neanche un centimetro della "sacra terra palestinese", "patrimonio indisponibile" (wafq") dell'Islam può essere lasciata in mano agli "occupanti". Fatah e l'Autorità Palestinese che esprime hanno una strategia più articolata e subdola: si possono fare degli accordi "do ut des", ma solo come stadi intermedi, utili per rafforzare l'organizzazione e indebolire il "nemico sionista". L'obiettivo finale è lo stesso, l'annichilamento dello stato di Israele – e magari dei suoi abitanti. Lo si vede bene nell'incredibile negazionismo storico sostenuto da tutti i dirigenti palestinesi, da Arafat fino ai più "pacifisti" come il rettore dell'università palestinese Sari Nusseibeh, che ha recentemente pubblicato un'opinione molto commentata per spiegare che la definizione di israele come stato ebraico non sarebbe accettabile per molti motivi, fra cui il carattere "razzista" e "teologico" di tale indicazione, ma anche per il fatto che il popolo ebraico non avrebbe veri legami con quella terra, palestinese da sempre (http://english.aljazeera.net/indepth/opinion/2011/09/201192614417586774.html). Inutile dire che per una prospettiva del genere, la parola pace non ha senso – almeno fino a che non significhi l'avvenuta distruzione – e che dal punto di vista israeliano gli scambi possono essere solo tattici. Tutto il resto è un'illusione, o meglio una trappola.
Fin qui le organizzazioni iniziali. Ma i palestinesi comuni che cosa ne pensano? Sono d'accordo su questa prospettiva di guerriglia infinita su tutti i piani di un braccio di ferro che non ha possibilità di concludersi in tempi ragionevoli? E' istruttivo da questo punto di vista un recente sondaggio condotto da un centro di ricerca palestinese (An-Najah National University
Center for Opinion Polls and Survey Studies) appena qualche giorno fa. Non è possibile riassumerlo tutto (ma lo trovate qui: http://www.imra.org.il/story.php3?id=54127). Vi dò solo un paio di dati. E' stato chiesto a un campione di palestinesi sia di Gaza che dei Territori: "Pensate che lo stato palestinese possa esser stabilito con l'uso di soli negoziati?" Risposta: sì 29.8 No 64.4. "Pensate che possa essere utile un negoziato senza precondizioni?" Risposta sì 14.7 No 79.4. "Vi aspettate l'emergere di una terza intifada?" Sì 57.2 No 35.3. La appoggiate? Sì 36.0 No 57.6. Ci sono altri dati interessanti, per esempio il fatto che in generale i palestinesi non vogliono le elezioni, che molti vogliono emigrare (soprattutto da Gaza), che si sentono molto più insicuri e privi di prospettive a Gaza che in Cisgiordania. Ma il dato che mi interessa è un altro. "Pensate che sia possibile raggiungere una soluzione durevole del conflitto fra Israele e palestinesi? La risposta è Sì 22.7 No 72.2.
Non si sa se la gente comune fra gli arabi palestinesi la vorrebbe, questa soluzione, e sarebbe disposta a rinunciare a illusioni e fanatismi per questo. Certo non ci crede. E i comportamenti sono regolati più dalle convinzioni che dalle speranze. Dato che non ci credono loro, perché dovremmo crederci noi? La pace è un bellissimo ideale. Ma è anche una pericolosissima illusione, se è coltivata da una parte sola. Meglio attrezzarsi a limitare i danni della guerra a bassa intensità che c'è e ci sarà ancora a lungo in Medio Oriente, che sacrificare a una chimera.
Ugo Volli