Nazisti al Ghetto di Roma: ripensando a quel maledetto 16 ottobre 1943
di Piera Prister
Quando circa trecento nazisti fecero irruzione nel Ghetto di Roma a caccia di ebrei, sotto un cielo plumbeo del giorno di Shabbat del 16 ottobre 1943, ricorreva il terzo giorno di Succoth, era ancora notte, una notte che si stava appena dileguando alle prime luci dell’alba.
Alle 5.30 le SS arrivarono con i camion militari, in divisa con le insegne della svastica, armati di fucili e pistole, ringhiando al suono lugubre dello scalpiccio dei loro stivali, si’ da incutere terrore; sbarrarono gli accessi ed ogni via di fuga, come tanti cerberi si sguinzagliarono per le strette strade del ghetto a fare razzia di ebrei, invasero le loro case, li strapparono ai loro affetti e a quanto c’e di piu’ intimo e sacro, di piu’ caro ed inviolabile e li radunarono tutti cerei in volto, presaghi ma ignari ancora di quella che sarebbe stata la loro sorte, “in uno spiazzo, che si trova piu’ in la’ del Portico d’Ottavia, attorno ai ruderi del Teatro di Marcello”…
L’ordine di catturare il maggior numero di ebrei era partito da Berlino, ed era parte di un disegno piu’ grandioso di sterminio da eseguire in Europa nei campi di concentramento, in Urss con gli eccidi di massa, e in Medio Oriente con i pogrom selvaggi contro ebrei, con incendi di sinagoghe e di abitazioni da parte degli arabi antisemiti del Gran Mufti di Gerusalemme -alleato di Hitler e zio del “palestinese” Arafat- che proprio in quei giorni latrava da Radio Berlino: “Uccidi, uccidi l’ebreo”.
L’anno precedente nel mese di luglio, a Parigi nel quartiere Marais, la razzia di ebrei da parte della polizia francese del governo filonazista di Vichy, era gia’ avvenuta, 10.000 ebrei fra cui 4.000 bambini furono rastrellati e ammassati all’Ippodrome d’Hiver e poi mandati ad Auschiwitz.
Non c’era scampo per gli ebrei.
In quel giorno a Roma i nazisti resero esecutivo un piano preparato giorni prima dal Ministero degli Interni del Viminale a via Nazionale, nell’ufficio Demografia e Razza, dove vennero meticolosamente stilate le liste degli ebrei, registrati dopo le leggi razziali del 1938, con nomi cognomi e indirizzi che vennero consegnate all’ufficio della Gestapo di Roma.
Cosi’ quella mattina i nazisti iniziarono dal Ghetto e poi continuarono a braccare gli ebrei in tutta Roma, e soprattutto nei vicini quartieri di Trastevere, Testaccio e di Monteverde vicino al fiume Tevere, sotto la Cupola grandiosa e dominante di S.Pietro di Michelangelo che con le due “braccia aperte” del colonnato di Bernini, avrebbe dovuto significare la protezione e l’abbraccio della cristianita’ verso i perseguitati.
Una protezione che non c’e’ stata, ne’ tantomeno un’intercessione o un conforto: tutte le porte del potere politico e religioso erano chiuse, sprangate. Gli ebrei rimasero soli, abbandonati al loro destino.
Alle 14:00 di quel giorno ne rastrellarono 1024, uomini, donne, vecchi, infermi, e 207 bambini, tra cui neonati, che furono con il calcio dei fucili spintonati e caricati sui camion, in un turbine di andirivieni e condotti a via della Lungara nel Collegio Militare dove rimasero 30 ore per poi essere di nuovo ricaricati e portati alla Stazione Tiburtina, pressati e ammassati senza cibo e senza acqua, su diciotto carri bestiame con destinazione Auschwitz dove arrivarono il 22 ottobre…
Piera Prister Bracaglia Morante
Piccola bibliografia: Focus on Israel, Liberali per Israele, Hurricane, testimonianze di sopravvissuti, testimoni oculari