Riduci       Ingrandisci
Clicca qui per stampare

 
Ugo Volli
Cartoline
<< torna all'indice della rubrica
La diplomazia dei granelli di sabbia 23/10/2011

La diplomazia dei granelli di sabbia
Cartoline da Eurabia, di Ugo Volli



Cari amici,
lo sappiamo tutti, Shalit è stato liberato, i rapitori/ricattatori hanno avuto il loro riscatto. Pensate che sia finita qui? Neanche per sogno. Hamas, naturalmente, ha posto fra i suoi obiettivi ufficiali il rapimento di un nuovo Shalit – i cannibali hanno bisogno di carne fresca (http://www.ynetnews.com/articles/0,7340,L-4137533,00.html). Lo stesso hanno chiesto 30 mila arabo-israeliani in una manifestazione, il cui slogan principale era "Al-Aqsa [la moschea sul monte del Tempio] sarà liberata col sangue" (http://www.ynetnews.com/articles/0,7340,L-4135066,00.html), chiedendo nel frattempo che oltre a quelli del riscatto altri criminali vengano rilasciati a seguito della liberazione di Shalit.

Subito ha fatto loro eco Muhammad Abbas, il "presidente" dell'Autorità Palestinese, che si è rifatto a un contatto esplorativo tentato tre anni fa da Olmert, che a quanto pare aveva promesso di liberare i detenuti di Fatah, se si fosse riusciti a liberare il soldato rapito. Ora Abbas presenta il conto, dice che vuole anche lui che siano rilasciati i macellai del suo gruppo. E lo vuole, badate bene, senza trattative, senza dar niente in cambio, perché lui con Israele non tratta. "L'offerta è questa" [offerta, non richiesta, come se io "offrissi" a un mio amico che mi regali la macchina o la casa...] "L'offerta è questa, non ci saranno discussioni. Prendere o lasciare." E' così che si comporta un vero diplomatico. (http://www.jpost.com/DiplomacyAndPolitics/Article.aspx?ID=242624&R=R1).

L'autorità palestinese con Israele non discute, per questo vuole la pace. Anche un'offerta di Netanyahu di un congelamento parziale delle costruzioni oltre la linea verde, di cui peraltro non ha parlato nessun giornale italiano, è stata respinta (http://www.imra.org.il/story.php3?id=54195). La condizione per iniziare i colloqui è che Israele conceda già tutto quel che vuole Abbas: il blocco delle costruzioni (dunque l'accettazione implicita che le "colonie" siano fuori legge, il che giuridicamente non è affatto vero), i "confini del '67", ecc. Poi si parlerà del resto, cioè, immagino, del modo migliore di distruggere Israele. A queste condizioni ci starebbe anche Hamas, che si è detta disponibile ad accettare un accordo sui due stati, a condizione che sia uno "stadio" nella lotta per la distruzione di Israele, cui "non deve restare neanche un granello di sabbia della Palestina". (http://www.imra.org.il/story.php3?id=54192). Nel frattempo, leggete questo istruttivo articolo di Infopal: (http://www.infopal.it/leggi.php?id=19665). Scoprirete chi è Al Ja'bari, il carceriere di Shalit, e quale sia la sua "promessa": grazie a nuovi rapimenti, 'sarete liberati tutti, fino all'ultimo prigioniero'. Perché, sia chiaro, ammazzare gli ebrei non è un reato, né per i palestinesi né per chi li appoggia.

Il vantaggio di Hamas, diciamo pure il suo merito, è che dice le cose come stanno, cioè esprime con chiarezza quello che Abbas e Fatah pensano e si lasciano sfuggire solo qualche volta in arabo. Ma per lo più parlano un linguaggio tortuoso, adatto a coltivare le illusioni delle diplomazie occidentali. Leggete per esempio cosa dice il primo ministro dell'autorità palestinese, Salam Fayyad: "le condizioni non sono mature per rinnovare i colloqui con gli israeliani." Dopo che Netanyahu aveva dichiarato: "siamo dispiaciuti che durante l'incontro [del "quartetto" sul Medio Oriente] del 26 ottobre non vi potranno essere incontri diretti fra le parti, a causa del rifiuto palestinese", Fayyad ha invitato a "non farsi portare fuori strada da queste dichiarazioni:  non è a causa della mancanza di incontri che questo processo non è stato produttivo [... Ciò è accaduto] proprio a causa dei tanti incontri fatti finora, ma non sulla base di termini di riferimento che siano realmente consistenti con ciò che è richiesto per portare questo conflitto alla fina in una maniera che sia anche lontanamente riferita a ciò che richiede la legge internazionale." Puro abracadabra. E non è la mia traduzione. Chi sa e vuole, legga l'inglese: "it's not for lack of talks that this process has not produced. It's precisely because those talks happened so many times before but not on a basis of terms of reference that are really consistent with what is required to bring this conflict to an end in a manner that is remotely related to what international law requires." (http://www.jpost.com/DiplomacyAndPolitics/Article.aspx?id=242466).

In sostanza, anche i palestinesi "buoni" e moderati dicono; se fate quel che vogliamo noi e accettate le nostre condizioni va bene, se no non iniziamo neanche a parlare. Perché sono loro a volere la pace.. Ma badate bene, anche se Netanyahu impazzisse e desse loro "i confini del '67", la distruzione delle "colonie" e magari anche tutti i terroristi condannati, non sarebbe affatto finita qui. Perché Fayyad non  parla di granelli di sabbia, ma la pensa esattamente come Hamas. L'accordo sarebbe solo uno "stadio" del percorso per la completa liberazione della "palestina", cioè la distruzione totale di Israele.

 

Ugo Volli


Condividi sui social network:



Se ritieni questa pagina importante, mandala a tutti i tuoi amici cliccando qui