Le strategie del jihadismo contro Israele analisi di Pio Pompa
Testata: Il Foglio Data: 12 ottobre 2011 Pagina: 3 Autore: Pio Pompa Titolo: «I piani con cui il 'jihad illuminato' sta puntando contro Israele»
Riportiamo dal FOGLIO di oggi, 12/10/2011, a pag. 3, l'articolo di Pio Pompa dal titolo " I piani con cui il 'jihad illuminato' sta puntando contro Israele ".
Pio Pompa
L’intellighenzia jihadista di terza generazione disseminata tra Europa e Stati Uniti – nella quasi totalità proveniente da quei campus universitari dove, grazie ai generosi finanziamenti di provenienza indo- pachistana, la conoscenza della lingua urdu costituisce un titolo di merito che facilita l’ammissione – è approdata, dopo anni di tentativi, a una piattaforma comune. E’ una collaborazione solida, sia sul piano programmatico sia su quello operativo, che è pronta a rappresentare il ruolo di nuovo nemico numero uno per le democrazie occidentali e lo stato d’Israele. L’aspetto più insidioso di questa piattaforma è rappresentato dalla scelta strategica fondamentale: dare la massima priorità al consolidamento e all’ampliamento della rete di connivenze e alleanze tattiche di stampo jihadista. Lo stato dell’arte di tale progetto è talmente avanzato che le maglie di questa rete hanno ormai raggiunto i centri nevralgici dei più importanti organismi internazionali, Onu e Unesco compresi. Queste connivenze proliferano nel montare incontrollato di quel substrato ideologico che, abbeverandosi alle fonti dell’antisionismo e dell’antisemitismo, sta sfibrando la forza politica delle democrazie occidentali. E’ un dato di fatto che, finora, si è preferito sottacere, lasciando che le connivenze iniziali si trasformassero nel fronte più pericoloso, al momento, per gli equilibri internazionali. La retorica antisionista, predicata con la complicità di potenti network televisivi, ha aperto al nuovo corso islamista, che ama dichiararsi dedito al “jihad illuminato”, degli spazi francamente insperati. La struttura portante di questa propaganda è formata principalmente da alcune migliaia di ong. Una parte di esse, certamente, è uno strumento inconsapevole dei disegni jihadisti. Ma non si può tacere il reticolo di ong fieramente militanti, da sempre schierate a favore della causa islamica e, non a caso, all’origine di durissime campagne mediatico-giudiziarie internazionali contro Israele. Non desterà dunque meraviglia se fonti arabe ben informate, oltre a confermare l’ampio consenso che il nuovo corso islamista sta riscuotendo nell’ambito di importanti organizzazioni occidentali attive soprattutto nei settori degli aiuti umanitari e dei diritti umani, riferiscono dell’esistenza di rapporti organici e ben rodati tra i promotori del “jihad illuminato”, i network che li sostengono e gli ambienti all’interno dei quali è maturata la decisione di processare lo stato di Israele alla Corte penale dell’Aia per sedicenti “crimini di guerra”. Un’altra iniziativa è stata quella di istigare l’Unesco ad approvare la raccomandazione di ammettere la Palestina tra i membri dell’agenzia culturale delle Nazioni Unite. Mentre la primavera araba continua ad assumere sempre di più i colori cupi e sanguinosi dell’integralismo, gli stati occidentali farebbero bene a prendere coscienza di chi siano i nemici che agiscono al suo interno e a prendere una posizione contro la collaborazione tra gli “jihadisti illuminati” e i loro complici, amanti dei diritti civili, ma a senso unico.
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