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Giorgia Greco
Libri & Recensioni
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Susanne Scholl, Russia senz’anima? 10/10/2011

Russia senz’anima?                   Susanne Scholl
Zandonai                                           Euro 16

Con la penna indiscreta della giornalista di denuncia ma anche con i versi della poetessa raffinata e intimista. Susanne Scholl è scrittrice di molti talenti, e la sua Russia senz'anima sembra cingere d'assedio con ogni mezzo il grande mistero di un paese eccessivo: troppo grande, troppo crudele, troppo amato. La Scholl è stata per molti anni corrispondente da Mosca per la radiotelevisione austriaca. Nel suo curriculum ci sono varie censure e un arresto, per le inchieste sulla guerra in Cecenia. E soprattutto, la caparbia passione per il rompicapo russo. «La Russia non si intende con il senno, in essa si può soltanto credere». Questa celebre professione d'irrazionalità – pronunciata nell'Ottocento dal poeta romantico Fëdor Ivanovic Tjutcev – è l'antitesi contro cui è costruito tutto il libro. La Scholl vuole infatti «esplorare una Russia nella quale non si deve solo credere, una Russia non necessariamente obbligata a possedere un'anima profonda e misteriosa. La Russia quotidiana, esplicita, reale, sovietica e non». E quale modo migliore, per portare alla luce un simile spazio antiretorico, della ricerca di un "paese degli altri", della terra degli attori silenziosi che paiono esclusi dal mito russo. Ecco che nelle pagine di questo diario nervoso e provocatorio si susseguono le vicende di armeni e di ebrei, di azeri e di turkmeni, oppure di russi a tutti gli effetti, che hanno però molto da ridire e da protestare. Tra i testi più riusciti, quello su Galina Mursalieva, giornalista armena amica e a lungo compagna di ufficio, alla «Novaja Gazeta», di Anna Politkovskaja, uccisa nel 2006. Oppure il dialogo con un'altra giornalista, Alla Gerber, anima della Fondazione per l'Olocausto. È un itinerario, costellato di ricordi biografici, attraverso l'intramontabile antisemitismo russo. Dai sospetti e dalle discriminazioni striscianti dell'era sovietica fino alle aggressioni a opera dei naziskin negli anni recenti. Ma non mancano aneddoti inediti, come quello su Nikita Chruscev, che agli inizi della Seconda guerra mondiale si faceva preparare il Gefilte fish, il pesce ripieno dell'Europa orientale, dalla sua cuoca ebrea. O come il racconto delle fasi concitate dello scioglimento del Soviet Supremo da parte di Elcin, nel settembre 1993. Alla notizia, la Gerber si precipita con una troupe di fronte al Parlamento, lungo la Moscova, per intervistare i passanti. Un tipo, guardando fisso nella telecamera, l'apostrofa con fare disinvolto: «Anche lei è un'europea bianca, non vorrà certo vivere in mezzo agli ebrei».

Giulio Busi
Il Sole 24 Ore


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