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Il disastro morale dell'ideologia comunista 14/10/2011

Caro Sig. Volli
È tanto tempo che volevo scriverle per avere una sua opinione riguardo all’evoluzione della posizione della sinistra “liberal”, non solo in Italia ma in tutta Europa riguardo all’Islam e soprattutto riguardo lo Stato di Israele.
Per farle comprendere pienamente il significato della mia domanda, sono costretto ad effettuare una breve descrizione della mia vita sottolineando il passaggio da comunista a non comunista (o meglio persona agnostica).
Sono stato vicino al partito comunista italiano sia come simpatizzante sia come militante, per almeno venti anni.
Anche prima della caduta del muro di Berlino, i miei ideali hanno cominciato a traballare e da molto tempo sono in posizioni critiche sulla politica della sinistra, ma anche su quelle della destra.
Forse mi sono liberato della febbre ideologica e cerco di pensare con la mia testa. Durante tutto il periodo di “sinistra” sono sempre stato un acceso sostenitore del popolo palestinese, visto come soggetto oppresso dal colonialismo Israeliano (secondo i dettami dell’ideologia di sinistra). La mia famiglia , soprattutto mia madre,è sempre stata accanitamente filo israeliana ed un mio zio mi ha raccontato la sua esperienza personale della guerra del 1948, trovandosi in quel periodo a lavorare a Haifa presso la Società Adriatica di Navigazione (pur essendo pro Israele considerava anche la posizione palestinese).
Mi ricordo che in quel periodo leggevamo gli articoli di Augusto Guerriero su Epoca. Mia sorella,poi, ad un certo momento voleva addirittura convertirsi alla religione ebraica. In sostanza la mia posizione pro palestinese mi poneva in pieno contrasto con l’ambiente famigliare. Tutto ciò è andato avanti fino al momento in cui sono entrato in contatto con l’Islam, sia attraverso i Media (durante l’11 Settembre vivevo negli Stati Uniti), sia attraverso contatti personali dovuti al fatto che una una persona molto vicina a noi era divenuta compagna di un Senegalese fondamentalista islamico (conoscendolo meglio si dovrebbero aggiungere molti punti di domanda nel definirlo fondamentalista) con il quale è risultato impossibile avere alcuna forma di dialogo.
Essendoci stata l’eventualità di convivenza con un ambiente islamico, ho deciso di documentarmi sull’argomento, per me fino allora, totalmente ignoto, leggendo soprattutto quanto trovavo su internet, oltre a giornali e libri. Dopo aver cercato di leggere il Corano (un mattone) ho preso da internet un’analisi statistica dei versetti con il contenuto e classificazione delle stesse. Qui di seguito sono i risultati che ho anche in versione PDF: http://www.gamla.org.il/english/article/2007/march/g7.
htm : 106/201
(52.7%) is hatred aimed at infidels, defined as Threats towards infidels either in the after life or this life *Degrading infidels by calling them evil, stupid, blind, deaf, liars, thankless, etc. Calls to fight against them. Verses that say "except the believers" when wishing death on nonbelievers were counted as hatred since avoiding death is not a positive to believers The threat or insult can be aimed at infidels in general or any specific infidel. 50/201 (24.9%) Deals with believers, 23/201 (11.4%) deal with Allah, 10/201 (5%) deal with the Day of Doom or the Day of Judgment 4/201 (2%) are anti-woman That it’s OK to beat a woman Women and slaves get married off but have no choice in the matter and this is very self-serving to Muhammad or men in general. 4/201 (2%) deal with giving to the poor in some way 2/201 (1%) deal with some kind of Muslim custom or etiquette, for instance How to divorce your wife 1/201 (0.5%) disapproves of a man who murdered someone, but only because it was for the wrong reason to kill someone. 1/201 (0.5%) actually says it is OK for people to have their religion while Muslims have theirs

Meno male che si tratta di una religione di pace. Quanto sopra corrisponde alla realtà? Se si allora ha ragione Geert Wilders che dice che il Corano è il nuovo Mein Kampf, perché basta che una minoranza di fanatici (e ci sono , ci sono!)imponga sugli altri i suddetti insegnamenti ed ecco che Eurabia diventa realtà. La conclusione cui sono arrivato dalle mie osservazioni è la seguente ( che si riporta alla mia domanda del rapporto con la sinistra):
· ISLAM · L’Islam è in posizione antitetica agli ideali e alla dottrina del partito comunista (vedi Manifesto del partito comunista, che ho dovuto studiare per la maturità ed Il Capitale di Karl Marx che ho dovuto sorbirmi all’università). Non è forse troppo antitetico nei metodi usati storicamente dal movimento comunista. L’unica cosa che posso trovare in comune è l’odio, nel comunismo verso il capitalismo.
Tuttavia tale odio era il risultato di un’analisi filosofica e storica (giusta o sbagliata), mentre nel caso dell’Islam l’odio proviene da motivazioni puramente religiose, basate sulla rivelazione divina o meglio del profeta.
Piccolo particolare: il comunismo è ateo (le religioni sono l’oppio dei popoli). Inoltre non mi risulta che l’Islam sia anticapitalista. · L’Islam è parimenti antitetico a quello che io percepisco come filosofia liberal: uguaglianza dei sessi, femminismo, tolleranza del diverso (gay ecc.), tolleranza religiosa, stato di diritto, democrazia, pacifismo, global warming, evolution ecc.
Come i liberals multiculturali possano accettare una religione che nella sua manifestazione legislativa (la Sharia) richiede disuguaglianza tra uomini e donne (peraltro considerate intellettualmente inferiori), lapidazione per omosessuali e per adulteri (o solo per adultere?),lapidazione per apostasia, creationism ecc., è per me totalmente incomprensibile. ·
ISRAELE · Dall’analisi del Corano appare che l’odio , ancora più che contro gli infedeli, sia particolarmente accanito contro gli Ebrei (se ho capito bene a causa di originali conflitti con Maometto, su cui non ho voglia di documentarmi). · Questo spiegherebbe perché non si riesce ad arrivare ad una situazione di pace tra palestinesi e stato di Israele, non tanto per motivi sociali, economici o di interessi o quant’altro: la vera ragione è (e qui gradirei una sua conferma) che è inammissibile per un islamico che terra considerata islamica sia sotto il dominio dei mega infedeli giudaici.
Se per assurdo uno stato islamico avesse invaso la Palestina, al posto di Israele, il problema sarebbe stato risolto o non sarebbe mai esistito.
Aggiungo una chicca di Pat Condell che, sarà pure un po’ fascista, ma senza dubbio è liberatorio con il suo atteggiamento” absolutely non politically correct”. http://www.youtube.com/patcondell#p/u/0/j1N1zhUm84w
The great Palestinian lie.
E qui torniamo alla domanda iniziale: come mai i miei amici Liberals o ex comunisti ma sempre di sinistra, anche se non mi è più chiaro che cosa voglia dire essere di sinistra, non riescono o non vogliono capire le mie argomentazioni?
Siamo arrivati al punto di rompere amicizie trentennali, con gente con cui ho avuto militanze in comune e di ricevere epiteti del tipo “I found what you wrote extremely disturbing” “what you wrote struck me as rather sad, occasionally insulting, certainly racist and more than a touch bonkers”,
avendo osato criticare l’espansione della Sharia e dell’antisemitismo in Inghilterra e nel resto dell’Europa.
L’altra reazione, meno violenta, è di ascoltarmi evitando qualunque commento e cambiando argomento.
E ti parlo di gente che ai tempi era accesissima contro la guerra in Vietnam, e tutti presi , a parole, nelle battaglie sociali.
Spero che mi abbia seguito fino alla fine e vorrei proprio conoscere la sua opinione al riguardo.
Giulio Balducci

risponde Ugo Volli:

Gentile signor Balducci,
la sua esperienza in un modo o nell'altro, è stata condivisa da molti, anch'io ho un passato (piuttosto remoto in realtà) di adesione al discorso di "progresso" e "liberazione" della sinistra.
Prima o poi chi non è dogmatico si accorge che le parole sono una cosa e la realtà delle azioni e della politica spesso è tutt'altra.
Condivido dunque la sua posizione. Quanto alla domanda, il problema è che i giudizi e le passioni  di sinistra non derivano davvero da scelte di valori, ma da logiche di schieramento. Dai tempi di Lenin e di Stalin, ma forse addirittura di Marx, i "buoni" non sono i difensori dei diritti civili, quelli che provano ad aiutare chi sta in difficoltà, i socialdemocratici: buoni sono quelli che aiutano il partito a conquistare il potere o minano quello del capitalismo.
Di questo schieramento fanno parte, ancora dai tempi di Stalin, "i popoli del terzo mondo", per quanto reazionari e oppressivi possano essere i loro regimi. Toni Negri ha rilanciato di recente questa teoria con la nozione di moltitudine: chiunque si oppone al capitalismo, cioè all'America e dunque a Israele, va bene; e oggi questo non è più il caso della "classe operaia", ormai "integrata", ma prima di tutto dell'islamismo.
Quanto sia miope e suicida questo atteggiamento, bisognerebbe chiederlo per esempio ai militanti "progressisti" della Siria, dell'Iran, dell'Irak, dell'Egitto: oggetti di repressioni durissime.
E chiederlo naturalmente alle donne, agli omosessuali, alle minoranze religiose... ma nessuno di loro lo fa, o attribuisce comunque la colpa dei crimini islamisti al capitalismo, all'america, a Israele.
Veda a proposito le patetiche teorie del complotto sull'11 settembre, sostenute da inguaribili ideologi come Giulietto Chiesa.
Aggiunga infine che i riflessi condizionati sono conservatori, per cui, vent'anni e passa dopo il crollo dell'URSS, per il popolo di sinistra sono ancora buoni i suoi vecchi alleati e cattivi i suoi avversari.
E' questo il disastro intellettuale e morale con cui ci tocca confrontarci quotidianamente

Ugo Volli
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