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Ugo Volli
Cartoline
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L'impresa 30/08/2011

L'impresa


Ahmad al-Shahat


Cari amici,
volete una casa nuova? avete per caso bisogno di un lavoro? Certo, sono bisogni diffusi. Oppure vi fa gola una bella decorazione, una stella, un distintivo? E chi non desidera essere cavaliere – anche se magari non proprio di Gran Croce al merito? L'ordine della giarrettiera – honni soit qui mal y pense – è molto più attraente. O invece volete diventare immensamente popolari, ben al di là dei vostri meriti? Eh già, quel "quarto d'ora di celebrità" che Andy Warhol diceva che tutti avrebbero avuto – perché voi no?

Bravi bravi, bene bene. Ma scommetto che non sapete come fare. Siete un po' scoraggiati, temo. Non ci provate più. Ma io sono qui per aiutarvi. Ho una soluzione. Vi assicuro che funziona. Ha funzionato. E perché non per voi? C'è un piccolo problema morale, perché è un furto, ma innocuo, innocente. Anzi, politicamente correttissimo. Ecco, dovreste fare come Ahmad al-Shahat. Fate come lui e sarete certamente soddisfatti. Spero mi siate un po' grati del buon consiglio. Come? Non lo conoscete? Ma se è famosissimo! Non ditemi per favore quell'Ahamad d'Egitto! Proprio dell'Egitto si tratta, infatti. Fate uno sforzo: quel pittore  - ecco forse piuttosto imbianchino, insomma non l'ha invitato neanche Sgarbi alla Biennale, che prende proprio tutti. Dunque, quel pittore o imbianchino... molto agile, anche un po' coraggioso... ha anche un soprannome, lo chiamano flagman...

Ecco, ci siete. E' il tizio che si è arrampicato fino alla sede dell'ambasciata israeliana al Cairo, che è in alto su un grande edificio, ha rubato la bandiera esposta sul balcone e l'ha data da bruciare alla folla plaudente. La polizia naturalmente c'era, davanti all'ambasciata, ma non gliel'ha impedito. Bel gesto, eh? Pacifico, rispettoso, ricco di moralità. Bene, questo Ahmad al-Shahat è diventato famosissimo in Egitto e in tutto il mondo arabo e il governatore di Sharqiya, brava persona che non si cura molto delle regole internazionali come l'inviolabilità delle sedi diplomatiche – ammettete, è vecchiume, che senso ha di fronte alla volontà del popolo, o comunque di una banda di scalmanati? – gli ha regalato una casa, gli ha trovato un impiego e gli ha anche concesso un'onorificenza. (http://www.israelhayom.com/site/newsletter_article.php?id=859) Il lieto fine di una grande impresa. Un esempio.

Dunque ora tocca a voi. Provate a vedere se vi riesce a rubare la bandiera cinese dall'ambasciata a Roma, oppure quella siriana. Sono stati che se lo meritano, no? Ma anche il Sudan, il Pakistan, la Birmania... Provate e vedrete se vi danno una casa e un impiego o un paio d'anni di galera - che comunque sono una residenza e un'occupazione anche quelli, no? Potete scrivere sul biglietto da visita: Tizio C. Sempronio, carcerato, casa correzionale di Regina Coeli, con indirizzo e numero di telefono del direttore. Senza dubbio a un flagman passerà le chiamate senza fare storie. Ma, mi raccomando, ai carabinieri non dite che ve l'ho suggerito io, è solo un'idea, come dire, astratta, sperimentale.

Non vi va la prigione? Dite che si mangia male? Capisco. Allora vi resta una sola possibilità. Dovete andare anche voi nel mondo arabo. Lì sì, con la primavera che corre ancora a fine agosto, a rubare bandiere (rigorosamente solo israeliane, mi raccomando), non si rischia nulla. E' che sono più civili, loro, più liberi e pacifici. Accomodatevi.

Ugo Volli


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