Cari amici, avete saputo che sabato sera c'è stata una grande manifestazione di protesta sociale in Israele? Certo che l'avete saputo, se leggete le notizie sul Medio Oriente. Era stato annunciato come il redde rationem per il governo, come un colpo terribile per Netanyahu, come un possibile momento di scontro radicale, la "crisi" di Israele. Lo stesso che i giornali raccontano da parecchie settimane, da quando è in atto la protesta delle tende a Tel Aviv. Senza dubbio avrete notato che qualche sciacallo – non trovo termine più moderato – fra i palestinesi, nei giornali di sinistra, anche da parte ebraica, ha sostenuto addirittura, o più furbescamente lasciato intendere, che gli attentati di Eilat della settimana scorsa sarebbero stati organizzati dal governo israeliano, o dal solito onnipresente Mossad al suo servizio, perché Netanyahu sarebbe stato "terrorizzato" dalle agitazioni sociali.
Naturalmente costoro insultavano inutilmente il governo e i servizi israeliani (nessuno avrebbe mai dato o eseguito un ordine del genere) e anche i manifestanti, che dopo aver sospeso le manifestazioni per i giorni di lutto, le hanno riprese tranquillamente, non molestati da alcuno e senza "terrorizzare" il governo, che ha prontamente nominato una commissione indipendente per verificare i provvedimenti da prendere per soddisfare le giuste esigenze della protesta senza disturbare l'economia israeliana, che è in una fase di ottimo successo: l'espansione maggiore del mondo occidentale, la disoccupazione minore della storia, una moneta forte, moltissima iniziativa tecnologica e imprenditoriale. La grande manifestazione si è svolta tranquillamente, senza essere disturbata da nessuno. E, fra l'altro, i consensi di Netanyahu e dei partiti di governo non sono stati affatto intaccati dalle proteste, anzi: http://bibireport.blogspot.com/2011/08/maagar-mohot-poll-likud-29-kadima-25.html; ma lo dice perfino "Haaretz": http://knessetjeremy.com/2011/07/27/haaretz-poll-despite-tent-protests-netanyahu-and-likud-not-losing-ground/.
Il fatto è che gli imbecilli, quando sono anche truffatori, spesso si ingannano da soli, credono alle loro stesse bugie. Sicché la sinistra filopalestinese, anche quella ebraica, crede davvero che Israele sia "lo stato dell'apartheid", "una democrazia inesistente" o almeno "in crisi gravissima" ecc. ecc.. Be', anche da questa storia si vede che non è affatto così. Israele è una democrazia solida, tollerante, aperta, anche se deve difendersi da nemici implacabili e sanguinosi. La protesta sociale è accettata, come l'opposizione politica: elementi considerati normali e positivi per il funzionamento della società. A Gerusalemme e altrove manifestano continuamente indisturbati e garantiti i filopalestinesi, figuratevi se non possono farlo quelli che chiedono case più economiche e salari più alti. Israele non è la Siria, né la Tunisia, né l'Egitto né l'Autorità Palestinese; e neanche stati della regione un po' più civili come il Marocco o la Giordania. Non c'è rapporto fra proteste sociali israeliani e "primavera araba", per la semplice ragione che in Israele non c'è dittatura né repressione del dissenso. Il modo in cui sono state gestite le proteste e soprattutto il modo in cui le proteste si sono finora attenute ai limiti della democrazia e della convivenza civile è certamente migliore di quel che è accaduto in Inghilterra o in Spagna. E' importante dire queste cose, e ripeterle, anche se sono ovvie per chi conosce anche solo un po' lo stato ebraico, perché il tentativo di delegittimare e di demonizzare Israele passa anche di qui.