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Ugo Volli
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La prefigurazione del genocidio con altri mezzi 31/08/2011

La prefigurazione del genocidio con altri mezzi



Allora, ricapitoliamo il programma di settembre. L'Autorità Palestinese si rivolgerà all'Onu per ottenere il riconoscimento della sua indipendenza senza il consenso israeliano (http://it.reuters.com/article/topNews/idITMIE77F0ME20110816), anche se il trattato di Oslo obbliga le parti a procedere per trattativa, senza soluzioni unilaterali. Per avere maggior forza nelle trattative il suo presidente Mahmoud Abbas ha convocato un ciclo di manifestazioni di piazza, il cui rischio è evidente (http://ph.news.yahoo.com/mahmoud-abbas-appelle-palestiniens-%C3%A0-descendre-rue-demander-165926400.html). Lo stesso Abbas ha proclamato mille volte che non intende riconoscere Israele come stato ebraico (http://www.ynetnews.com/articles/0,7340,L-4114446,00.html), continua a finanziare i terroristi in carcere (http://www.israelhayom.com/site/newsletter_article.php?id=846) e ad esaltarli in tutte le occasioni. Il territorio che l'AP pretende come suo è controllato da Israele e quindi il riconoscimento non potrà che essere senza effetto sul terreno, oltreché bloccato  dal veto americano al Consiglio di sicurezza dell'Onu, e quindi privo di valore legale, dato che lo Statuto dell'Onu prevede che senza la raccomandazione del consiglio di sicurezza non ci possano essere ammissioni o riconoscimenti dell'Onu. E' chiaro che il risultato di questa azione non potrà essere altro che un ciclo di disordini e di nuovo terrorismo, più o meno accentuato a seconda della disponibilità degli arabi palestinesi (che al momento non sembrano molto entusiasti di ricominciare la guerriglia urbana).

E allora perché lo fanno? Lo ha detto con buona chiarezza Ahmadinejad, che almeno non ha peli sulla lingua: "Il riconoscimento del governo indipendente palestinese (da parte delle Nazioni Unite) non è l'obiettivo finale, è il primo passo verso la liberazione di tutta la Palestina", ha dichiarato in occasione della Giornata mondiale di ghods, Gerusalemme, organizzata tutti gli anni da Teheran a sostegno della causa palestinese. Il regime sionista è un focolaio di microbi e di cellule cancerose, se perdura non sarà solo su un piccolo lotto della terra della Palestina, si svilupperà e infliggerà colpi a tutti".

Ma non è la "follia" isolata del presidente iraniano (anche Hitler era matto, no?). I palestinesi la pensano alla stessa maniera, anche se stanno attenti a dirlo solo in arabo e non in inglese. Guardate questo video, è un brano di un documentario dell'Autorità Palestinese, trasmesso sulla televisione dell'Autorità Palestinese, che riguarda i progetti urbanistici dell'Autorità Palestinese (scusate se insisto, ma è importante dire che sono loro, i "buoni", i "moderati", non solo Hamas o Hezbollah). "Quando gli Israelianoi spariranno dal quadro, come un capitolo dimenticato nella storia della nostra città", il quartiere del Kotel (quello che gli occidentali chiamano Muro del pianto, il punto dove si concentra la religiosità ebraica), tornerà ad essere un quartiere musulmano", com'è sempre stato, per gli storici sopraffini dell'accademia palestinese (http://palwatch.org/main.aspx?fi=157&doc_id=5490).

Lo dicono così, senza neppure insistere tanto. La loro convinzione di fondo è genocida: non hanno la minima intenzione di convivere con uno stato ebraico e neppure con gli ebrei come persone. Clausewitz diceva due anni fa che la guerra è la prosecuzione della politica con altri mezzi; per i palestinesi è la politica (l'appello all'Onu ecc.) a essere la prefigurazione del genocidio con altri mezzi.

Ugo Volli 


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