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Cosiderazioni su Tramballi 26/09/2011

Vi invio lettera da me inviata a Il Sole 24 Ore in merito all'articolo di Ugo Tramballi del 24 settembre 2011.

 Egregio Direttore, avendo letto l'articolo di Ugo Tramballi del 24 settembre titolato "Senza compromessi disgelo difficile", mi permetto di inviarLe alcune osservazioni di merito.
L'autore, ipotizzando un auspicabile ritorno alle trattative tra Israele e ANP, elenca quali siano a suo avviso i compromessi che le due parti dovrebbero accettare.
Per Israele si tratterebbe - cito testualmente - di
"accettare di riprendere il negoziato territoriale sulla base della linea verde, la frontiera precedente alla guerra dei sei giorni del 1967. Certamente ci sarebbero delle correzioni, ma concordate dalle parti."
Mi permetto di considerare che non si tratta di cosa di poco conto- la frontiera coincide con la linea armistiziale seguita alla guerra del 1948- e azzerare i cambiamenti avvenuti sul terreno successivamente riporta indietro alla situazione di 63 anni fa.
Tali cambiamenti non avvennero per unilaterali aggressioni compiute da Israele, ma in seguito ad un conflitto, quello del 67, causato in gran parte dalla politica aggressiva dell'Egitto di Nasser.
La Cisgiordania, considerata adesso come territorio palestinese, era stata conquistata nel 1948 dalla Giordania, senza che ciò comportasse da parte palestinese alcuna rivendicazione di Stato autonono.
L'OLP nacque infatti solo nel 1964 e con lo scopo di "liberare la Palestina" cioè di distruggere lo Stato di Israele e non certo per rivendicare i territori palestinesi annessi dalla Giordania
.Faccio queste considerazioni ( che non sarebbero le uniche) per motivare il giudizio che partire dalla linea armistiziale del 1948 sia una concessione per Israele rilevantissima e non certo ininfluente per la sua sicurezza.
La guerra del 1967 voluta con tanta leggerezza da Nasser avrà anche insegnato qualcosa.
Ma passiamo alle concessioni che dovrebbe fare l'ANP e che il giornalista ipotizza come congrue. Sarebbero due , l'una in alternativa all'altra, quindi ne basterebbe una tra le due.
Prima concessione - cito testualmente - " ammettere che gli israeliani possano costruire all'interno dei blocchi di colonie che dovrebbero essere annesse a Israele nella trattativa territoriale".
Mi domando: che bisogno ci sarebbe del permesso di Abu Mazen di costruire in un territorio che lo stesso Abu Mazen considerasse come parte di Israele? Sarebbe come se un venditore dovesse dare ad un compratore il permesso di usare un bene da questi già acquistato e pagato. Quindi valore aggiunto della concessione uguale a zero.
Seconda concessione ( in alternativa )- cito testualmente
" Riconoscere l'essenza ebraica dello Stato di Israele."
Per Tramballi " l' ebraicità di Israele è implicita nella sua storia ", e a quanto capisco non avrebbe , secondo lui, alcun rilievo nè territoriale, nè in merito agli altri punti del contenzioso, quali ad esempio il cosiddetto diritto di ritorno dei profughi palestinesi. Pertanto anche in questo caso che valore aggiunto diverso da zero avrebbe , stavolta per lo stesso Tramballi , questo riconoscimento da scambiare sul tavolo delle concessioni preliminari al negoziato ? Il valore di un adesivo ?
Conclusione : sembra che all'autore del pezzo vada bene uno scambio che potremmo, anche seguendo i suoi ragionamenti, considerare come del tutto illusorio . Se fossi Abu Mazen ci farei un pensierino.
Ringrazio della cortese attenzione
Andrea Cafarelli


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