|
È un saggio di Roger F. Noriega e José R. Cárdenas (allegato in calce), pubblicato a ottobre 2011 dall’American Enterprise Institute for Public Policy Research.
La presenza di Hezbollah in America Latina non è una novità, visto che, almeno dagli anni ’80, le cosiddette “tri-border areas” (dove si incontrano i confini di Brasile, Argentina e Paraguay) sono rifugio di membri del gruppo libanese, che hanno creato delle cellule che non solo svolgono attività di stampo terroristico, ma - attraverso crimini di vario genere e gravità, dal traffico di droga e armi alla contraffazione - riescono a reperire dai 300 ai 500 milioni di dollari all’anno da inviare ai gruppi radicali del Medio Oriente.
Naturalmente queste attività aiutano Hezbollah ad accrescere la propria influenza, legittimare la propria causa e promuovere il jihad su scala globale.
Negli ultimi anni le operazioni del gruppo libanese in America Latina si sono ulteriormente espanse grazie ai finanziamenti dell’Iran, che proiettandosi nell’emisfero occidentale vuole rompere l’isolamento diplomatico, reperire nuove fonti di materiali strategici e minare l’influenza statunitense ovunque si presenti l’opportunità. A tale scopo è fondamentale l’alleanza tra il presidente iraniano Mahmoud Ahmadinejad e quello venezuelano Hugo Chávez, che ha permesso all’Iran di estrarre l’uranio in Venezuela, si è assiduamente opposto alle sanzioni economiche contro il regime iraniano e ha fatto da intermediario tra Ahmadinejad e altri capi di stato della regione, quali Evo Morales e Rafael Correa.
Per quanto riguarda nello specifico l’attività di Hezbollah, però, le zone di maggior interesse restano il Brasile, che col suo milione di musulmani è ormai il perno dell’attività terroristica di svariati gruppi, e il Messico, per le facili opportunità di fare causa comune con i cartelli della droga. Tra questi e Hezbollah si è instaurato infatti un rapporto di collaborazione vantaggioso per entrambi: i cartelli acquisiscono competenze nell’uso di esplosivi e stringono legami con i trafficanti di droga in Medio Oriente, mentre Hezbollah stabilisce la sua presenza in zone senza legge, con facile accesso ai confini statunitensi, e promuove attività anti americane.
Per sviluppare risposte politiche efficaci a questa minaccia, che pare destinata ad aggravarsi, occorre prendere coscienza del fenomeno: Hezbollah non è solo un’entità criminale in più che opera nelle Americhe, ma un’organizzazione terroristica che gode dell’aperta sponsorizzazione di alcuni paesi. Serve pertanto una strategia condivisa, capace di comprendere la natura transnazionale e sfaccettata del problema, per poi programmare misure in grado di smantellarne le operazioni.
Per inviare la propria opinione alla Fondazione Camis de Fonseca, cliccare sulla e-mail sottostante.
|