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L'intervista della Stampa ad Abu Mazen 01/10/2011

Cortese Redazione,

allego copia di una mia email inviata al direttore de La Stampa

Cordiali saluti

Daniele Coppin

Egr. Direttore,
l'intervista ad Abu Mazen pubblicata sull'edizione odierna del Suo quotidiano, a firma di Rachida Dergham, rappresenta un pessimo esempio per la sua acquiscenza nei confronti del soggetto intervistato e per la tendenziosità del contenuto. Possibile che non si riesca più a leggere un'intervista vera, in cui l'intervistatore (in questo caso, l'intervistatrice), anzichè fornire un'occasione all'intervista per fare propaganda, lo incalzi con le domande necessarie a chiarire le ambiguità. Perché, ad esempio, ll'intervistatrice non ha chiesto ad Abu Mazen cosa intendesse quando, all'ONU, ha parlato di territori occupati da sessant'anni? Forse che per il leader dell'ANP il territorio di Israele dovrebbe essere parte della Palestina?!
E come concilia questa sua affermazione con l'altra, fatta sempre da Mahmud Abbas (alias Abu Mazen) nello stesso discorso, in cui diceva di non voler delegittimare Israele? Se considera Territori palestinesi occupati anche il territorio di Israele di fatto delegittima Israele.
E, ancora, poteva chiedere perchè, visto che Abu Mazen ha chiesto il riconoscimento della Palestina sulla base della risoluzione 181 del 1947 (respinta dagli Stati Arabi perchè prevedeva la creazione di uno Stato "arabo" e di uno "ebraico"), non gli è stato chiesto il motivo del suo rifiuto a riconoscere il carattere "ebraico" di Israele?
E come mai nell'intervista non si fa riferimento alcuno all'obiettivo dichiarato dai leader arabi, sia nel 1948 che nel 1967, di distruggere Israele, magari riocrdando anche i famosi "Tre No" della Dichiarazione di Karthoum (dopo la Guerra dei Sei Giorni): "no alla pace con Israele, no a negoziati con Israele, no al riconoscimento di Israele"?
Un'intervista fatta col tappeto rosso da un'intervistatrice evidentemente di parte che non fa onore a Lei, Direttore, ed al suo autorevole quotidiano.

Distinti saluti
Daniele Coppin


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