Su LIBERO di oggi, 22/10/2011, a pag.16, Souad Sbai analizza la situazione tunisina in un pezzo dal titolo " Domani la Tunisia va al voto sotto la minaccia degli islamici".
al centro Rashid Ghannouchi
Lo avevamo criticato ferocemente quando venne a Roma,ricevendo insultiunpo’ da tutti, ma oggi la sua morte è l’ultimo tassello della penetrazione islamista alle porte d’Eu - ropa. Aver eliminato fisicamente Gheddafi, senza lasciare che tutti i suoi segreti venissero alla luce davanti al Tribunale Internazionale, è una mossa che fa calare definitivamente il sipario sul Nordafrica ormai allo sbando e terra di conquista per l’estremismo. E nel momento della morte del raìs libico emergono ancor più inquietanti gli interrogativi su quale futuro avranno non solo la Libia ma anche la Tunisia, che ha cacciato un altro dittatore, Ben Alì, senza però aver messo mano a una vera e propria svolta democratica. Immaginiamoil climaaTunisi ora che anche il Colonnello è morto: la vittoria è praticamente alla portata di chi, ora sotto il nome di «rivoluzionari» ora sotto quello di «insorti», ha tagliato le radici di un regime per porre le basi di un altro. Mala tattica in Tunisia è più strategicamente sottile. Le dichiarazioni del leader del partito Ennadha, Rachid Ghannouchi, secondo il quale se ci saranno brogli alle elezioni gli islamisti sono pronti all’insur - rezione, debbono far riflettere; traduciamo la frase in termini più diretti: se vinceranno i liberali e i moderati, il popolo si aspetti un inferno per non aver votato a favore della creazione del califfato a Tunisi. Tutto torna e la lezione algerina del 1998, oggi come non mai, è di un’attualità sconcertante. Così accadde che il FIS ad Algeri prese il potere scardinando il risultato elettorale e dando vita ad una rivoluzione che ancora oggi insanguina il Paese e ha lasciato sul terreno oltre 360mila morti, in maggioranza donne. Mettiamo il caso della vittoria dei liberali alle elezioni: cosa accadrebbe a Tunisi? La rivoluzione oscurantista, capace di bruciare in un sol colpo tutto ciò che di buono davvero la caduta di Ben Alì avrebbe potuto portare. Eppure nessuno, a parte i moderati di Tunisi che sfilano in piazza contro l’avanzata devastante del salafismo, pare volersi accorgere di questo pericolo enorme. Un pericolo talmente evidente e preoccupante, che fa intravvedere già da ora cosa potrebbe accadere su entrambe le sponde del Mediterraneo. A Tunisi l’imbarbarimento più totale di costumi e visioni sociali, con la donna che torna a essere un oggetto nelle mani del predominio estremista. In Occidente assisteremo a una progressiva recrudescenza del fenomeno integralista nelle comunità di immigrati, con la conseguenzache lo scontro socialee culturale diverrà pressoché insostenibile, non foss’altro che per ragioni di cifre, vista la presenza altissima di tunisini in tutta Europa. Ma dall’Onu nemmeno una parola sull’in - vio di ispettori a vigilare sulle elezioni e sul possibile stravolgimento che potrebbe verificarsi con la vittoria dei moderati. La polveriera nordafricana è pronta a esplodere, carica dell’odio che contraddistingue da sempre l’estremismo che mira al cuore dell’Occidente, ormai stanco e troppo alle prese con la crisi economica per poter capire cosa sta accadendo ai suoi confini. La paura più grande? Il “mezzo di distrazione di massa”: ovvero che la morte di Gheddafi oscuri del tutto il grido di aiuto dei moderati tunisini all’Europa, così da rendere facile, troppo facile il compito dell’estremismo nell’impadronirsi di Tunisi e di quella fetta di Nordafrica che ancora faceva da ponte di dialogo con la sponda continentale del Mediterraneo.
Per inviare a Libero la propria opinione, cliccare sulla e-mail sottostante.