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Ugo Volli
Cartoline
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La macchina delle bugie e gli intoppi dell'ermeneutica 03/10/2011
La macchina delle bugie e gli intoppi dell'ermeneutica
 

Gianni Vattimo

Il grande megafono della propaganda palestinese (e in genere islamista) è potente e ben pagata (http://www.thejc.com/news/world-news/54229/plo-want-advice-pr-firm-bell-pottinger, si parla di 30.000 dollari al mese solo per la consulenza; http://elderofziyon.blogspot.com/2011/09/plo-hired-pr-firm-that-specializes-in.html). Chi oggi non crede che esistano dei "territori palestinesi" e delle "colonie" che la "occupano", dei "confini del '67": tutti concetti falsi secondo il diritto internazionale? Chi non pensa che Gaza sia una specie di campo di concentramento dove si soffre la fame, anche se ci sono i dati sulle centinaia di Tir che ogni giorno arrivano da Israele (sì da Israele, e non hanno mai smesso di farlo anche durante le operazioni belliche come Piombo fuso) con i rifornimenti per la Striscia, ci sono i filmati sui mercati, sui parchi acquatici, sugli alberghi di lusso, che abbiamo pubblicato anche qui su IC?  Potenza della propaganda: una grande macchina delle bugie. Ma qualche volta anche il mulino delle menzogne si inceppa per le sue stesse contraddizioni interne. Vi faccio un paio di esempi. 

Il primo riguarda la questione centrale, quella della pace fra Israele e Palestinesi. Grazie alla macchina delle bugie tutti pensano che i palestinesi buoni vogliano la pace, che gli israeliani cattivi (Netanyahu in testa) non la vogliano per poter opprimere a loro piacere i poverelli sotto occupazione e "rubar loro la terra". La storia è diversa, gli israeliani hanno sempre accettato tutte le proposte di divisione, a partire da quella Peel negli anni Trenta, a quella del '47, fino alle proposte di Barak e di Olmert. E i palestinesi hanno sempre rifiutato con qualche pretesto, o senza pretesti, per la semplice ragione che vogliono tutto. Ma ora, se si applicassero i "confini" che pretendono e che molti appoggiano, verrebbe la pace? Assolutamente no, sarebbe un passaggio della guerra per distruggere del tutto Israele, da cui lo Stato ebraico uscirebbe indebolito e loro vedrebbero più vicina la vittoria finale. Lo dico io? No, guardate questo filmato (http://www.youtube.com/watch?v=RyhuqthF2UM)   e vedrete che lo dicono loro. In arabo, naturalmente, fidando che i corrispondenti occidentali l'arabo non lo parlano e non gli interessa, ubbedienti al manuale che ho pubblicato ieri (http://www.informazionecorretta.com/main.php?mediaId=115&sez=120&id=41659 – notate che il link al testo originale inglese inserito nella newsletter aveva un refuso, quello giusto è qui: http://www.think-israel.org/davidson.middleeastreporting.htm) "Raggiungere il "grande scopo" subito sarebbe impossibile. Se diciamo che vogliamo eliminare Israele... be', è troppo difficile, non è accettabile politicamente. Non ditelo in giro. Ma se Israele si ritira da Gerusalemme, evacua 650.000 coloni e smantella il muro, che sarà di Israele? Arriverà alla fine ". Parola di Abbas Zaki  importante membro del comitato centrale di Fatah, non di Hamas. Magari in arabo, certamente non badata dai giornali occidentali, la verità viene fuori.(http://www.israelnationalnews.com/News/News.aspx/148406#.TojBXnNPbIY)

Altro esempio. L'ottimo presidente iraniano Ahmadinejad, nel suo solito furore antisraeliano e antiamericano, fra gli altri argomenti che tira fuori per indurre all'odio, usa parlare spesso dell'11 settembre come di un complotto di Israele e della Cia – in termini non molto diversi, fra l'altro, di un pugno di accaniti negazionisti nostrani, fra cui quel Giulietto Chiesa che ha avuto l'onore (e il compenso economico, immagino) di vedere distribuito il suo DVD di "controinformazione" sugli attentati alle Twin Towers addirittura dall'Espresso, giornale che si proclama democratico. Be' non sappiamo se Chiesa copi da Ahmadinejad o viceversa – o tutti e due siano arrivati indipendentemente alla verità scientifica che i mali del mondo dipendono dall'America e da Israele. Fatto sta che il presidente iraniano ha ripetuto questa solfa anche durante l'ultima sessione dell'Onu. Un'altro esempio di macchina delle bugie: calunniate calunniate, qualcosa resterà, come diceva Don Basilio nel "Barbiere di Siviglia" ben prima di Goebbels. Sennonché facendo così, ha pestato i piedi ad Al Qaeda, la sede centrale del terrorismo islamico. Come, si deve essere detto il dottor Al Zawahiri, amministratore delegato della multinazionale del terrore ed erede del mitico fondatore Bin Laden, noi abbiamo investito un sacco di soldi e di energie per ottenere questo grande risultato e ora ce lo vogliono togliere? Magari a vantaggio degli odiati sionisti? E allora ha fatto un comunicato di smentita (http://elderofziyon.blogspot.com/2011/09/al-qaeda-upset-at-ahmadinejad-for-911.html), in cui ancora una volta ha rivendicato gli attentati, come era successo già diverse volte. Convincerà Ahmadinejad, e magari anche i negazionisti (o complottisti) nostrani, Giulietto Chiesa, Gianni Vattimo, il direttore e magari anche l'editore dell'Espresso? Ne dubito  Il fondatore dell'ermeneutica, Friedrich Schleiermacher, diceva più o meno che il lavoro dell'ermeneuta consiste nel capire il testo meglio di quanto facesse l'autore che l'ha scritto. Questo principio può essere esteso anche alla storia: in questo caso i filosofi usano parlare di "ermeneutica della fatticità". Parolone per dire che "non vi sono fatti, solo interpretazioni". Un principio bello comodo (per chi ha torto). Be' il pensiero debole di Vattimo è figlio dell'ermeneutica e questo dà certamente a lui e ai suoi amici il diritto di capire gli attentati di Al Qaeda (e magari anche i Protocolli dei savi di Sion) meglio di quelli che li hanno preparati. Capire che cosa è meglio dire contro Israele, è chiaro. La macchina delle bugie è proprio questo. Peccato che ogni tanto, l'autore rivendichi le sue intenzioni e le sue azioni – facendo bloccare così la macchina. Ma non c'è da preoccuparsi troppo, ci pensano i giornali a censurare quel che non va bene (a eliminare le dissonanze cognitive, diremmo in gergo accademico) e a restaurare la pura fede dell'islamismo combattente.
 
Ugo Volli

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