Sarà che invecchio, ma più vado avanti e meno sopporto le anime belle che pontificano in Rai o scrivono sui giornaloni o, peggio, Famiglia Cristiana (ma la lista è lunga); soprattutto pero' non ne reggo la supponenza, il paternalismo, un atteggiamento basato sul presunto possesso della verità e su una molto sentita superiorità morale e, perchè no, antropologica. Cosi' pace è adesione supina a teorie geopolitiche basate su un sapere spesso sviluppato in salotto e derivato da altre anime belle, possibilmente straniere. Essere amici di Israele vuol dire saper dire agli Israeliani dove e quanto sbagliano, e soprattutto che cosa Israele dovrebbe fare. Naturalmente autocancellarsi dalla cartina geografica sarebbe la soluzione più veloce, più pratica, meno sanguinosa. Essere buoni ebrei è essere morti (cosi' come, in tempi non cosi' remoti, l'unico poliziotto buono era un poliziotto morto): gli ebrei morti servono a mostrare tutta la bellezza e la la compassione delle anime in questione, anche perchè gli ebrei morti hanno il buon gusto di starsene in Germania, in Polonia, o in Bielorussia, dove appunto dovrebbero tornarsene pure i discendenti dei superstiti. Gli ebrei morti sono preferibili a quelli vivi perchè sanno stare al loro posto. E' una tecnica che viene applicata di routine a tutti coloro che non si uniformano alla visione del mondo delle anime belle, un mondo alternativo in cui si pensa come pensano loro e si fa quello che dicono loro. Una tecnica che è stata applicata ai neri che non odiavano abbastanza i bianchi diversi dalle anime belle, per i quali l'epiteto più gentile era "zio Tom" - ne sapeva qualcosa Louis Armstrong, di sicuro se lo sentira' dire l'aspirante candidato alla presidenza USA Herman Cain, che pure ha vinto lo straw poll in Florida. E' stata applicata alle donne che militano in campi politicamente diversi da quelli coltivati dalle anime belle. Cosi' Sarah Palin non capisce "la specificità di essere donna" (L. Castellina), mentre Condi Rice (che in quanto donna e nera appartiene a ben due gruppi tradizionalmente oggetto di discriminazione) è "una donna-scimmia [..] certamente afflitta da una vita di mestruazioni a cui, probabilmente, data l'età, è seguita la mai troppo rimossa menopausa" (Lidia Ravera). Alla faccia della solidarietà fra donne tanto cara al femminismo di una volta. Viene applicata ai concetto di morale e moralità, quando a infrangerle sono persone diverse dalle anime belle, che naturalmente sono autorizzate a infrangerle quando e come vogliono in nome dei loro superiori ideali. Viene applicata allo stesso concetto di democrazia, quando le elezioni non vanno come dovrebbero andare secondo le anime belle, che ovviamente sono depositarie della verità e della giustizia. Non sopporto più l'attacco personale e la politica all'ingrosso, per cui Netanyahu e Lieberman sono l'incarnazione del male perche' "di destra" (ma, ammesso che queste categorie stiano ancora in piedi, cosa vuol dire di destra in questo caso? Forse che Ehud Barak, o Rabin, o Golda Meir, agirebbero molto diversamente da Netanyahu?). Mi disturba la retorica dell'oppressione, perche' a difendere gli oppressi ci si sente bravi e buoni, si viene invitati ai convegni, alle tavole rotonde, alle cene, e alle feste “giuste”; si viene invitati a scrivere articoli per i giornaloni suddetti e a firmare appelli e manifesti sotto i nomi di opinionisti illustri. Naturalmente fare della retorica costa meno fatica e rende di più del fare informazione, e soprattutto dell'informarsi (mi vengono in mente varie personalità della politica e della cultura costrette a ritirare le proprie firme dopo essersi resi conto di che cosa avessero firmato, a volte senza nemmeno leggere e sulla sola base dei nomi dei firmatari precedenti). Mi disturba soprattutto il fatto che ci siano oppressi di serie A e di serie B (o anche di serie Z, senza contare gli oppressi che non vengono neppure ammessi al campionato), lo Sdegno Selettivo, per cui si ufficializza la Nakba e si ignora il numero più o meno uguale di ebrei costretti a lasciare i Paesi arabi in cui risiedevano da secoli, insieme ai loro beni e alle loro case; si giustificano l'aggressione, il terrorismo, il razzismo, l'apartheid, l'infanticidio deliberato, il sequestro di persone innocenti, e pure la crudeltà, purchè siano contro Israele. Ho sentito che, anche se vivranno nel futuro Stato palestinese, i "profughi" (palestinesi e discendenti dei palestinesi della Nakba) rimarranno tali (probabilmente per decisione non loro) per non rinunciare al "diritto del ritorno" – e ovviamente per continuare ad assicurare una piattaforma politica ai loro “rappresentanti”, spazio televisivo ed editoriale ai signori della retorica, e un impiego ai funzionari delle ONG (dopotutto la fine dell'oppressione coinciderebbe con un aumento della disoccupazione). Molto più conveniente alimentarne la rabbia e le illusioni. Mi sbalordisce l'atteggiamento di certe organizzazioni cristiane (Pax Christi in primis) di cui si fa portavoce, tra gli altri, Famiglia Cristiana, a proposito delle quali non posso fare a meno di chiedermi se ci siano o ci facciano. Da cristiana, da cattolica, so che essere cristiani ed essere cattolici è scomodo e difficile, soprattutto oggigiorno: non abbiamo molti amici. Forse questi cristiani vogliono essere parte del mondo ideale dei bravi e buoni, partecipare ai convegni e alle tavole rotonde, venire tollerati dagli atei e dai mangiapreti e lodati dai progressisti / terzomondisti / buonisti (naturalmente finchè si conformano e si sottomettono): un po' l'atteggiamento degli Ovadia e di molti intellettuali che hanno libri da vendere e teatri da riempire, comprensibile negli intellettuali (sempre pronti a seguire le ultime tendenze) ma descrivibile solo come sconcertante ipocrisia (variante benintenzionata dell'utile idiozia) in noi cristiani. E a volte mi pare pure che molti di noi non possano accettare il fatto che i luoghi santi siano in Israele, anzi siano Israele. Quando ero bambina la colpa era sempre “della società”, sempre attaccata da coloro che non volevano far nulla per migliorarla costruttivamente (i professionisti della ribellione), ma anche rifutata quasi con ribrezzo da molti di quelli che avevano contribuito a darle forma e sostanza culturale: come se disconoscendola potessero lavarsi le mani del proprio operato. Per quanto riguarda il Medio Oriente di oggi, la colpa è sempre di Israele: come se le varie entità che ne hanno in qualche modo incoraggiato o permesso la nascita si fossero pentite di averlo fatto o di averlo fatto male, e prendendosela con Israele per non riconoscere i propri errori: la Società delle Nazioni, l'ONU, la stessa Gran Bretagna che ha creato nazioni e disperso popoli in Medio Oriente con la matita e il righello (basta guardare la carta geografica per renderseno conto: quei confini artificialmente diritti....). E' molto più facile prendersela con Israele che andare alle radici dei malesseri del Medio Oriente – che sono complicati e non fanno fare bella figura a nessuno, soprattutto ai molti oppressori (e ai molti interessi) che si nascondono dietro la retorica anti-israeliana. Mi fa spavento pure quello che ho scritto, perchè sono una persona mite che cerca, con fatica, umiltà, e molti errori, di capire le ragioni dell'altro e di tenerne conto. Posso capire i sentimenti di chi è nato in un campo profughi ed è stato educato a pensare in un certo modo, ma la ragione mi impone di guardare al di là del campo profughi. Anche se ormai la ragione sembra inesistente in questa Torre di Babele in cui tutti parlano di tutto senza più preoccuparsi di categorie obsolete quali il vero e il falso. Scusate lo sfogo, ma ogni tanto anche i miti nel loro piccolo si incavolano....