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Ugo Volli
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Preti, sindacalisti, agit-prop, altro che giornalisti 12/10/2011

Preti, sindacalisti, agit-prop, altro che giornalisti



C'è davvero qualcosa che non va nell'informazione internazionale dei nostri media. Se fossi il direttore di un giornale me ne preoccuperei molto, cercherei di rinnovare profondamente il settore. Come lettore me ne preoccupo ancora di più, perché ne sono la vittima. Il fatto che vi sia un largo consenso su queste deformazioni, cioè che l'errore sia condiviso, e magari anche a livello internazionale, indica solo la gravità è la sua estensione, non lo annulla affatto.

Vi faccio qualche esempio. Ieri parecchi giornali hanno lamentato la sorte dei copti in Egitto, magari dando per buona la neutralità della giunta militare o invocando l'unità del popolo, come ha fatto quel poveruomo che fa il segretario generale dell'Onu. Nessuno però, nei giorni precedenti aveva registrato il rogo della chiesa copta che aveva dato inizio agli incidenti, né le altre decine di episodi di persecuzione dei cristiani egiziani che si sono succeduti in questi mesi. Del resto nessuno aveva dato notizia, nei giorni precedenti, della proibizione - mai avvenuta prima, neppure sotto il regime di Nasser - del tradizionale pellegrinaggio ebraico alla tomba di un grande rabbino. Nessuno ha registrato in questi giorni il nuovo attentato al gasdotto che dovrebbe portare il gas in Israele - il quinto dell'anno. Tutti impegnati a deplorare "l'incendio", che in realtà non ha distrutto affatto l'edificio ma solo danneggiato qualche arredo, e non ha portato a incidenti gravi, di una moschea beduina in Galilea. Mentre del rogo contemporaneo di una sinagoga nel sud di Israele nessuno ha parlato. E a proposito di Israele, chi ha raccontato del padre col bambino piccolo uccisi la settimana scorsa, perché mentre guidava l'hanno bombardato di pietre nel finestrino? Quando una cosa del genere successe in Italia per uno stupido gioco di ragazzini, ci furono paginate di giornale per settimane; in Israele, fatto apposta sul corpo di un terribile "colono" la cosa non merita neanche una breve. E qualcuno ha riferito delle numerose interviste di queste settimane, in cui vari funzionari dell'Autorità Palestinese (dal "presidente" Mahmoud Abbas ai suoi aiuti agli "ambasciatori" in Libano e Brasile) hanno chiarito per bene che il nuovo stato, se glielo dessero anche nei confini che vogliono, non significa affatto la fine del conflitto con Israele, perché l'"occupazione" è la sua stessa esistenza, che lo stato palestinese dovrà essere Judenrein, senza contaminazioni ebraiche, come Hitler voleva la Germania; che la speranza loro è che Israela sia costretto ad accettare il loro piano non perché questo sarà l'inizio della pace, ma quello della fine dello stato ebraico (anche se nel linguaggio cifrato palestinese per pace si intende proprio la distruzione di israele)?

Pochi hanno dato conto della minaccia di Assad di bombardare Tel Aviv, se per caso qualcuno (non Israele, ma per esempio la Nato) agisse contro il suo regime. Nessuno ha notato che si tratta della confessione esplicita del progetto di un crimine di guerra. E nessuno ha rilevato come nella stessa conferenza stampa Assad abbia tranquillamente rivendicato quello che in tempi meno politicamente corretti George Bush chiamava con immagine forse un tantino retorica ma esatta "l'asse del male": non solo noi bombarderemo Israele, ha detto Assad, ma diremo a Hezbollah di farlo (prova provata della natura di fantoccio del movimento che Massimo D'Alema ha sempre difeso come "politico") e anche l'Iran per conto suo se la prenderà con gli stati dl Golfo. Un perfetto progetto di guerra regionale, accolto - altra cosa non detta - dal coro di approvazione di vescovi e altri dignitari di tutte le religioni cristiane, rimasti ultimi alleati del regime assassino.

Vogliamo continuare con le omissioni? Qualcuno, nel commentare le rodomontate di Erdogan, ha notato con approvazione che l'aspirante imbianchino di Ankara ha rinnovato il consenso alla Nato, di cui fa parte, di installare radar per controllare l'attività militare dell'Iran e fornire il primo allarme in caso di attacco - il che è importante, perché ormai l'Iran ha missili sufficienti a raggiungere il cuore dell'Europa, con le armi atomiche che sta allestendo. Ricordo che questi radar dovevano essere montati in Polonia, prima che Obama cedesse al ricatto della Russia e accettasse di spostare il progetto, perdendo un  paio d'anni, con quanto vantaggio per la democrazia russa tutti possono verificare. Bene, direte voi. Dovete sapere però che la Turchia ha posto una piccola condizione per il suo assenso: le informazioni dei nuovi radar, ha preteso, non devono essere condivise con Israele, che invece è il maggiore interessato ai movimenti di truppe e aerei dell'Iran, com'è ovvio. Credete che la coraggiosa america dell'idealista Obama si sia ribellata o abbia usato gli strumenti di pressione di cui dispone per indurre il governo islamista di Ankara alla ragione? Neanche per sogno. Ha accettato il ricatto, promesso di non dire nulla a Israele e ci ha aggiunto un paio di modernissimi elicotteri Supercobra per aiutare i turchi a combattere i curdi: perché questi, si sa, a differenza dei palestinesi non meritano un loro stato e non combattono una lotta di liberazione nazionale, ma sono volgari terroristi.

E la schermitrice tunisina che ha preferito perdere 5-0 pur di non combattere lealmente con la sua avversaria israeliana? Ne ha parlato solo la Stampa, mostrando meraviglia. Eppure ha dovuto raccontare che nella stessa competizione c'era già stato un iraniano a ritirarsi, come fanno sempre. E poi naturalmente questo fa parte di mille iniziative di boicottaggio, che imita pedissequamente il "Kauf nicht bei Juden" di nazista memoria: conferenze impedite, prodotti espulsi dai supermercati, oratori intimiditi, scambi culturali aboliti. Sono pratiche che si tentano solo contro Israele; ma nessuno ne parla mai.

Potrei andare avanti a lungo. Ogni giorno scorrendo le mie fonti in Internet (perché questi episodi sono sempre ben documentati e diffusi sul web) trovo nuovi episodi, nuove notizie, nuovi fatti importanti e significativi che i nostri giornali bellamente ignorano, perché non rientrano nel loro schema stucchevole: la "primavera araba", promessa di libertà, il multiculturalismo come occasione di dialogo, Israele come colpevole di tutti i mali, l'Occidente oppressivo e colonialista che deve pagare il suo debito con l'innocente Terzo Mondo.

Il notiziario internazionale dei giornali italiani, insomma, è intessuto di censure, mezze verità, informazioni unilaterali. La realtà vera non ci entra quasi mai, con le solite lodevoli eccezioni che sappiamo e cui rendiamo omaggio. Ma non importa, perché come nelle pagine di politica interna, si è persa completamente la nozione che il dovere del giornalista sia di informare, di individuare i fatti rilevanti e di raccontargli con i dettagli necessari al pubblico. Certo, c'è un lato soggettivo in qella qualificazione "rilevanti"; ma fino a un certo punto, almeno per persone intellettualmente oneste. Ma i giornalisti italiani di politica interna e per noi soprattutto estera, almeno la maggior parte di loro, hanno perso da tempo l'onestà intellettuale, non darebbero mai una notizia che va contro le loro convinzioni (o le convinzioni di chi li paga), non cercano di raccontare le cose come stanno, ma come pensano dovrebbero essere viste. Non sono giornalisti, sono preti che dicono l'omelia, sindacalisti che distribuiscono il volantino, agit-prop che "mobilitano" il popolo. E pretendono anche che i loro volantini e le loro omelie siano pagate.

Ugo Volli


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