Riportiamo dal CORRIERE della SERA di oggi, 10/09/2011, a pag. 19, l'articolo di Francesco Battistini dal titolo " Presa d'assalto l'ambasciata israeliana al Cairo".
GERUSALEMME — L'hanno rifatto, come promesso. Stavolta, anche peggio: centinaia di persone hanno preso d'assalto ieri sera l'ambasciata israeliana al Cairo. Un attacco premeditato. Prima, con l'invito d'un gruppo su Facebook a «urinare sul muro» alto due metri e mezzo che qualche giorno fa, proprio nel timore di quel che è accaduto, le autorità egiziane avevano costruito intorno alla rappresentanza diplomatica. Poi, con una manifestazione di 4mila persone in piazza Tahrir per chiedere riforme più rapide, ma soprattutto la completa rottura dei rapporti con lo Stato ebraico. Infine, intorno alle nove di sera, con l'assalto. Il secondo in un mese: se l'altra volta ci si era «limitati» al furto della bandiera con la stella di David, ieri la folla è andata ben oltre, arrampicandosi sulla barriera di protezione, in parte sfondandola, entrando poi nel palazzo cairota e cercando di raggiungere il piano dell'ambasciata. Gli uffici erano vuoti, i manifestanti si sono abbandonati ad atti di vandalismo. E secondo testimoni oculari, la polizia sarebbe intervenuta solo più tardi, quando la folla s'era già sfogata, con qualche lancio di lacrimogeni: la stampa israeliana sostiene che, pur presenti all'assalto, gli agenti avrebbero ricevuto l'ordine d'abbandonare la zona.
E' la prima volta, dalla pace di Camp David del 1979, che i rapporti fra Israele ed Egitto scendono a questo punto. Il ministro degli Esteri, Avigdor Lieberman, convocata nella notte una riunione d'emergenza nonostante il riposo del sabato, avrebbe disposto l'immediato rientro dell'ambasciatore israeliano: quasi una rottura delle relazioni, seguita al richiamo (minacciato, ma nei fatti mai eseguito) del rappresentante egiziano a Tel Aviv, tre settimane fa, da parte della giunta militare cairota. Il premier israeliano Netanyahu ha telefonato al presidente Usa Barack Obama per informarlo della gravità del gesto. La tensione con l'Egitto, già elevata in questi mesi del dopo-Mubarak, ha avuto un'impennata in agosto dopo l'attacco terroristico a Eilat, nel Sud d'Israele: all'inseguimento di alcuni membri del commando, le forze israeliane hanno sconfinato nel Sinai e, negli scontri a fuoco, 5 guardie di frontiera egiziane sono rimaste uccise. Di qui, la protesta diplomatica del Cairo, la rabbia popolare, le nuove manifestazioni di piazza. Nei mesi scorsi, per due volte sono state fatte saltare cariche esplosive al gasdotto che, dall'Egitto, rifornisce Israele e la Giordania. E più volte, in piazza Tahrir ma anche per bocca dell'ex ministro degli Esteri, è stata chiesta una revisione degli accordi di pace. La nuova crisi complica la posizione d'Israele, a due settimane dal voto Onu sullo Stato palestinese: la scorsa settimana, anche la Turchia ha preso a pretesto il rapporto sulla strage della nave Marmara, dove gl'israeliani uccisero nove attivisti turchi che li avevano aggrediti, per espellere l'ambasciatore ad Ankara e abbassare al rango minimo la rappresentanza diplomatica israeliana.
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