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La Stampa Rassegna Stampa
17.09.2011 La Francia vieta ai musulmani di pregare in strada
Decreti a Parigi,Nizza e Marsiglia. La cronaca di Alberto Mattioli

Testata: La Stampa
Data: 17 settembre 2011
Pagina: 19
Autore: Alberto Mattioli
Titolo: «La Francia vieta ai musulmani di pregare nelle strade cittadine»

Sulla STAMPA di oggi, 17/09/2011, a pag.19, con il titolo "La Francia vieta ai musulmani di pregare nelle strade cittadine", Alberto Mattioli  racconta la situazione francese. Una situazione ambigua,  che segnala da un lato la giusta esigenza di un luogo nel quale pregare, ma dall'altro evidenzia come la forte presenza islamica in Francia stia cambiando il modo di vivere dei non musulmani. 
Ecco il pezzo:  

 

Vietato Pregare per strada. Fino a ieri, il divieto era più teorico che reale, come chiunque poteva constatare facendo due passi di venerdì nel quartiere islamico della Goutte d’Or, un pezzo di Algeri trapiantato nel diciottesimo arrondissement di Parigi, concesso e non dato di riuscire a camminare per le vie intasate di musulmani prosternati. Qui di moschee ce ne sono due, ma sono troppo piccole per ospitare tutti i fedeli che quindi si arrangiano sui marciapiedi adiacenti. Da qui proteste di chi musulmano non è, ingorghi nella circolazione e un potente argomento di propaganda regalato al Front national di Marine Le Pen, troppo felice di brandire contro l’immigrazione musulmana il totem superepubblicano della «laicità», sancita dalla legge del 1905 sulla separazione delle chiese (all’epoca, soprattutto quella cattolica) dallo Stato, tuttora in vigore e anzi diventata un feticcio della République.

La svolta è arrivata dal tosto ministro dell’Interno, Claude Guéant, deciso a passare dalla teoria alla pratica e a vietare la preghiera sulla pubblica via che, parole sue, «non è degna di una pratica religiosa e contravviene al principio di laicità». Quindi, ordine ai prefetti delle tre città dove la si fa (oltre a Parigi, Marsiglia e Nizza) di non tollerarla più a partire da venerdì 16, cioè ieri. Però Guéant ha avuto l’accortezza di concludere un accordo preliminare con la comunità musulmana. Così giovedì il rettore della Grande moschea di Parigi, Dalil Boubakeur, ha annunciato che era stata trovata in extremis un’intesa con lo Stato, che avrebbe affittato alla comunità del diciottesimo arrondissement un’ex caserma nella stessa zona. Costo: 30 mila euro. Qualcuno ha storto il naso, perché l’ex caserma è ben poco accogliente e necessita, oltretutto, di diversi lavori. Ma è sempre meglio che l’asfalto.

Ieri, l’esperimento è stato messo alla prova. E, tutto sommato, ha retto. Le due piccole moschee della Goutte d’Or sono rimaste chiuse per dirottare i fedeli sulla caserma. Tranne duecento, più o meno, che per protesta hanno pregato nelle vie attorno alle loro vecchie moschee. La polizia ha fatto finta di non accorgersene, non è intervenuta e in serata la Prefettura si è felicitata che tutto si fosse svolto senza incidenti. Stesso copione a Marsiglia e a Nizza.

Però il problema resta. Guéant ricorda che in Francia ci sono già duemila moschee, raddoppiate negli ultimi dieci anni, e altre duecento allo studio o in costruzione. Libération ha fatto i conti: i musulmani, che dovrebbero essere circa 6 milioni (con precisione non si sa, visto che in Francia, causa laicità, è vietato censire la popolazione sulla base della religione), dispongono di circa 300 mila metri quadrati di luoghi di culto, il che significa che ogni fedele si può rivolgere alla Mecca in 0,05 metri quadrati. Decisamente troppo pochi. Insomma, nessuno è davero soddisfatto. Men che meno madame Le Pen, che ha criticato l’accordo: bene togliere gli oranti dalla pubblica via, ma la concessione della caserma viola la legge del 1905. E il feuilleton, c’è da giurarsi, continuerà...

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