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Moni Ovadia e l'occasione da non perdere 12/09/2011

Signor Moni Ovadia,

so che lei è abituato a ricevere delle critiche dal mondo ebraico, e non
solo da questo; di conseguenza ritengo di potermi serenamente
aggiungere al numero dei suoi critici, certo che non rischierà di
perdere il sonno per causa mia. Mi riferisco, nella presente
circostanza, al suo articolo pubblicato sabato su l'Unità:
- lei parla di un "piccolo popolo", riferendosi ai palestinesi; qui lei
sbaglia perché, senza nulla togliere ai palestinesi stessi ed alla loro
giusta dignità, questo - come pubblicamente dichiarato dai suoi stessi
capi - non è mai stato un popolo, e tutti sanno benissimo che, alla
lunga, la volontà comune è quella di creare una specie di califfato,
senza fermarsi ad uno stato di Palestina.
- lei parla di occupazione militare israeliana che dura da "quasi
cinquant'anni; delle due l'una: o da 44, o da oltre sessanta, come diceva
ancora l'altro giorno anche Abu Mazen, il moderato, riferendosi dunque al
non diritto di esistere di Israele (nato appunto poco più di sessant’anni
fa).
- quando lei scrive di palestinesi "espulsi dalle loro terre" (riferendosi
appunto a questi fatidici cinquant'anni), dimentica che proprio l'Unità
pubblicava, al momento della nascita di Israele, l'invito dei governanti
israeliani, rivolto ai palestinesi, a non scappare; provi a chiedere in
archivio di farle vedere almeno il titolo di quell'articolo del maggio 1948..
- gli arabi di Israele non sono affatto "privati di ogni diritto", ma anzi
godono di maggiori diritti di tutti gli arabi che vivono in tutti i paesi
limitrofi.
- la "compressione degli spazi di esistenza e di cultura" della quale lei
parla esiste solo nella sua mente ed in quella di coloro che, come lei,
visitano la regione, se la visitano, vedendo solo quello che vogliono
vedere.
- quando lei apostrofa il ministro Lieberman col titolo di "razzista",
dovrebbe pensare alle parole spesso ripetute da Abu Mazen che dichiara
che nessun ebreo dovrà entrare nello stato di Palestina, nemmeno
come soldato di una eventuale forza di interposizione (e quindi nemmeno
se si chiama Moni Ovadia). Come giudica lei queste parole, sulle quali
non ho mai visto alcun suo commento?
Se lo desidera sono pronto ad organizzare con lei una tavola rotonda,
magari addirittura nella comunità ebraica di Siena che la ha ospitata
recentemente, ed in tale occasione potremo confrontare le nostre
rispettive idee.
Shalom

 Emanuel Segre Amar


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