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Il Foglio Rassegna Stampa
06.09.2011 L'Iran ora è un Paese nucleare, grazie anche all'aiuto della Russia
I dubbi dell'Aiea sono arrivati troppo tardi

Testata: Il Foglio
Data: 06 settembre 2011
Pagina: 3
Autore: Redazione del Foglio
Titolo: «E poi l’Iran diventò nucleare»

Riportiamo dal FOGLIO di oggi, 06/09/2011, a pag. 3, l'editoriale dal titolo "E poi l’Iran diventò nucleare".


La centrale di Bushehr, Mahmoud Ahmadinejad

Erano le ventitré e ventinove, ora locale, della notte tra il 3 e il 4 settembre quando la centrale nucleare iraniana di Bushehr è stata collegata alla rete elettrica, per la prima volta dopo i tanti annunci che già nel 2009 davano l’impianto perfettamente funzionante. Bushehr è da sempre il fulcro della corsa all’atomica della Repubblica islamica d’Iran: nasce come una centrale elettrica e ha velleità nucleari, grazie al sostegno – altalenante, metodicamente altalenante – fornito dalla Russia, che ha scelto questo impianto affacciato sul Golfo Persico per mostrare al mondo che senza Mosca nessuna questione può essere risolta. La Russia gestisce il combustibile e l’uranio arricchito che permettono alle centrifughe di funzionare: nell’agosto dell’anno scorso i tecnici iraniani e russi festeggiarono l’apertura ufficiale della centrale, con il combustibile nei reattori che ha iniziato a scorrere da ottobre, fin quando a febbraio i russi hanno deciso uno stop temporaneo per effettuare alcuni controlli. Poi è arrivato Stuxnet, il virus che ha infettato il sistema di controllo dell’arricchimento dell’uranio nella centrale (avrebbe colpito anche altri siti nucleari) rallentando il perfezionamento dell’impianto. Mentre i misteri sulle sorti degli ingegneri che lavorano alla nuclearizzazione dell’Iran sono diventati materia classica da spy story; mentre si moltiplicavano i paper che spiegavano quanto Stuxnet avesse azzoppato la corsa all’atomica, le sorti di Bushehr sono diventate strettamente correlate allo stato delle relazioni tra la Russia e Teheran e tra la Russia e il resto del mondo. Le sanzioni economiche in vigore e la crisi di leadership a Teheran nella lotta tra il presidente Ahmadinejad e gli ayatollah hanno fatto pensare che il nucleare iraniano restasse sì un problema serio, ma un po’ meno prioritario (Israele è naturalmente l’unico paese a non aver mai fatto questo pensiero). Il tempo gioca a favore di Teheran, così come la crisi economica e i tanti fronti di guerra aperti fanno diminuire le possibilità di intervento unitario contro il programma nucleare. All’ombra della primavera araba, c’è chi fa i conti con un Iran già nuclearizzato. Ma anche quei conti non tornano.

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