Il commento di Carlo Benigni
Carlo Benigni, Presidente della Federazione Associazioni Italia-Israele
Lo scenario politico del Medio Oriente è radicalmente mutato in pochi mesi, e Israele deve confrontarsi con crescenti difficoltà, come è evidente dai fatti del Cairo e dalla crisi diplomatica con la Turchia. La "primavera araba" è condizionata sempre più dalle componenti islamiche; i media occidentali hanno dato interpretazioni semplicistiche a processi complessi, alla guida dei quali non sono le élites giovanili del mondo web. In Egitto c'è una coesistenza competitiva tra l'esercito ed i Fratelli Musulmani, e riemerge un odio mai rimosso nei confronti di Israele ; in Libia è tuttora incerto il profilo della nuova classe dirigente; in Turchia l'eredità laica di Ataturk è stata sostituita da una forma inedita di nazionalismo islamico; l'Iran sviluppa il suo potenziale nucleare ed enuncia con chiarezza l'obiettivo della distruzione finale dello Stato ebraico; nel Libano gli hezbollah si sono riarmati, sotto gli occhi delle forze dell'ONU; la Siria vede lo sterminio dei civili, nella totale indifferenza del dittatore alle pressioni internazionali. Allo stato dei fatti, è lecito interrogarsi sulla lungimiranza dell'approccio del presidente Obama alle problematiche della regione.
Un punto a vantaggio di Israele è stata la conferma, contenuta nel rapporto Palmer, del suo buon diritto a difendere i confini delle acque territoriali, da cui l'imbarazzo del governo turco. Ma le prossime scadenze all'ONU si preannunciano nel segno della delegittimazione internazionale dello Stato ebraico. Probabilmente un'ampia maggioranza si pronuncerà a favore del riconoscimento dello Stato palestinese, prima e al di fuori di un negoziato tra le parti; non ne deriverà l'ammissione formale all'Onu e non vi saranno risultati operativi. Anche ammesso che tale Stato esistesse, la dirigenza palestinese non sarebbe in grado di gestirlo, e forse neppure lo vuole, essendo assai più comodo vivere di aiuti economici internazionali; ma sono in molti a prevedere il rischio di una nuova intifada, preannunciata dalla ripresa del terrorismo. In più, il 22 settembre Durban III ribadirà, nel segno dell'antisemitismo e sotto la guida delle specchiate democrazie dell'Iran, della Siria, di Cuba del Venezuela, l'equiparazione del sionismo al razzismo (e fa onore all'Italia di essere tra i Paesi che non vi parteciperanno). Su Durban III in molte città le Associazioni Italia-Israele allestiranno dei tavoli di informazione e svilupperanno iniziative di comunicazione.
Giovanni Quer ha scritto intelligenti analisi, riprese da Informazione Corretta, sulle strategie di delegittimazione di Israele, sul piano del diritto, e di boicottaggio, sul piano economico e culturale; le conseguenze si stanno realizzando in modo preoccupante in tutta Europa. La domanda è: come possiamo essere efficacemente a fianco di Israele, nel contesto di un orientamento dei media troppo spesso prevenuto o reticente, pur con sempre più frequenti eccezioni? Come essere noi ad avere l'iniziativa? Sarà l'argomento del prossimo congresso della Federazione Associazioni Italia-Israele, in programma Firenze il 12 e 13 novembre. La presenza territoriale delle Associazioni ha registrato, nel corso dell'ultimo anno, un promettente sviluppo; l'obiettivo di medio termine è di avere una rete assai più diffusa. Ci aspettano tempi difficili, e sentiamo il dovere di dar voce attiva a quanti, soprattutto non ebrei, sono disponibili ad un impegno a fianco di Israele.