Riportiamo dall'UNITA' di oggi, 21/10/2011, a pag. 25, l'articolo di Roberto Carnero dal titolo " Ebraica e ariana. Un libro di testo torna a parlare di razze".
Romano Luperini, Pietro Cataldi, Lidia Marchiani, Valentina Tinacci - La scrittura e l’interpretazione, ed. Palumbo
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Razza ebraica» e «razza ariana». Queste tristi, brutte, tragiche espressioni ricordano orrori della Storia come il nazismo, il fascismo, l’antisemitismo e la Shoah. Per questo non avrei mai pensato di trovarle, utilizzate senza virgolette e in maniera acritica, in un manuale di letteratura per il triennio delle scuole superiori. Anzi, non un manuale qualsiasi, ma una storia letteraria delle più accreditate, per il prestigio della casa editrice (la palermitana Palumbo) e per la reputazione scientifica degli autori: Romano Luperini, Pietro Cataldi, Lidia Marchiani e Valentina Tinacci. L’opera si intitola La scrittura e l’interpretazione e a pagina 81 del secondo tomo del terzo volume, nel capitolo su Umberto Saba, leggiamo: «Umberto Saba nasce a Trieste il 9 marzo 1883. (…) L’unione dei genitori di Saba dura pochissimo; e quando il poeta viene alla luce, il padre ha già abbandonato la famiglia. I caratteri dei genitori sono diversissimi, come le loro razze: il padre è ariano (e spensierato), la madre è ebrea (e severa)». L’ultima frase fa un po’ rabbrividire. A scuola ai miei studenti spiego che non esistono razze umane, ma caso mai una sola razza, quella a cui tutti apparteniamo, la specie dell’homo sapiens sapiens, comparsa sulla Terra circa 40mila anni fa. Lo studio del Dna ha confermato su basi scientifiche, se ce ne fosse stato bisogno, questa verità incontrovertibile: è altamente probabile che la catena del mioDnadifferisca maggiormente da quella del mio vicino di casa, nato e cresciuto come me da genitori italiani, che non da quella di una donna di Kinshasa, nata da genitori congolesi. Nella frase in questione, poi, per come è formulato il periodo, sembra quasi che il carattere, positivo, della spensieratezza venga attribuito tout court alla «razza ariana»,mentre quello, negativo, della «severità », di contro, alla «razza ebraica». Perpetuando così, con inquietante automatismo, antichi cliché. Gli autori del manuale potranno difendersi dicendo di aver utilizzato in questo passo i termini con i quali si esprimeva lo stesso Saba a proposito di se stesso e della propria storia familiare. Ma forse questo sarebbe stato utile spiegarlo e non utilizzare senza alcuna avvertenza espressioni distorte e distorcenti perunlibro destinato agli studenti del 2011. Perché, tra l’altro, viviamo in un periodo storico in cui i fenomeni del razzismo e dell’antisemitismo tendono a riproporsi proprio presso le generazioni più giovani.Si dice, a questo proposito, che il terreno di coltura di tali derive (dal negazionismo al neonazismo) sia soprattutto l’ignoranza. Ebbene, sarebbe bello che i libri di scuola contribuissero a estirparla, non a diffonderla. In questo caso, non abbiamo dubbi, l’equivoco si è proposto al di là delle intenzioni degli autori. Che però rimangono colpevoli di un’imperdonabile sciatteria linguistica.
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