Kabul, attentato talebano nel quartier generale della Cia cronaca di Maurizio Molinari
Testata: La Stampa Data: 27 settembre 2011 Pagina: 18 Autore: Maurizio Molinari Titolo: «Kabul, assalto taleban alla Cia»
Riportiamo dalla STAMPA di oggi, 27/09/2011, a pag. 18, l'articolo di Maurizio Molinari dal titolo "Kabul, assalto taleban alla Cia".
Maurizio Molinari
I taleban danno il benvenuto a David Petraeus violando il quartier generale della Cia a Kabul. L’episodio è avvenuto domenica sera quando un cittadino afghano presente nei locali dell’Hotel Arena, quartier generale dell’Agency in Afghanistan, ha fatto fuoco uccidendo un americano e ferendone un altro. I taleban si sono affrettati a rivendicare l’attentato con la telefonata di un loro «comandante» che dal Pakistan ha chiamato l’agenzia «Reuters» spiegando che si è trattato di «un martire che si è impossessato di un’arma del nemico e ha fatto fuoco per testimoniare agli americani che possiamo colpirli ovunque».
La polizia afghana si è limitata a confermare la sparatoria nell’Hotel Arena, che ospita la Cia dalla caduta del regime taleban nell’ottobre del 2001 ed è una delle strutture più protette nella zona governativa della città, mentre da Washington non sono trapelati dettagli: l’identità delle vittime è coperta dal top secret ed anche il nome dell’attentatore, ucciso dalla sicurezza, non è stata rivelata. Ma il fatto che i taleban siano riusciti a violare la sede della Cia a Kabul riporta alla memoria a quanto avvenne alla fine del 2009 quando un agente doppio, Humam Khalil Abu-Mulal al-Balawi, si fece esplodere dentro la base dell’Intelligence americana a Khost causando la morte di sette agenti della Cia, nel più sanguinoso attacco subito dall’Agenzia di Langley nella sua storia. Leon Panetta, allora capo della Cia ora arrivato alla guida del Pentagono, reagì ordinando 23 modifiche nella struttura della Cia in Afghanistan al fine di aumentare in particolare la capacità di protezione da parte di infiltrati al servizio dei taleban. Ma quanto avvenuto a Kabul lascia intendere che i jihadisti sono riusciti ancora una volta a beffare la sicurezza americana. Il tutto avviene a due settimane dall’attacco dei taleban contro l’ambasciata Usa a Kabul: una battaglia di quasi 20 ore che ha dimostrato la capacità del Network Haqqani di operare a dispetto del governo di Hamid Karzai e delle forze multinazionali.
A quel blitz Washington ha reagito con le deposizioni di Leon Panetta e di Mike Mullen, capo degli Stati Maggiori Congiunti, che intervenendo davanti al Congresso di Washington hanno puntato l’indice contro i servizi segreti pachistani Isi. «Il Network Haqqani è un vero braccio operativo dei servizi pachistani» sono state le parole di Mullen, al quale ha ribattuto il generale Ashfaq Pervez Kayani, capo delle forze armate di Islamabad, accusandolo di «lanciare accuse prive di fondamento».
Le smentite pakistane non fanno che rafforzare i sospetti dell’amministrazione Obama di complicità con i taleban guidati da Jalaluddin Haqqani, descritti da fonti governative Usa come i «Sopranos dell’Afghanistan» per la loro struttura interna e la tendenza al business che li fa somigliare ad una cosca mafiosa. In tale cornice la violazione dell’Hotel Arena appare destinata a consolidare l’opinione di chi a Washington ritiene che i taleban puntino ad aumentare la spettacolarità degli attacchi contro gli americani, al fine di delegittimare il governo Karzai durante la fase di transizione dei poteri dalla Nato alle truppe regolari afghane.
Resta da vedere come reagirà il generale David Petraeus, ex comandante delle truppe in Afghanistan da pochi giorni arrivato alla guida della Cia nonché noto per non gradire troppo gli affronti militari da parte degli avversari.
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