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Corriere della Sera Rassegna Stampa
29.09.2011 Sergio Romano e i tribunali rabbinici
com'è possibile paragonarli a quelli islamici?

Testata: Corriere della Sera
Data: 29 settembre 2011
Pagina: 49
Autore: Sergio Romano
Titolo: «I tribunali rabbinici»

Riportiamo dal CORRIERE della SERA di oggi, 29/09/2011, a pag. 49, la risposta di Sergio Romano Shalom Bahbout, Rabbino Capo di Napoli, dal titolo "I tribunali rabbinici".


Sergio Romano, Shalom Bahbout

L'articolo a cui fa riferimento Shalom Bahbout è stato ripreso anche su IC, per leggerlo, cliccare sul link sottostante
http://www.informazionecorretta.com/main.php?mediaId=2&sez=120&id=41520.
Sergio Romano non solo elude le domande di Bahbout, ma condisce la sua breve risposta con una menzogna, per altro smentita anche nella lettera di Bahbout : "I tribunali rabbinici e quelli islamici possono essere considerati forme di sussidiarietà ". I tribunali rabbinici non interferiscono con lo Stato e ne rispettano le leggi. Non si può sostenere altrettanto per quelli islamici.
I tribunali islamici si rifanno alla sharia e non riconoscono la legge dello Stato. Democrazia non significa concedere a imam fondamentalisti islamici di applicare la sharia in Italia perchè agli ebrei è concesso avere i tribunali rabbinici. Se questi fossero in disaccordo o interferissero con le leggi italiane sarebbero chiusi.
Ecco lettera e risposta:

Caro Romano, prima di fare qualsiasi affermazione in merito al funzionamento dei tribunali rabbinici bisognerebbe conoscere la Halakhà, la legge ebraica. Quanto accade nelle Comunità ebraiche è esattamente il contrario di quanto affermato dall'arcivescovo di Canterbury, Rowan Williams, che in una contestata allocuzione del 2008, disse di ritenere che il diritto britannico avrebbe dovuto inevitabilmente incorporare alcuni elementi delle legge coranica (Sharia). La legge ebraica infatti stabilisce fin dal III secolo — secondo quanto stabilisce il maestro Shemuel nel Talmud — che «Dinà demalkhutà dinà», cioè che la legge dello Stato è legge. Questa disposizione si applica alle controversie di carattere economico (ma non a quelle religiose sull'osservanza dei riti, delle feste, sul divorzio «religioso» ecc.) che possono sorgere all'interno della Comunità ebraica. Il tribunale rabbinico, nell'emanare la sua sentenza su una controversia di natura economica che le parti concordano di risolvere di fronte a un tribunale rabbinico, deve fare riferimento alle leggi dello Stato. L'eventuale sentenza emessa da questo tribunale ha il valore di un arbitrato che, ribadisco, non può eludere le leggi dello Stato.

Scialom Bahbout
Rabbino Capo di Napoli

Grazie per le sue interessanti precisazioni. Ma non ho mai scritto e pensato che le decisioni arbitrali dei tribunali rabbinici potessero contraddire le leggi dello Stato. E non credo che lo pensasse l'arcivescovo di Canterbury a proposito dell'Islam quando propose che alcuni elementi della Sharia venissero incorporati nella legislazione statale. I tribunali rabbinici e quelli islamici possono essere considerati forme di sussidiarietà, e i secondi potrebbero essere organizzati sul modello dei primi. Il rabbino Adin Steinsaltz, noto soprattutto per il suo monumentale lavoro sul Talmud, mi disse un giorno che gli ebrei e i musulmani quando s'incontrano e si scontrano «ballano il tango». Alludeva, suppongo, a certe evidenti sintonie teologiche e liturgiche. Perché non permettere agli uni ciò che è permesso agli altri?

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