Il commento di Daniele Scalise
Daniele Scalise, scrittore, giornalista a "PRIMA comunicazione"
Comunque la rigiri, è sempre la stessa storia. Con lo stesso odore insopportabile. Le stesse equivoche espressioni. Le stesse accuse farneticanti. Invitato a leggere e commentare la stampa italiana di questa settimana, non riesco a cambiare idea (il che, da qualche parte, mi preoccupa): i segnali che a me paiono chiari, ad altri sembrano o marginali o addirittura opposti. Che io sia impazzito? Che la mia visione mi costringa a un fanatismo sia pure inconsapevole, a una partigianeria viziosa e stupida? Me lo chiedo e non retoricamente. Poi torno a rileggere i giornali, metto in fila i fatti (ebbene sì, esistono ‘i fatti’, inutile cercare di giocare con categorie pseudofilosofiche per dimostrare che i fatti sono inconsistenti e che solo il nostro occhio li rende tali). Metto in fila i brindisi dei palestinesi per gli attentati dell’11 settembre (e i filopalestinesi di casa nostra tutti zitti. Non imbarazzati, proprio zitti!). Assaltano l’ambasciata israeliana e per poco non linciano il corpo diplomatico, e di nuovo niente. Beh, si sa, le masse si surriscaldano, le teste calde abbondano, eppoi questi israeliani, suvvia, sono proprio imprudenti, arroganti, cinici (come ha detto da poco un signore sull’Unità). Poi la Turchia che tenta di chiudere la morsa attorno a Israele. Poi il voto dell’Assemblea dell’Onu che lascia presagire sfracelli, una nuova ondata di violenze insopportabili, la disintegrazione della sia pure esile fatica diplomatica finora condotta. Niente. Sento ‘la gente’ (amici, signori e signore per bene, colti, educati, sofisticati, eleganti, opinion e decision makers, ma anche insegnanti, pubblicitari, tecnici ecc. ecc.) e mi sento soffocare. Sarà perché la mia pazienza è ridotta a un lumicino da questioni strettamente personali ma davvero non so più dove sbattere la testa. Poi, però e per fortuna, so di non avere scelta. Se non quella di continuare, nel mio microcosmo, nel mio insignificante vivere e lavorare, a ripetere fino alla nausea quel che a me pare di tutta evidenza. Che Israele – mai come ora – è minacciata dalla distruzione. Che le menzogne che si leggono tutti i giorni non diventano verità per il solo fatto che vengono costantemente ripetute. Che ‘la gente’ deve fare ancora i conti con un cancro che li divora. E invece non ne vuole proprio sapere.