Ritratto di Wadah Khanfar, ex direttore di al Jazeera di Pio Pompa
Testata: Il Foglio Data: 23 settembre 2011 Pagina: 3 Autore: Pio Pompa Titolo: «Tutto quello che nessuno vi dirà sull’ex direttore di al Jazeera»
Riportiamo dal FOGLIO di oggi, 23/09/2011, a pag. 3, l'articolo di Pio Pompa dal titolo "Tutto quello che nessuno vi dirà sull’ex direttore di al Jazeera".
Wadah Khanfar, ex direttore di al Jazeera, Pio Pompa
Solo chi ha avuto modo di incontrare più volte, nel privato, Wadah Khanfar, il geniale direttore di al Jazeera, cacciato su due piedi dall’emiro del Qatar, può rendersi pienamente conto della risibilità delle accuse che lo vorrebbero un interlocutore sensibile ai suggerimenti e alle richieste della diplomazia e dei servizi statunitensi. Come pure dell’infondatezza dell’assunto che egli possa essere l’ennesima vittima di Wikileaks. Wadah Khanfar non era un soggetto incline a compromessi e men che meno aperto a collaborazioni avventurose e doppiogiochiste con gli apparati diplomatici e di intelligence. La sua etica comportamentale e i suoi convincimenti profondi lo rendevano un avversario temibile qualora i rapporti interpersonali non si fossero basati, soprattutto in presenza di vedute radicalmente opposte, su una profonda lealtà intellettuale. Il suo impegno militante, di islamista illuminato, lo si percepiva in ogni sua espressione fatta di frasi meditate accompagnate da uno sguardo intenso dietro cui si coglieva una weltanschauung alla quale non avrebbe mai rinunciato. L’unica cosa che Khanfar tollerava, sia pure a malincuore, era l’accordo impostogli dallo stesso emiro di sottoporre, prima della loro diffusione, alla visione preventiva della Cia, i video e i messaggi ricevuti dai vertici di al Qaida. In realtà l’ex direttore di al Jazeera è vittima del rimescolamento di carte avvenuto intorno alla crisi libica nelle scelte politiche di alcuni paesi arabi culminate, nella loro massima espressione, nel protagonismo frenetico del Qatar e della Turchia. Scelte politiche di cui Wadah Khanfar aveva perfettamente colto le ambiguità a partire dall’asse preferenziale venutosi a stabilire tra Washington e Doha. Altro che collaboratore dei servizi americani! Di contro, nel suo ruolo di islamista illuminato, credeva nella missione che si era imposta di individuare forme di sintesi, tra le prerogative dell’islam e quelle dell’occidente, mostrando una grande sensibilità. Pur nella durezza delle sue posizioni non risultava mai appiattito su convincimenti preconcetti e detestava ogni forma di rigidità propagandistica e di maniera. Con lui un margine di discussione e sintesi finale si riusciva a trovarli. Condannò senza mezze misure l’assassinio dell’ex premier libanese; Rafiq Hariri, additando da subito, quale mandante, il premier siriano Bashar Assad che ora potrà tirare un sospiro di sollievo. E’ meglio avere di fronte un avversario leale come lui anziché i soggetti ambigui che si stanno proponendo quali grandi mediatori tra il mondo islamico e il nostro.
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