Riportiamo dal FOGLIO di oggi, 07/10/2011, in prima pagina, l'articolo dal titolo " Goldstone all’Aja, la corte che vuole processare Israele".
Roma. Richard Goldstone è il giudice che aveva accusato Israele di “crimini di guerra”, ponendo il proprio nome come sigillo nel controverso rapporto che alle Nazioni Unite ha messo Israele e Hamas sullo stesso piano di responsabilità per la guerra di Gaza.
Ad aprile Goldstone ha abiurato quello stesso rapporto in una autocritica clamorosa sul Washington Post dal titolo “Riconsiderando il rapporto Goldstone su Israele e crimini di guerra”, in cui il giudice sudafricano ha scritto: “Oggi sappiamo molto di più su quello che accadde di quanto sapevamo quando ho presieduto la missione d’inchiesta nominata dal Consiglio Onu dei diritti umani, che produsse quello che è generalmente noto come il ‘rapporto Goldstone’. Se avessi saputo allora quello che so adesso, il rapporto sarebbe stato un documento diverso”.
Dopo mesi di silenzio, Goldstone torna con un incarico politico importante per il conflitto mediorientale. Dovrà scegliere i magistrati della Corte penale dell’Aja. Goldstone andrà a dirigere la Coalition for the International Criminal Court, una commissione che da poco affianca il tribunale per i diritti umani nella selezione dei giudici. Le indicazioni di Goldstone saranno decisive per la composizione della corte (sei giudici saranno eletti a breve per servire la corte dal 2012 al 2021). Con sé Goldstone ha portato in commissione l’avvocato pachistano Hina Jilani, che fece parte del gruppo di lavoro che produsse il famigerato rapporto su Gaza. Dopo la ritrattazione di Goldstone a primavera, Jilani difese comunque il documento anti Israele.
Il team che selezionerà i magistrati
Ci sarà l’ex commissario dell’Onu per i diritti umani, Louise Arbour, che nel 2006 protestò contro l’esecuzione di Saddam Hussein, che nel 2008 ha abbracciato la Carta araba dei diritti umani (con annesse clausole antisemite) e che ha partecipato a Teheran ai lavori di una conferenza sui “diritti dell’uomo e la diversità culturale”. Con il chador a coprirle il volto, la Arbour ascoltò impassibile Mahmoud Ahmadinejad che chiamava alla distruzione di Israele e negava l’Olocausto. Non mancherà con Goldstone il magistrato cileno Cecilia Medina Quiroga, già veterana del rapporto su Gaza. Ci saranno Patricia Wald, attualmente membro della Open Society di George Soros, e lo svedese Hans Corell, che prese parte al fatidico programma Oil for food, una delle pagine più vergognose nella storia delle Nazioni Unite. Il ruolo di Goldstone all’Aja ha un valore politico particolare. Da anni i palestinesi, su cui la corte non ha oggi giurisdizione, cercano di far processare le misure di sicurezza e gli insediamenti ebraici in Cisgiordania.
La marcia palestinese all’Onu per l’indipendenza ha dato nuova linfa a questa campagna, che avrebbe conseguenze pesantissime per lo stato ebraico. Israele si è intanto scagliato contro l’Unesco, dopo che ha approvato la raccomandazione di attribuire alla Palestina lo status di membro dell’agenzia culturale dell’Onu. La decisione, presentata dal blocco arabo, verrà sottoposta al voto dell’Assemblea generale dell’Unesco il 25 ottobre a Parigi. Oltre al voto contrario statunitense si sono registrate le astensioni di Italia e Francia. Gli Stati Uniti hanno chiesto a tutte le delegazioni di votare contro, ma Madrid, fra molti altri, ha fatto sapere che voterà a favore. Washington ha annunciato che potrebbe tagliare i fondi all’Unesco se venissero ammessi i palestinesi.
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