Sulla STAMPA di oggi, 18/09/2011, pag.15, con il titolo "Usa e UE contro Abu Mazen: torni al tavolo con Israele" Aldo Baquis informa sulle trattive dietro le quinte in vista del prossimo voto alla Assemblea generale dell'Onu.
Ecco l'articolo:
Abu Mazen, di spalle Khaled Mashal
Dietro alla storica decisione di Abu Mazen di rivolgersi al Consiglio di sicurezza per esigere la piena adesione della Palestina all’Onu c’è stato, oltre al freddo calcolo politico, anche un momento di stizza verso gli Stati Uniti. Lo ha rivelato ieri, in una conferenza stampa a Ramallah, Nabil Shaath, ex ministro degli Esteri e uno dei politici palestinesi più in vista: «Abu Mazen ha preso in mano il documento propostogli giovedì da due emissari Usa, David Hale e Denis Ross, e ha constatato che il contenuto era peggiore di quanto già respinto un mese fa», in particolare sulle colonie ebraiche. Da qui la decisione dell’Anp di rompere ogni ulteriore indugio.
Adesso per la diplomazia internazionale comincia una settimana convulsa in cui si cercherà di evitare che gli Stati Uniti siano costretti ad opporre un veto al Consiglio di sicurezza e, più importante ancora, di rilanciare negoziati diretti fra Israele e Anp, dopo tre anni di stasi.
Per oggi il Quartetto (Ue, Usa, Russia e Onu) ha convocato una riunione urgente a New York. Hillary Clinton si è consultata con il suo omologo russo Sergei Lavrov: la strada per lo Stato palestinese, secondo il Segretario di Stato, non passa da New York, bensì fra Gerusalemme e Ramallah. «Stiamo cercando di raggiungere una soluzione costruttiva», ha confermato per conto dell’Ue un portavoce di Catherine Ashton. «Dobbiamo moltiplicare gli sforzi assieme al Quartetto per rilanciare le trattative il più presto possibile. Questo resta l’unico modo per mettere fine al conflitto. I prossimi giorni - ha concluso - saranno cruciali».
Mercoledì Barack Obama riceverà Netanyahu. Due giorni dopo si presenteranno all’Onu prima Netanyahu, poi Abu Mazen, il quale estenderà a Ban Ki-moon la richiesta formale palestinese.
Malgrado il riposo sabbatico, a Gerusalemme Netanyahu è stato impegnato a lungo in consultazioni da cui ha appreso che forse al Consiglio di sicurezza gli Stati Uniti hanno trovato appoggi sufficienti per rinviare il voto sulla richiesta palestinese. Nel frattempo il Quartetto cercherebbe di esercitare tutta la propria influenza per costringere israeliani e palestinesi a riprendere il negoziato.
Da Netanyahu gli Stati Uniti si attendono che accetti finalmente le linee di demarcazione del 1967 come il punto di riferimento di ogni futuro negoziato e che diluisca la richiesta di un riconoscimento di Israele come Stato ebraico da parte dell’Anp. Ai palestinesi il Congresso fa già balenare la prospettiva che un loro irrigidimento all’Onu potrebbe influenzare negativamente il livello degli aiuti Usa all’Anp.
Ma ieri, a Ramallah, Shaath ostentava una certa baldanza. Sugli aiuti dei Paesi donatori è minimo, a suo parere, il rischio che essi calino. I palestinesi non esiterebbero comunque a rivolgersi ai Paesi arabi. Inoltre, se davvero al Consiglio di Sicurezza la richiesta dei palestinesi «andasse per le lunghe», l’Anp, secondo Shaath, riprenderebbe in esame la possibilità di passare all’Assemblea generale, dove gode di una maggioranza schiacciante. Un’opzione meno gradita ad Abu Mazen, perché allora dovrebbe accontentarsi di uno status analogo a quello del Vaticano.
Per inviare la propria opinione alla Stampa, cliccare sulla e-mail sottostante.