Mezzanotte a Parigi Dan Frank
Garzanti Euro 25
Con un buon piglio di narratore e un gran lavoro di documentazione, Dan Frank racconta i quattro anni dell’occupazione nazista di Parigi durante i quali accadde di tutto. In questi movimentati resoconti è gran parte del fascino del racconto: Mezzanotte a Parigi. Irène Némirovsky nel suo Suite francese ha raccontato la grande fuga quando i tedeschi stavano per arrivare. Frank ricostruisce invece ciò che accadde in città tra quelli che erano rimasti, o erano tornati. Il primo motociclista del III Reich arrivò nel pomeriggio del 14 giugno 1940, in una capitale nella quale si registrava una delle più alte concentrazioni europee di intellettuali, artisti, ebrei rifugiati, ma dove molti erano anche pronti a collaborare con i vincitori o per viltà o per sincera partecipazione al razzismo di Hitler e del nazismo. Céline per esempio o Drieu la Rochelle che quando tutto finì si sarebbe tolto la vita.
Il libro trabocca di episodi, il solo imbarazzo è la scelta. Mi sarei aspettato di trovare anche Simenon che invece, stranamente, manca. Si apre con la visita di Hitler che vuole visitare i principali luoghi turistici e non dimentica Montmartre, memore dei suoi inizi come pittore. C’è la fuga di Franz Werfel accompagnato dall’insaziabile Alma vedova Mahler. Le mattane di Artaud, i rischi corsi dai partigiani mentre altrove si festeggiava con quell’incoscienza che spesso emerge quando ogni giorno può essere l’ultimo: “Ci si ritrovava in casa dell’uno o dell’altro, e lì si faceva festa senza badare all’ora. Sartre cantava, Bost scopava, Queneau sbevazzava, Wanda ballava…” Sulle stesse rotative del Paris-Soir, foglio collaborazionista, si stampava di notte Les Lettres françaises proibite dagli occupanti. Margherite Duras lavorava per una radio collaborazionista. Alla fine della guerra ammetterà: “Certo non siamo stati eroi”.
De Gaulle volle che a entrare per prime a Parigi fossero truppe francesi. Eisenhower acconsentì. Il 25 agosto 1944 una divisione blindata comandata dal generale Leclerc arrivò in città da sud. Come Roma nemmeno Parigi venne distrutta nonostante Hitler avesse ordinato di tagliarla in due. Dan Frank è riuscito a dare al suo racconto un andamento da ballata popolare, allegra e malinconica come sempre accade quando la vita degli essere umani sembra tirata fuori da un romanzo.
Corrado Augias
Il Venerdì di Repubblica