IC7 - Il commento di Dimitri Buffa Dal 2/10/2011 all'8/10/2011
Testata: Informazione Corretta Data: 10 ottobre 2011 Pagina: 1 Autore: Dimitri Buffa Titolo: «Il commento di Dimitri Buffa»
Il commento di Dimitri Buffa
Dimitri Buffa, giornalista dell'Opinione
In questo mondo alla rovescia Leon Panetta della Cia giovedì 6 ottobre si premura di assicurare alla Turchia che i segreti Nato sullo scudo difensivo anti missilistico americano, che dovrebbe servire a difendersi contro la Russia e la Cina, non saranno mai resi accessibili a Israele.. A nessuno pero’ interessa niente che la cosiddetta primavera araba della Siria venga calpestata dagli stessi due paesi il giorno prima di questa notizia con l’apposizione del veto al Palazzo di vetro. E’ tutta schizofrenica quindi la cifra di questa settimana che mi trovo a commentare. Iniziata bene con la strepitosa conferenza di Barry Rubin alla sala delle colonne della Camera dei deputati in un convegno organizzato da Fiamma Nirenstein. La Turchia da una parte ammassa le truppe contro Assad e minaccia sanzioni individuali da parte di Ankara, dall’altra però si preoccupa di mostrare il proprio volto ostile a Gerusalemme nel nome del rinnovato pan arabismo in salsa tartara. E Barry Rubin che cosa aveva detto su questa primavera araba che tutti strumentalizzano e pochi studiano nei dettagli? Un articolo del “Foglio” del 6 ottobre meglio di altri aiuta a capire. In realtà è un intervista allo stesso Rubin che esordisce così: “Viviamo il momento più importante per il mondo arabo dal 1952, da quando in Egitto salirono al potere Nasser e i nazionalisti”. Poi Rubin mette giù il nucleo centrale della propria analisi: “La ‘primavera araba’ è una sconfitta dell’Iran, ma perché può essere una vittoria dell’islamismo sunnita. Ci sono tre fattori in gioco oggi: l’ascesa islamista dei Fratelli musulmani, il dominio iraniano e lo scontro sunniti-sciiti. I Fratelli musulmani sono già diventati i padroni dell’islam sunnita e stanno portando via Hamas da Teheran”. Rubin poi passa in rassegna “l’autunno elettorale” del Medio Oriente. “In Tunisia stanno per diventare primo partito i demagoghi islamici di Ennahda, è clamoroso in un paese che fino a ieri si diceva non avere un problema di fondamentalismo. In Turchia si è imposto un modello neo ottomano molto pericoloso. A novembre ci saranno le elezioni in Egitto e i Fratelli musulmani conquisteranno fra il 30 e il 40 per cento dei consensi, il resto sarà diviso fra vecchio regime, sinistra e centristi. Pochi i dubbi che saranno il primo partito. E’ un risultato naturale. Presidente sarà con ogni probabilità Amr Moussa, non è un religioso ma formerà un regime radicale, nazionalista e ostile all’America e a Israele. Questa primavera riporterà l’Egitto ai tempi del primo Sadat. Il pericolo maggiore sarà il rafforzamento di Hamas a Gaza e il rischio di una nuova guerra con Israele. Cosa farà l’Egitto in quel caso? Cosa accadrebbe se migliaia di Fratelli accorressero in aiuto di Hamas?” Purtroppo di queste cose per ora se ne accorgono solo Rubin e pochi studiosi e curiosi del settore, che non abbiano il paraocchi fatto di slogan alla moda, secondo cui ogni afflato rivoluzionario è per definizione buono. Se uno dà per scontata tale nalisi, e non ci sono motivi contrari perché ciò non sia così guardate adesso come stride l’analisi del capo della Cia di Obama così come riportata da un’Ansa uscita nel pomeriggio del 6 ottobre stesso: “Israele non avrà accesso alle informazioni di intelligence dello scudo antimissile che la Nato sta sviluppando per proteggersi da eventuali attacchi provenienti dall'Iran o da altri stati canaglia”. Insomma dall’Iran si proteggerà solo l’Europa e la Turchia sunnita, quella che trama per buggerare l’Iran secondo l’analisi di Rubin, ma solo per sostituire un totalitarismo para religioso con un altro, mentre Israele dovrà difendersi da solo. Da entrambi: sunniti e sciiti
A dirla tutta questa settimana continua idealmente da dove era finita quella precedente, tutta monopolizzata dal finto evento della auto proclamazione dello stato palestinese all’Onu, effetto speciale della politica di Abu Mazen che in realtà rischia di rimanere nel manico. Anche perché alcuni parlamentari europei, come si leggeva in un articolo di “Informazione corretta”, sempre del 6 ottobre, confermavano le perplessità dei moderati europei a considerare Anp e soprattutto Hamas come interlocutori di pace. Se a questa situazione aggiungiamo le minacce della Siria, così come riportate dall’agenzia locale filo iraniana “Fars” secondo cui Damasco è pronta ad attaccare Gerusalemme (vedi “Opinione” di sabato 8 ottobre a pagina 6) con l’aiuto di hezbollah e Iran in caso di un attacco Nato “umanitario”, si capisce in quale “cul de sac” si è cacciato il cosiddetto occidente a colpi di politica di appeasement. Il 17 ottobre, a tale proposito, verrà presentato alla Camera il rapporto sull’anti semitismo in Italia, curato dal deputato Pdl Fiamma Nirenstein, da cui emerge che nel 2009 c’è stato un picco intollerabile in tal senso. Cifre altissime in percentuale di intervistati sono ancora soggetti ai pregiudizi anti ebraici e la maggior parte associa Israele al male assoluto con stereotipi che nascondono l’anti semitismo dietro le critiche, anche quelle legittime, alla politica di Banjamin Nethanyahu. Ma ci si può stupire di questo? Proprio la posizione europea in Medio Oriente, le inaudite pressioni sullo stato ebraico, il rapporto Goldstone sull’operazione “Cast lead”, le decine di risoluzioni Onu monodirette contro Gerusalemme, laddove come si è visto per Siria e Iran si usa sempre ogni delicatezza, contribuiscono a questo stato di cose. Ebbene la settimana che è appena finita invera questo teorema: se si semina il vento dell’odio si raccoglie poi la tempesta del pregiudizio. Nell’opinione pubblica. Non solo italiana. E se vogliamo una controprova di ciò basta da una parte leggersi le menzogne di Abu Abbas propagandate da Umberto de Giovannageli su “L’Unità” di venerdi’ 7 ottobre e dall’altra constatare, come ci avverte “Informazionecorretta” nella copertina dello stesso giorno, che sarà proprio il famigerato Goldstone a nominare i giudici del tribunale penale dell’Aja. Scegliendoli tutti attentamente nel novero della personalità che si sono sempre distinte per un odio anti israeliano quando non anti semita. Il pezzo è quello della prima pagina del meritorio “Foglio” di Ferrara ( meritorio almeno nell’ambito Israele e dintorni). Tre nomi per tutti: Louse Arbour, che non ha bisogno di presentazioni, ex commissaria capa ai diritti umani dell’Onu prima della Pillay, il magistrato cileno Cecilia Medina, “veterana del rapporto su Gaza”, e last but not least, uno svedese, Hans Correll, coinvolto in “Oil for food” (come il nostrano Formigoni, meglio il suo sottopancia, condannato penalmente al posto suo avendogli fatto da parafulmine con le autorità giudiziarie italiane a suo tempo). Per Israele purtroppo sempre “mala tempora currunt”, come non dimentica mai di sottolinarci il nostro caro semiologo Ugo Volli quasi tutti i giorni. Per concludere da citare l’analisi di Manfred Gesternfeld per “Informazione corretta” di venerdì, in cui si illustrano le ultime assurde e discriminatorie norme anti ebraiche (sulla circoncisione o brit-mila) che paesi come Svezia, Olanda e Danimarca si apprestano a varare. Invece che pensare a come risanare i tanti ghetti multiculturali dove si vive in un mondo a parte, si applica la sharia invece che la legge dello stato, e quindi la poligamia e altre pratiche inaccettabili sono all’ordine del giorno, per non parlare delle prediche nelle moschee degli imam filo terrorismo islamico, il problema dell’integrazione sembra si concentri solo sul prepuzio dei bambini di religione ebraica. Verrebbe da dire, con una battuta un po’ forte, che questi esperti interreligiosi sono proprio degli studiosi del c….