Il sole 24 ore di oggi pubblica nel supplemento domenicale un articolo di George Soros "Pensare l'impensabile" nel quale il noto finanziere, col suo abituale tono profetico e da vate dell'economia, pontifica la sua teoria sulla razionale possibilità di salvare l'eurozona dall'inevitabile disastro cui è invece condannata. L'analisi razionale della sua teoria dimostra che è tutta sbagliata. E' erroneo ritenere che l'istituzione di un Fondo comunitario del tesoro possa esercitare sulla dinamica interna del debito pubblico un qualsiasi effetto di risanamento, effetto che può ottenersi solo con la programmazione di un piano di ammortamento poliennale secondo la formula classica del rimborso e non del rifinanziamento con fondi esteri. La tesi che l'impossibilità per paesi comunitari molto indebitati come Spagna o Italia di potersi finanziare in ambito comunitario con tassi di identico saggio di quello concesso alla Grecia, contraddice la sua stessa teoria sulla funzione di stanza di compensazione del fondo comunitario del Tesoro comunitario che avrebbe proprio, nelle intenzioni dei singoli governi, questa funzione di equilibrio. Per salvare l'eurozona, sostiene poi nell'articolo che sarà necessario escludere Grecia Portogallo e Irlanda cioè i paesi che richiedono i più rilevanti e consistenti aiuti comunitari, con ciò contraddicendo la sua precedente soluzione di rafforzare la funzione del tesoro comunitario centrale per ponderare gli effetti monetari degli squilibri fra i paesi dell'euro: la comunità funziona se la plusvalenza del reddito tedesco serve a compensare la minusvalenza del disastro greco, ma se l'esclusione della Grecia è considerata inevitabile a che cosa serve la riserva centrale che gli è tanto cara, a tesaurizzare i profitti delle economie forti? Per questo c'erano già e bastavano i fondi comuni di raccolta finanziaria pubblica come il suo senza istituire organi comunitari e mutilare la libertà di manovra delle economie nazionali. Infine, assegna alla Germania il ruolo guida nella decisione comunitaria sulla prosecuzione di stanziamenti ad onere comune per sostenere le economie comunitarie povere, presentando così la refrattarietà tedesca al finanziamento del debito dei paesi poveri come una specie di leadership europea circa le decisioni di sostegno: la teoria è un errore di ragionamento economico. In una economia comunitaria a moneta unica una condotta come quella tedesca, di spirito comunitario per il finanziamento delle infrastrutture e per la valutazione delle quote produttive convenzionali e di spirito ostracista per la politica delle economie insufficienti riproduce solo ed esclusivamente la solita millenaria e invariabile prepotenza teutone: il 23 agosto 1939 Ribbentrop firmava a Mosca il patto di non aggressione con Molotov perchè una settimana dopo, il 1 settembre, aveva in mente di invadere la Polonia e non volevano complicazioni sul fronte orientale, non per altro. Lo spirito di oggi è lo stesso invariato "deutschegeist uber alles": hanno fatto gli accordi comunitari quando si trattò di assicurarsi quote monopolistiche di produzione sui settori nei quali sono leaders. Oggi che si tratta di onorare l'altro aspetto della avventura comunitaria, quello di sostenere con fondi interni debiti di paesi-disgrazia come la Grecia o l'Italia allora la politica comunitaria deve essere ripensata e il modo di farlo lo hanno già dimostrato un mese fa quando hanno venduto a mercato libero in 24 ore settemiliardi di euro di titoli del debito pubblico italiano al solo scopo di forzare la manovra interna di aggiustamento dei nostri conti pubblici. Più o meno come fece Soros qualche anno fa sui mercati finanziari quando riversò nel sistema masse monetarie tali da poterne determinare unilateralmente i rapporti di cambio. I tedeschi non hanno alleanze, non hanno politiche comunitarie e non hanno stile. Quando serve, in economia, fanno come in politica: hanno mandato Ribbentrop a recitare la parte di pacifista con Stalin come hanno nominato Hjalmar Schacht banchiere di Germania per rifiutare la conversione dei marchi tedeschi in possesso di portatori esteri. Tecniche indubbiamente comuni a Soros. In conclusione, il mio consiglio è questo: guardatevi dai teorici che spacciano come teorie economiche aspettative razionali e speranze private. Soros è di questi: dalle soluzioni che ha ipotizzato si aspetta un tornaconto, non l'esattezza di un teorema di economia e sostiene la sua tesi non per astratta coerenza tecnica, ma solo per corroborare a stampa aspettative razionali mai disinteressate, tipiche di un grande operatore, di un genio della finanza ma anche di un raccoglitore di soldi presso il pubblico di tale abilità psicologica, e non finanziaria, che se tali masse di capitali fossero state assegnate in amministrazione a Caprotti di Esselunga, anzichè Soros, i risultati per i sottoscrittori sarebbero stati, nel lungo termine, migliori e la ragione è semplice. Perchè Caprotti non ha mai contraddetto la teoria capitalistica dell'economia, la sola teoria scientifica in economia, mentre Soros la sostiene quando conviene e oggi, la prosecuzione dell'euro la esalta solo per le manovre monetarie che gli restano possibili con moneta concorrente al dollaro e negoziabile su economie agro pastorali e facilmente ricattabili come la Grecia. Quelle con le quali finora ha fatto i migliori affari, libero com'è dalle conseguenze terroristiche della speculazione finanziaria selvaggia: la prossima offensiva brigatista sarà contro tecnici della finanza, non contro magistrati o ufficiali, tanto che la stella a cinque punte è ricomparsa contro Tremonti non contro Casini. Alla sua età il grande Soros dovrebbe decidersi a separare la teoria astratta dalla sua cassa privata e confessare dall'alto del suo prestigio che l'unione monetaria fra Grecia a Germania, o fra Turchia e Italia, è rappresentabile al teatrino dei burattini, non su giornali che vengono letti con la illusione di trovarci pareri illustri. L'unione monetaria europea non ha scampo, perche la condizione indeclinabile dello sviluppo capitalistico è il sistema a manovra libera e i vincoli comunitari obbligatori ne costituiscono invece la negazione più brutale.
Vitaliano Bacchi |