179 a 14, questo è il problema
Cari amici, vi dice qualcosa questo elenco: Australia, Austria, Bulgaria, Canada, Francia, Germania, Gran Bretagna, Israele, Italia, Nuova Zelanda, Olanda, Polonia, Repubblica Ceca? No? Be' sono i 14 paesi che hanno boicottato la conferenza "Durban 3" organizzata dal comitato dei diritti umani dell'Onu nel decennale della Conferenza di Durban. I paesi che hanno aderito invece sono 179, comprese alcune democrazie occidentali come Spagna, Portogallo, Svizzera, Belgio Svezia, Grecia, Finlandia, Norvegia; e naturalmente i più grandi stati del mondo come Cina, India, Russia, Brasile, tutto il mondo islamico, tutta l'Africa e l'America latina (http://www.israelhayom.com/site/newsletter_opinion.php?id=554).
Vi voglio ricordare che la Commissione per i diritti umani dell'Onu era presieduta fino a qualche mese fa dalla Libia (che poi ha avuto qualche problemuccio), ha (o ha avuto prima che uscissero per turno) come suoi autorevoli esponenti l'Iran, Cuba, Siria, l'Arabia Saudita, il Sudan eccetera eccetera. Il suo tempo è dedicato naturalmente non a occuparsi dei posti in cui non si vota, le opinioni dissenzienti sono punite con morte torture, prigione a vita, le donne non possono guidare, andare in giro da sole e se fanno vedere una ciocca di capelli sono condannate alla frusta, gli omosessuali sono impiccati, i partiti sono proibiti, il culto del capo è obbligatorio, Internet e i giornali sono pesantemente censurati, i manifestanti sono sistematicamente ammazzati. No, la Commissione ha dedicato il 90 per cento delle sue energie e naturalmente delle sue deliberazioni di condanna a quell'abominio dell'umanità che si chiama Israele.
Vi ricordo anche che la conferenza di Durban, che questa ricorda, fu in sostanza un delirio antisemita, non solo la condanna di Israele servita in tutte le salse, ma anche la caccia all'uomo (intesa in senso letterale, fisico) dei militanti di Ong israeliane, la dichiarazione che la causa di tutti i mali del mondo e la fonte di ogni razzismo fosse il sionismo. E in senso più ampio, l'Occidente. Fu l'equivalente diplomatico, a pochissimi giorni di distanza, dell'attacco alle Twin Towers. Le cose andarono in maniera tale che tutti i paesi occidentali furono costretti a ritirare le loro delegazioni. Lo stesso accadde tre anni fa per Durban 2, che doveva rinnovarne i fasti e finì fra gli insulti di Ahmadinejad agli ebrei e all'America; e oggi si rinnova, come un serial killer che non riesce a evitare di moltiplicare i propri gesti di morte, a New York. E' degno di nota che i media ne parlino sempre meno, tanto è squalificata l'etichetta.
E però la Conferenza si svolge lo stesso e il risultato è quello che vi ho detto: 179 a 14. E' un risultato su cui vale la pena di riflettere, perché non riguarda un punto politico, come il voto sullo "stato palestinese" che prima o poi avverrà all'Assemblea Generale dell'Onu – e probabilmente finirà peggio. Qui sono in gioco dei principi, in particolare diciamo l'ostracizzazione universale e di principio di Israele, la condanna senza appello di sionismo, ebraismo, democrazia occidentale. I rapporti di forza, se non proprio militari almeno diplomatici, oggi sono questi. Sarebbe interessante discutere sulla ragione per cui a un successo sostanziale delle tecnologie, dei modi di vivere, della cultura di massa, del linguaggio politico dell'Occidente, poco dopo il trionfo della fine del comunismo, corrisponda una tale perdita di influenza. Non posso parlarne qui. Vorrei solo indicarvi che all'esportazione della democrazia, vagheggiata dieci anni fa dall'America migliore, è succeduta la sua falsificazione da parte delle forze che le sono nemiche (neocomunismo, terzomondismo, caudillismo, islamismo), lo scippo del suo linguaggio e dei suoi concetti ("diritti umani" ecc.) la loro falsificazione sistematica verso il loro opposto. Una tragedia del pensiero
Sul piano pratico, bisogna capire però che su molti temi, il primo dei quali è la sopravvivenza di Israele e della democrazia occidentale, che sono strettamente legati, molto più di quel che sembra, i rapporti di forza sono questi: 14 a 179, con una buona dose di transfughi, che credono di stare meglio piegandosi al vento dell'odio. Questo dato fa apprezzare il miracolo della sopravvivenza di Israele, l'intelligenza e la bravura della sua politica, il percorso difficilissimo che il paese (e in generale l'Occidente) ha davanti, la necessità del massimo impegno da parte di tutti noi.
Ugo Volli
PS: A tutti i miei lettori ebrei, e naturalmente anche agli altri che sono meno coinvolti, auguro buon anno, o come si dice in ebraico Shanà Tovà uMetukà, un anno buono e dolce. Questa sera infatti inizia l'anno ebraico 5772. A ciascuno auguro buone cose, un anno come vuole lui. E a tutti noi un anno che rovesci le angosce che ci attanagliano, diciamo un anno in cui non ci sia più il bisogno di scrivere cartoline come questa, in cui tutti possiamo occuparci di cose costruttive e positive. Speriamo e lavoriamo per questo.