Testata: Il Foglio Data: 09 settembre 2011 Pagina: 4 Autore: Giulio Meotti Titolo: «L’Iran può cancellare Israele come tante uova nel paniere. Parla Goodman»
Riportiamo dal FOGLIO di oggi, 09/09/2011, a pag. 4, l'articolo di Giulio Meotti dal titolo "L’Iran può cancellare Israele come tante uova nel paniere. Parla Goodman".
Hirsh Goodman Giulio Meotti Mahmoud Ahmadinejad
Roma. “Era dai tempi di Hitler che il popolo ebraico non si confrontava con un simile pericolo”. Hirsh Goodman, fra i massimi analisti d’Israele, fondatore del Jerusalem Report e ricercatore all’Institute for National Security Studies di Tel Aviv, non si vergogna di evocare la Shoah quando spiega la questione iraniana. Lo ha fatto in un libro “The anatomy of Israel’s survival”. “Per la mia generazione l’Olocausto non è una teoria”, dice Goodman al Foglio. “La combinazione dell’Olocausto e dell’arma suicida rende la minaccia di Ahmadinejad molto reale. Il mio libro inizia con una domanda: ‘Può sopravvivere Israele?’. La domanda era solita infuriarmi. Mi ci è voluto tempo per renderle merito. L’Iran è maniacalmente dedito alla distruzione d’Israele, lo dice in ogni occasione, in ogni lingua, a ogni opportunità. Ormai anche i pappagalli dello zoo di Teheran ripetono i mantra dell’odio che chiamano a cacciare Israele dalla mappa geografica, a rimandare in Polonia il suo popolo, a liberare la Palestina”. Secondo Goodman, un Iran nuclearizzato non è un pericolo solo per Israele. “Ha missili che possono raggiungere l’Europa. Se l’Iran si nuclearizza, è quasi certo che anche Turchia, Egitto e Arabia Saudita seguano questa strada. La Libia ha accettato di smantellare il proprio arsenale nel 2003. La crisi globale scoppiata a marzo con il regime del colonnello Gheddafi sarebbe stata diversa se avesse avuto la bomba”. Israele si trova in una posizione unica. “Nessun altro stato è minacciato di morte dall’Iran, chi impone sanzioni, come Russia e America, è impegnato in un gioco globale, non in una situazione di vita o di morte. Per Israele non ci sono margini di errore. Oggi metà della popolazione ebraica mondiale vive in Israele. E oltre il settanta per cento della popolazione d’Israele, un terzo degli ebrei al mondo, ma anche i suoi porti, aeroporti, raffinerie e industrie sono collocate nella costa, 161 miglia da nord a sud e profonde appena dieci miglia, circa la metà di un parco medio dell’Africa. Ho preso un elicottero, a seicento piedi sopra Tel Aviv puoi vederlo nel palmo della mano, da Ashkelon a Haifa e Acri, le città di Holon, Rehovot, Petah Tikva, Netanya, Ramat Gan e Kfar Saba, tutte assieme come uova nel paniere. Lungo la costa ci sono le centrali elettriche e gli impianti di desalinizzazione, porti e aree turistiche. In un colpo d’occhio puoi vedere le cinque maggiori università del paese, l’aeroporto, le autostrade, le ferrovie, il centro economico. Ricordo le immagini di Hiroshima e Nagasaki e pensa a cosa potrebbe succedere qui. Immaginate la devastazione di una bomba di cinque, dieci, cento volte più potente in un’area così densa. Per usare una frase di Moshe Dayan, sarebbe ‘la distruzione del Terzo tempio’. Tutto sarebbe perso”. Goodman parla della fine della deterrenza. “Con una popolazione dieci volte maggiore e un paese 75 volte più esteso, l’Iran sa che non importa quanto forte sarà la risposta, ne uscirebbe malconcio, ma vivo. Nessuna simmetria o deterrenza da Guerra fredda si applica qui, non c’è il pragmatismo che anche i peggiori leader sovietici possedevano. I calcoli del regime iraniano non sono razionali. Israele deve prenderli sulla parola, altrimenti è un invito alla catastrofe”.
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