Considerazioni sull'autoproclamazione dello Stato palestinese Mark Heller intervistato da Camille Eid
Testata: Avvenire Data: 27 settembre 2011 Pagina: 17 Autore: Camille Eid Titolo: «Ma andrà a lungo per evitare il veto»
Riportiamo da AVVENIRE di oggi, 27/09/2011, a pag. 17, l'intervista di Camille Eid a Mark Heller dal titolo " Ma andrà a lungo per evitare il veto ".
Mark Heller, senior research israeliano in diversi centri e autore di numerosi libri sulla questione mediorientale
Ne è convinto Mark Heller, senior research israeliano in diversi centri e autore di numerosi libri sulla questione mediorientale. Per quale ragione? In teoria per dare tutto il tempo necessario al Quartetto per convincere palestinesi e israeliani a riprendere i negoziati bilaterali ed evitare di conseguenza il veto americano. Gli americani sono consci dell'impatto negativo del loro no sulla popolazione palestinese. Ci possono essere manifestazioni di protesta in grado di sfociare in violenza. Un sondaggio afferma che la popolarità del premier israeliano è aumentata dopo il suo discorso all'Onu... Solitamente la popolarità dei leader israeliani cresce dopo ogni grande performance. E bisogna ammettere che quella di Netanyahu sia piaciuta alla maggioranza degli israeliani. Eppure, solo un quarto della popolazione, come indicano gli share tv, ha seguito in diretta i discorsi di venerdì. Per questo è assurdo affermare, come mi è capitato di leggere, che l'attuale coalizione al governo potrà riconfermarsi alle elezioni del 2013. Lei è autore di un libro sulle implicazioni per Israele della nascita di uno Stato palestinese. Sono cambiate queste implicazioni a distanza di parecchi anni? Sostanzialmente no. Le discussioni vertono ancora sull'opzione "due Stati per due popoli", su Gerusalemme e sui rifugiati. Ma la vera implicazione è quella di poter finalmente raggiungere un accordo sullo status finale. La domanda è o la seguente: accetteranno i palestinesi di riconoscere Israele come Stato ebraico? Ma c'è una sostanziale differenza tra Israele come Stato ebraico e come Stato per gli ebrei... Effettivamente. Parlare di Stato per gli ebrei sottintende un riconoscimento dei pieni diritti di tutte le minoranze etniche e religiose presenti nel Paese. Non sarebbe la stessa cosa all'interno di un eventuale Stato ebraico. In tal caso sarebbero lesi i diritti degli arabi israeliani e quelli dei profughi palestinesi che desiderano fare ritorno? Gli arabi israeliani godono di diritti simili a quelli di diverse minoranze etniche in Europa. Più problematica è la questione dei rifugiati. Io dubito fortemente del ritorno dei discendenti dei profughi in territorio israeliano. Molti potranno essere accolti nel futuro Stato palestinese, altri rimarranno dove risiedono attualmente, in Giordania o in Libano. Sono corretti i parallelismi tra la nascita dello Stato di Israele nel 1948, basata sul piano di spartizione dell'Onu, e la richiesta palestinese di essere riconosciuti come Stato? La nascita dello Stato di Israele non è tanto dovuta alla dichiarazione di indipendenza alla fine del mandato bntannico quanto all'esito favorevole della guerra con gli eserciti arabi. Israele non sarebbe venuto alla luce se quell'esito fosse stato diverso, nemmeno in forza della decisione dell'Onu. Se vogliamo adottare la stessa retorica, possiamo dire che lo Stato palestinese è nato con la proclamazione fatta nel 1988 daYasser Arafat e che l'attuale richiesta sarebbe per avere un riconoscimento internazionale maggiore.
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