Riduci       Ingrandisci
Clicca qui per stampare

 
Ugo Volli
Cartoline
<< torna all'indice della rubrica
Tre piccoli fatti 14/09/2011

Tre piccoli fatti



Cari amici, ecco una piccola notizia che nessun giornale italiano, a quel che so, ha dato. Si è concluso ieri il processo al maggiore dei due terroristi che qualche mese fa hanno compiuto l'efferata strage di Itamar, ammazzando tutta la famiglia Fogel, padre, madre, tre bambini, l'ultimo di otto mesi. L'assassino, Hakim Awad, è stato condannato a cinque  volte la pena dell'ergastolo.( http://www.israelnationalnews.com/News/News.aspx/147854#.TnBFk-ykKSq) Il suo compagno, che era minorenne all'epoca dei fatti, ha un processo separato e protetto. Il processo si è svolto in maniera regolare e legale, senza mobilitazione di folla, senza tentazioni di linciaggio. Israele non usa la pena di morte dopo il processo Eichmann (1960): anche i peggiori assassini e stragisti ricevono un trattamento umano e non rischiano la vita. Che contrasto con il tentativo di linciaggio che in questi giorni hanno subito gli impiegati dell'ambasciata israeliana del Cairo, solo perché israeliani. Salvati per un pelo, quando solo una porta blindata li separava dalla folla ubriaca di violenza. Che contrasto con le decine di condanne e morte dell'Autorità palestinese, le decine di esecuzioni di Hamas, le centinaia dell'Iran, le lapidazioni di "adulteri", le impiccagioni di omosessuali che vi si eseguono ogni settimana.

Altra notizia che ha avuto pochissima attenzione, salvo che da Informazione Corretta (http://www.informazionecorretta.com/main.php?mediaId=118&sez=120&id=41410). Le agenzie di rating, le stesse che giudicano severamente i paesi europei e hanno degradato il debito americano, hanno promosso negli scorsi giorni il debito israeliano. Vi sono dei problemi di distribuzione e di giustizia sociale nella società israeliana, come mostrano le manifestazioni degli scorsi mesi; ma si tratta di distribuire un reddito crescente, prodotto soprattutto dall'industria hi-tec, dove Israele è alla guida del mondo; non la miseria crescente dei paesi arabi, che dopo le rivolte si ritrovano ancora molto più miserabili di prima; e neppure  con la crisi europea e americana. Il modello economico e tecnologico israeliano funziona alla grande.

Infine una terza notizia, anch'essa ignorata. Nei giorni scorsi si sono svolte le primarie del Partito Laburista, che si concluderanno lunedì con un secondo turno di ballottaggio, dato che nessun candidato ha raggiunto il 40% dei voti (http://www.jpost.com/DiplomacyAndPolitics/Article.aspx?id=237472). Il partito laburista non è più purtroppo quello di una volta, la spina dorsale di Israele, si è fatto troppo influenzare dalla posizioni "post-sioniste" di settori intellettuali e giornalisti e ha perso la sua anima, tanto che anche Barak l'ha abbandonato; ormai somiglia molto all'estrema sinistra del Meretz e per questo il suo peso elettorale è trascurabile. Ma non è questo che importa qui raccontare. Voglio sottolineare il meccanismo elettorale. Non solo le elezioni sono democratiche in Israele, ma anche la vita dei partiti, che è decisa dagli iscritti in elezioni formali, secondo processi legalmente controllati. Qualcosa di simile a quel che accade negli Stati Uniti, ben lontano dal regime oligarchico dei sistemi politici europei. E quando avvengono delle irregolarità, la magistratura interviene con decisione, senza timore di indagare sul presidente della repubblica e sul primo ministro; ma senza intenti persecutori o sostegni a certe parti contro altre.

Naturalmente Israele non è un paradiso, ha un sacco di problemi e di difetti che vengono soprattutto dall'aggressione continua cui è stato sottoposto addirittura da prima della sua fondazione. Ma è un sistema politico davvero democratico, rispettoso dei diritti, aperto, civile. Perché non piace agli stati democratici europei? Perché un qualunque demagogo come Erdogan che dichiari di voler "fargli pagare i suoi crimini" ottiene un grande successo non solo fra gli arabi assetati di sangue, ma anche nella vecchia Europa? Vale la pena di riflettere sulla propensione delle èlites europee, in particolare di quelle intellettuali a innamorarsi dei dittatori più sanguinari, degli Stalin dei Hitler dei Mao dei Khomeini e a disprezzare i soli posti dove la libertà e la democrazia funzionano come da noi – o anche meglio.

Ugo Volli


Condividi sui social network:



Se ritieni questa pagina importante, mandala a tutti i tuoi amici cliccando qui