Signor Moni Ovadia,
so che lei è abituato a ricevere delle critiche dal mondo ebraico, e non solo da questo; di conseguenza ritengo di potermi serenamente aggiungere al numero dei suoi critici, certo che non rischierà di perdere il sonno per causa mia. Mi riferisco, nella presente circostanza, al suo articolo pubblicato sabato su l'Unità: - lei parla di un "piccolo popolo", riferendosi ai palestinesi; qui lei sbaglia perché, senza nulla togliere ai palestinesi stessi ed alla loro giusta dignità, questo - come pubblicamente dichiarato dai suoi stessi capi - non è mai stato un popolo, e tutti sanno benissimo che, alla lunga, la volontà comune è quella di creare una specie di califfato, senza fermarsi ad uno stato di Palestina. - lei parla di occupazione militare israeliana che dura da "quasi cinquant'anni; delle due l'una: o da 44, o da oltre sessanta, come diceva ancora l'altro giorno anche Abu Mazen, il moderato, riferendosi dunque al non diritto di esistere di Israele (nato appunto poco più di sessant’anni fa). - quando lei scrive di palestinesi "espulsi dalle loro terre" (riferendosi appunto a questi fatidici cinquant'anni), dimentica che proprio l'Unità pubblicava, al momento della nascita di Israele, l'invito dei governanti israeliani, rivolto ai palestinesi, a non scappare; provi a chiedere in archivio di farle vedere almeno il titolo di quell'articolo del maggio 1948.. - gli arabi di Israele non sono affatto "privati di ogni diritto", ma anzi godono di maggiori diritti di tutti gli arabi che vivono in tutti i paesi limitrofi. - la "compressione degli spazi di esistenza e di cultura" della quale lei parla esiste solo nella sua mente ed in quella di coloro che, come lei, visitano la regione, se la visitano, vedendo solo quello che vogliono vedere. - quando lei apostrofa il ministro Lieberman col titolo di "razzista", dovrebbe pensare alle parole spesso ripetute da Abu Mazen che dichiara che nessun ebreo dovrà entrare nello stato di Palestina, nemmeno come soldato di una eventuale forza di interposizione (e quindi nemmeno se si chiama Moni Ovadia). Come giudica lei queste parole, sulle quali non ho mai visto alcun suo commento? Se lo desidera sono pronto ad organizzare con lei una tavola rotonda, magari addirittura nella comunità ebraica di Siena che la ha ospitata recentemente, ed in tale occasione potremo confrontare le nostre rispettive idee. Shalom
Emanuel Segre Amar |