Che fine hanno fatto i neocon ? Lo racconta il FOGLIO oggi, 08/10/2011, a pag.1, in un pezzo dal titolo " Romney in veste neocon affonda Obama e lancia il ' secolo americano' ".
Mitt Romney
New York. Per logica di esclusione le disgrazie sondaggistiche di Rick Perry, il gran rifiuto di Chris Christie e l’improbabile ascesa di Herman Cain consolidano la candidatura di Mitt Romney. Ieri l’ex governatore del Massachusetts ha spezzato i mesi di traccheggiamenti sulla politica estera – argomento scivoloso in un tempo in cui l’isolazionismo è più di una tentazione – con un discorso muscolare al college militare The Citadel, in South Carolina. Non ha scelto un posto qualsiasi: lo stato di Columbia sarà fra i primi a votare alle primarie e per i candidati è fondamentale fare bene all’inizio per sperare di arrivare con la nomination in tasca alla Convention di Tampa. E Romney, mormone con la patina altolocata del new englander, deve costruire il suo consenso al sud. “Questo deve essere un secolo americano”, ha detto fra gli applausi degli studenti in uniforme. Romney è partito dalle critiche alla politica estera di Obama per fare alcune distinzioni classiche nello scontro fra le dottrine sul ruolo dell’America nel mondo: “E’ facile per il presidente saltare da una crisi all’altra, ma in questo modo l’America subisce gli eventi, non li determina”, perché “nella visione profondamente sbagliata di Obama l’America non ha nulla di unico” e non crede alla dottrina reaganiana per cui “quando l’America è più forte il mondo è più sicuro”. L’ex governatore del Massachusetts ha ribaltato il paradigma multilaterale del “leading from behind” e ha rispolverato le formule della dottrina Bush, includendo i paesi che minacciano l’America – dall’Iran alla Corea del nord fino all’infido alleato pachistano – nella visione olistica del “noi e loro”; ha parlato di “terrorismo islamico” e “jihadisti”, tabù della politica linguistica di Obama. La sua strategia si riassume in quattro punti: l’America deve perseguire una politica estera chiara e decisa, sostenere la democrazia e il libero mercato, non mettere da parte l’“hard power” e convincere gli alleati ad aderire senza riluttanze. E per portare “l’eterna fiaccola della libertà” l’America deve continuare a investire sulla difesa, senza indulgere sulle richieste di tagli al budget del Pentagono. Romney aveva anticipato l’esposizione della sua summa pubblicando la formazione del team “ombra” della sicurezza nazionale. L’elenco dei cinquanta nomi pullula di vecchie conoscenze neoconservatrici dell’Amministrazione Bush, leggermente bilanciate da nomi del conservatorismo più classico. Certo non si tratta di un consesso di colombe, il che segna un punto di rottura con il senso dell’ineluttabile diminuzione del ruolo dell’America nel mondo che il moderato Jon Huntsman sostiene con il fioretto dell’autocritica, Ron Paul con la clava dell’isolazionismo morale. Ci sono gli analisti neocon Bob Kagan e Dan Senor, l’ex capo della Cia, Mike Hayden, consiglieri e ufficiali bushiani come Eric Edelman, Walid Phares e Eliot Cohen. Ci sono anche l’ex segretario della sicurezza nazionale, Michael Chertoff, e l’esperto di antiterrorismo Cofer Black. Combinando la lista dei nomi e le parole dette in South Carolina, Romney tenta la restaurazione dell’impero americano e spera che l’ondivago elettorato conservatore apprezzi.
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