Riportiamo dalla STAMPA di oggi, 18/09/2011, a pag. 41, l'articolo di Stefania Craxi dal titolo " Mio padre non ha mentito a Reagan ".
Stefania Craxi, Yasser Arafat con Bettino Craxi
L'articolo a cui si riferisce Stefania Craxi è stato pubblicato sulla Stampa di ieri e ripreso da IC, per leggerlo, cliccare sul link sottostante
http://www.informazionecorretta.com/main.php?mediaId=6&sez=120&id=41595
Quella che segue è la lettera di Stefania Craxi in risposta all'articolo.
Comprendiamo l'affetto di una figlia per il proprio padre, ma le posizioni di Bettino Craxi sono indifendibili. Il documento a cui fanno riferimento Molinari e Mastrolilli arriva dal Dipartimento di Stato americano. Le telefonate fra Craxi e Reagan furono reali, come reale era il sostegno di Craxi alla 'causa palestinese' di Arafat e il suo appoggio al terrorismo palestinese.
Stefania Craxi studi meglio la storia di suo padre, siamo sicuri che, dopo averlo fatto, ne saprà di più, anche se non cambierà giudizio, in quanto - da come agisce politicamemte- è degna figlia di suo padre.
Ecco l'articolo:
Caro Direttore, mi permetta una postilla, non già al bel servizio dei suoi corrispondenti da New York, Maurizio Molinari e Paolo Mastrolilli, ma per mettere a fuoco quanto riportato nei documenti del Dipartimento di Stato americano, dalla cui lettura emerge l’immagine di un Bettino Craxi menzognero, reo di non aver mantenuto l’impegno preso con il Presidente Reagan, e cioè consentire la consegna dei quattro terroristi dirottatori dell’Achille Lauro, e di Abu Abbas, presunto ispiratore del commando.
Parlo per conoscenza diretta della vicenda, per i molti colloqui con mio padre e con un altro protagonista di quelle convulse giornate, il consigliere diplomatico di Palazzo Chigi, Antonio Badini.
Craxi non ha affatto mentito a Reagan, né avrebbe mai pensato di farlo. Nella confusa telefonata notturna, il Presidente del Consiglio italiano spiegò al suo interlocutore oltre Oceano le ragioni che impedivano una consegna immediata dei quattro palestinesi alle autorità americane, ma ne assicurò il loro affidamento all’autorità giudiziaria italiana che li avrebbe giudicati per un crimine avvenuto su territorio italiano.
Promise altresì a Reagan che avrebbe sollecitato gli accertamenti su Abu Abbas, quest’ultimo tra l’altro munito di passaporto diplomatico egiziano, e dunque di immunità. A Palazzo Chigi si riunì con urgenza una commissione di alti magistrati che, sotto il coordinamento del capo di Gabinetto del ministro della Giustizia, il magistrato Zhara Buda, non riscontrò alcun elemento a carico di Abu Abbas tale da poter accogliere una richiesta di estradizione in arrivo dagli Stati Uniti.
Di qui altresì l’impossibilità di continuare a trattenerlo sul territorio italiano.
Va aggiunto che, alcuni anni dopo, un tribunale americano, invitato da un comitato di cittadini a promuovere la ricerca e la condanna dello stesso Abu Abbas, ha riconosciuto l’inesistenza di elementi validi per procedere contro l’esponente del Flp.
Le bugie di Craxi non esistono. Esistono invece fatti della Storia che hanno dato ragione al suo modo di agire quella notte a Sigonella, un episodio che coinvolgeva non solo la dignità dell’Italia come Stato sovrano, ma i delicati equilibri nell’intera regione mediorientale.
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