Prodi smascherato da WikiLeaks
di Piera Prister
Piera Prister
Eccolo là Romano Prodi, bello che smascherato da WikiLeaks.
Come anche eccoli là i governi europei, tutti pronti a giustificarsi e a distanziarsi da Romano Prodi, com' è uscita la notizia delle telefonate che lo stesso scambiava con Hamas. Quello che i documenti di WikiLeaks rivelano di Prodi e delle sue discutibili propensioni, non e’ una sorpresa: non è una sorpresa per gli Italiani, e non lo dovrebbe essere tantomeno, nemmeno per gli Europei. E’ la riprova piuttosto che l’Europa diventa sempre più Eurabia.
Ora i governi europei si dicono “scioccati” dalle telefonate tra Prodi e Hamas che è , con Hezbollah, il lungo braccio armato dell’Iran. Ipocriti! Quando Prodi è stato eletto presidente della Commissone Europea, i suoi “grandi” elettori non potevano non saperlo. Eppure lo hanno eletto. Non sapevano forse, neanche del viaggio di Prodi a Teheran per caldeggiare l’entrata dell’Iran -che sempre minaccia Israele di distruzione- nel Consiglio di sicurezza dell’ONU, progetto fortunatamente fallito!? Come anche non conoscevano il suo background politico in Italia?
Romano Prodi aveva avuto una strepitosa ascesa politica in Italia, subito dopo l’assassinio di Moro: da presidente dell’IRI, a ministro dell’Industria nel governo Andreotti, fino a Primo Ministro. Un cursus honorum impensabile, malgrado il suo ambiguo coinvolgimento nell’assassinio Moro da parte delle Brigate Rosse e malgrado fosse ovviamente non credibile, amante com’era delle sedute spiritiche e del gioco dei piattini miracolosamente mobili che, dotati di “motu proprio”, gli avrebbero suggerito il nome di Gradoli, come luogo di detenzione di Moro. Quando invece doveva essere subito indiziato ed inquisito da un tribunale sulla sua reticenza su Gradoli, che non era un borgo medievale di Viterbo, ma la via Gradoli di Roma dove le Brigate Rosse tenevano prigioniero il primo ministro Moro. Come Prodi facesse a sapere di Gradoli, poi, non era un mistero, era solo il segreto di Pulcinella. Forse qualche brigatista rosso, qualche compagno assassino doveva averglielo soffiato nell’orecchio quel nome, uno dei tanti, di cui pullulava Bologna in quegli anni, magari a tavola tra una piadina e un bicchiere di Lambrusco, o di fronte alla libreria Feltrinelli, all’ombra delle due torri, Asinelli e Garisenda. Altro che sedute spiritiche!
Della duplice intesa -nella storia d’Europa e d’Italia , “intesa” e’ un termine ricorrente- tra i governi cattocomunisti e le canaglie palestinesi assassine, gia’ si sapeva negli anni settanta ed ottanta, ai tempi della Prima Repubblica, insanguinata dalle tante stragi coperte dal segreto di stato, e la stessa intesa e’ poi continuata con il governo Prodi-D’Alema anche nella Seconda Repubblica. E’ ormai documentato, nessuno puo’ negarlo. Eppoi non era lo “statista” D’Alema, ministro degli Esteri del governo Prodi, teorico dell’equidistanza, ritratto invece con al collo la kefiah accanto al monsignore bombarolo filopalestinese di nome Hilarion Capucci; o in allegra brigata a Beirut, sottobraccio a quel necrofilo barattiere e antisemita di Nasrallah!?
Ma non è finita, rieccolo Romano Prodi, da settimane di nuovo sulla scena politica, a sponsorizzare l’autoproclamazione unilaterale di uno stato palestinese, antisemita e terrorista, di cui Hamas sarà parte integrante e che L’ONU si accinge a votare a maggioranza, prossimamente il 20 settembre al Palazzo di Vetro a New York.